Quando indossò per la prima volta il costume e i calzari da Wonder Woman l’attrice Gal Gadot era poco più di una modella decisa a sfondare nel mondo del cinema.
Il film fu un successo, incassò 822 milioni di dollari e si guadagnò il diritto a un sequel. Tre anni più tardi Gal ha il doppio ruolo di attrice e produttrice di Wonder Woman 1984: la pellicola è uscita in streaming a Natale negli Stati Uniti e doveva inaugurare la riapertura delle sale italiane in questi giorni, ma è stato di nuovo bloccata a causa delle misure di contenimento della pandemia.
Dal 12 febbraio è disponibile in digitale per l’acquisto e il noleggio premium su Amazon Prime Video, Apple Tv, Sky Primafila e Infinity. La storia vede l’archeologa-eroina Diana Prince alle prese con un uomo d’affari (Pedro Pascal) che acquisisce il potere di dare alla gente tutto ciò che desidera, prendendo in cambio i talenti di ognuno.

Se la trama del film non ha convinto del tutto i critici, a Hollywood hanno capito al volo quanto Gal funzioni: presto sarà l’affascinante femme fatale Linnet Ridgeway Doyle di Assassinio sul Nilo, poi Hedy Lamarr, la diva-scienziata le cui invenzioni sono alla base della tecnologia del wi-fi. Netflix ha acquistato, prima ancora che venga girato, il suo film di spionaggio Heart of Stone. Poi sarà la volta di Cleopatra, la più celebre regina d’Egitto, ruolo che ha fatto finire Gal al centro di alcune polemiche in Rete: Cleopatra aveva origini greche e berbere, mentre Gal è israeliana, di origini europee.
Trentacinque anni, cresciuta in una cittadina d’Israele simile a uno dei paradisi della California, con un padre ingegnere e una madre insegnante di educazione fisica, Gal avrebbe voluto diventare avvocata. Invece la vita l’ha portata altrove, un po’ come quando da ragazza preferì lavorare in un fast food invece che fare la modella. Nel 2004 è diventata Miss Israele e, poco dopo, Hollywood l’ha scelta come sensuale esperta di armi in Fast and Furious, così la rotta è cambiata. Oggi vive fra Tel Aviv e Los Angeles con il marito, l’uomo d’affari Yaron Varsano, 46 anni, e le loro due figlie, Alma e Maya, 8 e 3.
Nel nostro collegamento Zoom è davvero bella, ma ammette di aver passato un periodo faticoso: «Le riprese di Wonder Woman sono durate otto mesi, è stato stancante, ma fare squadra fra noi sul set ha fatto la differenza. Non sa quante volte qualcuno riusciva a tornare a farmi ridere, ma solo dopo che ero scoppiata a piangere».

Che cosa rappresenta per lei questa eroina, nata 75 anni fa dalla penna dello psicologo William Moulton Marston? Voleva dare un modello alle donne, fra tanti supereroi maschili?
«Wonder Woman è ottimista, positiva, coraggiosa, rappresenta il lato migliore di noi stesse. È il perfetto esempio di come dovremmo comportarci, ricordandoci che così facendo creiamo un mondo più giusto. Non credo esista qualcuno che desideri davvero la guerra. Tutto ciò che gli esseri umani vogliono è vivere bene. Cerco di potenziare questi messaggi, con il mio lavoro».
Che viaggio compie la protagonista Diana, la superoina che non invecchia mai, dopo che l’avevamo lasciata ai tempi della Prima Guerra Mondiale?
«Lì aveva imparato a conoscere i propri poteri e la propria forza ed era diventata Wonder Woman. Ma era solo la nascita di un’eroina, mancava la parte che spiegasse chi fosse davvero. Riflettendo su quello che stava accadendo nel mondo, la regista Patty Jenkins si è chiesta che cosa avrebbe fatto dopo. Quindi nel nuovo episodio vediamo Diana più matura. È anche molto sola: ha perso tutti e non vuole farsi nuovi amici perché scoprirebbero il suo segreto, oltre al fatto che loro morirebbero e lei dovrebbe ogni volta lasciarli andare. Per questo conduce un’esistenza solitaria, con l’unico scopo di aiutare il genere umano».
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