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«Ha 24 anni e non è fidanzata»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Ha 24 anni e non è fidanzata»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 11 Gennaio 2024
Silvia Grilli editoriale
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Se n’è andata Giulia De Marco, una delle "magnifiche otto", come vennero chiamate le prime otto donne italiane che entrarono in magistratura. Indossò la toga nel 1965, due anni dopo la legge che sanciva la parità dei sessi nelle professioni. A 24 anni, Giulia è stata la prima ragazza calabrese a iniziare la carriera da magistrata. Da grande diventò presidente del Tribunale dei Minori di Torino.

Quella giudice era la mamma di un mio caro amico. Mentre cercava una foto della madre dopo la sua morte, il mio amico ha trovato l’articolo ingiallito di un quotidiano calabrese di quegli anni. Nel titolo c’è scritto: "La signorina De Marco ha 24 anni e non è fidanzata". Nel testo l’articolista si sofferma molto sull’argomento: "Eppure la signorina De Marco non ritiene che la carriera intrapresa possa essere un ostacolo per le sue legittime aspirazioni matrimoniali", scrive. Poi approfondisce: "Per il resto la signorina non crede che la sua presenza possa costituire un elemento perturbatore". Alla domanda diretta, infatti, Giulia aveva risposto: «Da parte mia farò tutto il possibile affinché la mia presenza non sia considerata in modo diverso da quello dei miei colleghi maschi».

"La signorina De Marco" era una pioniera e certamente non si stupiva di osservazioni che in quegli anni erano pensieri automatici nella testa di chiunque. Una donna magistrata era una creatura strana, una disturbatrice dell’ordine sociale, chi l’avrebbe mai "presa in moglie"? Avrebbe potuto accontentarsi, trovare un lavoro meno ambizioso, meno da maschi. Per il suo ardire era quasi certamente destinata a rimanere "zitella".

Sono passati 60 anni e molta strada è stata fatta. Indubbiamente con una velocità impensabile per i secoli precedenti, eppure... Eppure l’Italia è ultima in Europa per occupazione femminile. Da noi lavora solo una donna su due e guadagna meno dei suoi colleghi maschi. Ci sfiniamo per conciliare lavoro e famiglia, la frustrazione è alta e ci chiediamo se ne valga la pena. Spesso rinunciamo a un’occupazione fuori casa perché, soprattutto per chi di noi ha stipendi medio-bassi, quando arriva un figlio la strada percorribile è una sola: dimettersi.

Ancora oggi ci stupiamo, festeggiamo e scriviamo articoli pieni di estatica ammirazione quando una donna conquista una posizione importante, perché sono casi che continuano a essere l’eccezione, non la regola. Ma anche se siamo dirigenti guadagniamo il 13 per cento in meno dei maschi di pari livello e ci sobbarchiamo il 70 per cento del lavoro domestico. E quando invece lei guadagna bene e ha una posizione importante, come in quell’articolo del secolo scorso in molti si chiedono se "riuscirà" a sposarsi oppure a tenersi un marito.

Ancora oggi dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, ma dietro una grande donna non c’è nessun uomo perché pochissimi maschi riescono a stare un passo dietro la loro compagna senza andare fuori di testa. Perciò, grazie Giulia De Marco per quello che ci hai insegnato, per averci aperto la strada, per aver lavorato in casa e fuori casa, per aver avuto un marito, due figli. Sappiamo quanto tu sia stata "magnifica", sappiamo meno quanto per te sia stato sfinente. Grazie a tutte le donne come lei, ma grazie anche a quelle meno illustri, quelle come Delia nel meraviglioso film di Paola Cortellesi C’è ancora domani. Grazie a tutte quelle a cui veniva fatto credere di essere delle nullità per mantenere l’ordine sociale patriarcale, invece di riconoscere loro quanto fossero grandi.

Questo è il mio primo editoriale del 2024. "Femminicidio" è stata la parola chiave del 2023 secondo l’enciclopedia Treccani. Hanno ucciso una dopo l’altra tutte quelle che volevano essere libere. Come Giulia Cecchettin, colpevole di laurearsi prima del suo ex fidanzato. Qualcuno ha detto che se Giulia fosse vissuta in un altro secolo probabilmente sarebbe infelice, ma viva: non si sarebbe laureata e avrebbe sposato il fidanzato che non amava, perché in un altro secolo funzionava così. Ti accontentavi. Non lo so, ma so che ancora non ce l’abbiamo fatta e in fondo ci riconosciamo ancora in quella "magnifica" magistrata di 24 anni guardata con sospetto perché "perturbatrice" dello status quo.

© Riproduzione riservata

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