«Il Ministro e la "Sartina" (come la chiamano)»: l'editoriale di Silvia Grilli

Sarebbe un errore liquidare come gossip, corna familiari o solito scandaletto della politica il caso dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia, sua ex affettuosa amica e mancata consigliera per i Grandi Eventi a titolo gratuito.
È, al contrario, una brutta storia che rivela il sessismo e l’abuso di potere che vengono visti, purtroppo, come cose normali in questo Paese.
I fatti li sapete, perché per settimane hanno preso il sopravvento su qualsiasi altra notizia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha costretto Sangiuliano a dimettersi, visto che si faceva accompagnare al ministero e in missione dalla sua amica, promettendole un incarico.
Le foto delle visite ufficiali di Sangiuliano con accanto la sua promessa consigliera erano state postate tutte da Boccia sui social. E, quando alla fine il ministro si è rimangiato la nomina e l’incarico non è arrivato, lei lo ha inchiodato rivelando anche audio e filmati registrati.
Il dopo è uno spettacolo tristissimo che ha scatenato uno dopo l’altro tutti i pregiudizi sulle donne e rafforzato la convinzione che i maschi cadano facilmente vittime di messaline tentatrici, astute e ambiziose che avviluppano nella loro trappola sventurati innocenti abbacinati dalla loro avvenenza.
Uomini trascurati dalle mogli che si consolano come possono. Tutto come da copione, tutto come al solito. Perché le femmine, tramanda il maschilismo italico, fanno carriera passando dal letto dei maschi di potere.
La misoginia di questi pregiudizi non è stata certo dissipata dalle dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che si è premurata di specificare che non tutte le donne sono come Boccia. Lei, Giorgia Meloni, per esempio non lo è: «La mia idea di come una donna debba guadagnare il suo posto nella società è diametralmente opposta a quella di questa persona», ha detto la premier. Brutta mossa, che ribadisce ancora una volta la distinzione tra sante e malefemmine, l’eterno modo con cui si guardano le donne in questo Paese.
D’altronde com’è stata definita Maria Rosaria Boccia in questi giorni? “Accompagnatrice, sartina, consolatrice, badante”, così l’hanno chiamata, mentre l’avvocata del suo ex marito ha rimpolpato l’immaginario della “mantide”. Ha infatti commentato che, dopo avere bistrattato il coniuge, «la signora Boccia ha fatto un’altra vittima».
La signora in questione era solo una persona ambiziosa come tante. Sapete qual è invece il problema? Che in Italia non c’è mai stato il Me Too, con squadroni di donne a denunciare gli abusi di potere di uomini al comando che garantiscono lavori in cambio di favori sessual/ sentimentali. Da noi si sono scambiate le attrici che avevano accusato produttori e registi di molestie per profittatrici che si sono volute fare pubblicità tardivamente, dopo aver fatto carriera abbassando le mutande.
In questo Paese non si è ancora capito che il problema non sono le attrici del Me Too e non è Maria Rosaria Boccia. Il problema è un produttore che abusa del suo potere o un ministro che dall’alto del suo scranno ottiene favori intimi in cambio di un lavoro.
La figura istituzionale non era Boccia, era Sangiuliano, che credeva di poter approfittare di una donna, poi sbarazzarsene senza conseguenze. Poiché in Italia ha sempre funzionato così, deve essergli sembrato normale. Lo dimostrano le frasi che Sangiuliano avrebbe detto alla sua collaboratrice: «Io sono il ministro, sono un uomo, crederanno a me».
E invece no. Stavolta è andata diversamente. C’è stata una donna, la signora Boccia, che con gli occhiali da sole ha registrato tutto. E c’è stata un’altra donna, presidente del Consiglio, che ha silurato un ministro che utilizzava il suo potere per fare altro.
Qualcosa sta cambiando, ma io mi sono fatta una domanda dall’inizio di questa storia. Perché mai Boccia avrebbe dovuto lavorare come consigliera del ministero a titolo gratuito? A un uomo l’avrebbero mai proposto? Non credo. Da una donna ci si aspetta compiacenza amorosa, poi la si fa pure lavorare gratis?
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