di Enrica Brocardo
Giorgio Gori parla di sintonia sentimentale per descrivere il suo legame con Bergamo, la città di cui è sindaco dal 2014 e in cui è nato. «Sono stati mesi di grande sconforto. Ho perso amici e sono stato in apprensione per parenti che, per fortuna, sono guariti». Bergamo, sempre parole sue, «è stata la città più colpita al mondo». Con 670 morti in più di quelli registrati nello stesso periodo negli anni precedenti. «Sto pensando a un omaggio collettivo a coloro ai quali non abbiamo potuto rivolgere un ultimo saluto». Intanto, guarda anche al futuro: «Man mano che si abbassa l’emergenza sanitaria, emerge quella sociale ed economica».
Come pensate di rimettervi in piedi?
«Facendo leva sulla laboriosità dei miei concittadini e chiamando a raccolta tutte le energie possibili. Abbiamo creato un fondo per sostenere i settori più fragili, in collaborazione con Intesa Sanpaolo».
Il programma Rinascimento.
«Esatto. Il Comune ha già ampliato gli investimenti sui servizi sociali, a favore delle famiglie in condizioni di povertà. E, poi, c’è il sostegno alle microimprese. Abbiamo azzerato la tassa sui rifiuti per il periodo di chiusura, sospesa, per il 2020, quella per l’occupazione del suolo pubblico ed eliminato la tassa di soggiorno».
Pensa che sia sufficiente?
«No. Infatti, la parte più consistente del programma è un’altra: 30 milioni di euro, tra finanziamenti a fondo perduto - 10 milioni- e prestiti a impatto - altri 15 - per le microimprese, più 5 milioni per promuovere la mobilità sostenibile. Dobbiamo invogliare le persone a muoversi a piedi o in bicicletta, con piste ciclabili e servizi di noleggio per monopattini. Stiamo organizzando anche consegne a domicilio per chi fa acquisti in città senza auto».
Che cosa sono i prestiti a impatto?
«Lo 0,4 per cento, che è il tasso di interesse per la restituzione del 60 per cento della somma a 10 anni, può ridursi fino a zero qualora la città raggiunga determinati obiettivi, per esempio, ridurre la chiusure dei negozi al 10 per cento. Inoltre, tutti i prestiti dovranno essere utilizzati per progetti che vanno dalla riorganizzazione degli spazi, all’avvio di servizi e attività nuove. L’obiettivo è stimolare a fare un passo avanti».
Bergamo e Brescia si sono candidate come Capitale della cultura 2023.
«In collaborazione con UBI Banca. La crisi ha mandato all’aria i bilanci di fondazioni teatrali, pinacoteche, musei. Abbiamo bisogno di puntare sulla cultura, per i nostri cittadini e per rilanciare il turismo».
Si sta parlando molto delle conseguenze della crisi sulle donne e i bambini. Avete pensato anche a questo?
«Sono d’accordo con chi critica il ritardo con cui si è pensato alla scuola. A settembre pensiamo di coinvolgere enti, fondazioni, polisportive per utilizzare il tempo che non verrà trascorso a scuola in attività motorie e programmi di approfondimento di materie come la storia, la scienze, la musica».
Abbiamo davanti agli occhi i camion militari che trasportano le bare fuori città e la chiesa del cimitero finalmente vuota. Quale potrebbe essere l’immagine della rinascita?
«Nel 2016 avevamo organizzato un evento per promuovere la candidatura delle mura di Bergamo a patrimonio Unesco: una catena umana di migliaia di cittadini che abbracciano le mura. Quando sarà possibile, mi piacerebbe farlo di nuovo».
Articolo pubblicato sul numero 24 di GRAZIA (28 maggio 2020)
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