«Il corpo mutante di un adolescente»: l'editoriale di Silvia Grilli

Mia figlia Anna ha frequentato la sua prima lezione di educazione sessuale a scuola. Tema: i cambiamenti della pubertà. Ha 11 anni, mi ha telefonato dall’autobus e mi ha detto: «Mamma, è quello che mi avevi già spiegato».
Rideva per l’imbarazzo perché comunque, nonostante lo sapesse già, è un argomento che le crea disagio per l’enormità di ciò che rappresenta: il suo corpo che cambia, l’inizio di un viaggio che la spaventa perché non sa dove porterà, lo sconcerto per la transizione verso l’età adulta.
Mia figlia e le ragazzine della sua età mi fanno un’immensa tenerezza quando osservo il loro sbigottimento per i primi peli, per il loro stesso odore che cambia, per il seno che si sta sviluppando. Hanno paura dei fianchi che si allargheranno, dei brufoli che potrebbero spuntare, dei probabili crampi delle mestruazioni, sono terrorizzate dall’idea dei tamponi.
Ho spiegato che non c’è niente di sbagliato nei cambiamenti, e comunque ci sarò sempre io accanto a sostenerla. In realtà so bene che non sarà così: arriverà il momento in cui chiuderà la porta della sua stanza per non farmi più entrare.
Confusa, perlustrerà i cambiamenti del suo corpo, come ho fatto io e abbiamo fatto tutti. Con l’adolescenza non arriva solo un enorme mutamento fisico, ma anche una nuova presa di coscienza di come veniamo osservati.
Un adolescente è un mutante che assiste a un avvenimento eccezionale: la fine delle sue fattezze infantili e la necessità di fare suo un corpo nuovo, imprevisto, incontrollabile, spesso non conforme a quello che sognava per sé. Arriveranno le critiche degli altri per come sei fatto, la ferocia che ti entra dentro e ti esplode come una bomba; il confronto con le sembianze reali o virtuali dei coetanei. È questo il momento di comunicare il rispetto gli uni per gli altri.
Quando parliamo di inclusione di ogni diversità cominciamo da qui per la salvaguardia dei ragazzi, la protezione dei nostri germogli in un periodo come questo dove può fare male l’ideale di un corpo irraggiungibile così lontano dal tuo.
In tutto il mondo si è aperto un dibattito sui rischi dei social media. Negli Stati Uniti i maggiori responsabili della salute pubblica hanno diffuso una guida per le famiglie con raccomandazioni che potrebbero sembrare banali, ma non lo sono. Per esempio mantenere il rito e l’orario dei pasti insieme, liberando quel tempo prezioso da cellulari e iPad per rafforzare i legami emotivi e parlarsi. Viene chiesto alle aziende hi-tech di approvare misure per la salvaguardia della salute mentale dei più giovani e di restringere l’età dell’accesso.
Da un lato la comunicazione online può aiutare i ragazzi a creare una rete per connettersi gli uni agli altri. Dall’altro in un’età dove l’identità e il senso del proprio corpo sono in formazione, i modelli di bellezza prevalenti possono creare gravi danni all’autostima.
Guardo la mia bambina crescere e so che avrà molto bisogno di me nell’adolescenza. Con dolore immagino anche che farà di tutto per allontanarsi da me e capire chi è. So che dovrò saperla ascoltare anche quando, alle prese con il mistero di se stessa, non riuscirà più a parlarmi.
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