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«Il corpo delle mogli»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Il corpo delle mogli»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 4 Settembre 2025
Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

In questi giorni in cui si parla tanto dei siti internet di scambisti virtuali, ho provato a immedesimarmi nelle vittime. Donne che scoprono che quelle foto, dove si erano mostrate con ingenuità e fiducia, sono state postate dai mariti su pagine web e date in pasto a branchi digitali di maschi per essere commentate e degradate con ogni genere di sconcezza.

Penso al giorno in cui queste donne si erano sposate, promettendo e ricevendo assicurazioni di amore e di rispetto. Immagino con il tempo desideri sessuali affievoliti, che il marito, solo lui, riaccende postando foto di lei senza chiederle consenso.

Nella piazza patriarcale virtuale, se sua moglie piace agli altri, perché non dovrebbe piacere ancora a lui? Stupriamola digitalmente tutti assieme.

Immagino lo smarrimento delle vittime, quando scoprono di essere diventate pezzi di carne da macelleria. Che cosa si può provare davanti all’inganno di essere depredate di se stesse per finire in un catalogo online di guardoni brutali? Quanto male fa il tradimento della fiducia di coppia e del legame affettivo?

Mi domando se questi maschi si siano sentiti in colpa per aver gettato le mogli in discariche di sessismo virtuale esibendole a platee armate di disprezzo. Oppure se si siano autoassolti declassando lo stupro digitale a goliardata: siamo noi le pazze, le fuori di testa che reagiamo in modo esagerato. È solo un gioco, che cosa sarà mai, non ci si può neppure divertire?

No, non è solo un gioco. Gli uomini che si scambiano sui siti le foto dei corpi di mogli ignare si stanno vendicando. Le loro non sono le perversioni di maschi ossessionati dal sesso. Stanno riprendendo il potere. È la rivincita sulla perdita del proprio dominio sulle donne.

Da millenni siamo beni di proprietà. Il sistema sociale è stato progettato per questo. È un diritto maschile ricevere sesso, cura, lavoro gratuito, sentimenti, figli.

«È mia moglie», mi ha urlato per strada l'uomo che ho visto spintonare e malmenare una donna a Milano. Come a dire: è mia, del suo corpo faccio quello che voglio.

I tempi sono cambiati? Non funziona più così? Il patriarcato sta morendo? Non direi. Sì, ci siamo emancipate, abbiamo ottenuto posizioni di rilievo, magari guadagniamo anche più di loro, ma la rivolta maschilista nei confronti di chi tra noi si libera è in corso.

Così, nei siti, gli scambisti provano piacere nel dileggiare, commentare oscenamente. Ristabiliscono ciò che è loro dovuto. Riportano l’ordine a come era stato progettato: la degradazione delle donne a oggetto di consumo. In casa come nella vita pubblica.

Abbiamo una Presidente del Consiglio e una leader del partito d’opposizione donne? Sono state esibite anche loro online, denigrandole e offendendole, assieme a molte protagoniste della politica, del giornalismo, dello spettacolo. Sono state rimesse al loro posto subalterno nelle gerarchie storicamente stabilite, ripristinando il patto patriarcale tra maschi.

Il marito di Gisèle Pelicot l’ha drogata per più di 10 anni per offrirne il corpo inerme a chiunque si prenotasse su internet. Cinquanta uomini, lui compreso, sono stati condannati.

In tribunale lei gli ha domandato: «Come hai potuto tradirmi così?». Ma lui magari non credeva neppure di tradirla. Se una moglie è un oggetto di proprietà, non è tradimento abusare del suo corpo, e non si capisce neppure perché si dovrebbe chiederle il consenso.

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