Fine di una storia — e non è il film con Julianne Moore
Per quest’anno pensavo di avere già dato. Un mese fa ero su un’ambulanza di Positano, con mia figlia che implorava l’anestesia per chiudere un taglio alla caviglia: è stato come vivere una scena di ‘Nato il 4 luglio’.
Invece mi sbagliavo, mi è pure venuta la disidrosi. Ho delle vesciche pruriginose su mani e piedi che sono spuntate così, senza avvertirmi. Ho scoperto di preciso cos’è, su Google, quando la malattia ha manifestato i suoi effetti: nel momento in cui mi sono accorta che il mio alluce non le sarebbe bastato e voleva prendersi tutto il piede.
Prima il sinistro, poi il destro, ora pure i palmi delle mani: mi prudono da morire. Anche di notte. Ho controllato, ma la cause sono ancora sconosciute. Qualcuno dice che possa essere provocata da un’intolleranza alimentare — ma la escluderei: mangio sempre le stesse cose — altri dicono esposizioni ai metalli — forse anche il cross fit ha i suoi effetti collaterali? — oppure c’è chi dice possa essere lo stress. Del resto, quando una vera causa non esiste, lo stress è sempre tirato in ballo: è un prezzemolino. L’unica notizia certa è che la disidrosi dura dalle tre alle quattro settimane, ma io, che in materia di s***a ho sempre il massimo dei voti, ce l’ho da un mese e mezzo. Pazienza, passerà. Nel frattempo, rifletterò su ciò che ha detto la mia amica Daniela:
“Enri, deve essere senz’altro stress. Ho letto che la disidrosi può essere causata dall’ansia che colpisce chi ha la voglia di fare, di correre...”
Vedi? A cosa serve un medico, quando la Dani ha sempre la soluzione per tutto? Chissà come fa. E comunque, se è davvero lo stress il colpevole e se la causa è la voglia di fare, mi sento meglio. Ora però sarà meglio che vada a grattarmi: non resisto.
Illustrazione di Valeria Terranova
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