«Femminicidio di Stato»: l'editoriale di Silvia Grilli
Vanessa Ballan, 26 anni, incinta del secondo figlio, due mesi prima di essere uccisa aveva denunciato per stalking l'uomo che aveva lasciato dopo aver preso una sbandata. Ma il sostituto procuratore di Treviso non ha fatto niente.
Vanessa aveva querelato l’assassino assieme al fidanzato Nicola, con cui stava insieme dall’adolescenza, un ragazzo che voleva proteggere la compagna e la creatura che aspettavano. Ma l’assassino ha sfondato a martellate la porta-finestra della loro casa, picchiato ferocemente Vanessa che cercava di difendersi, poi l’ha finita con sette coltellate all’addome. In Italia, una donna che denuncia è una donna morta.
Invece di prendersela solo con la magistratura che aveva lasciato sola Vanessa, anzi Vanessa e Nicola, invece d’indignarsi solo con il procuratore capo di Treviso Marco Martani per aver affermato che il caso non sembrava urgente, molto biasimo si è rovesciato sulla vittima. Ho letto sui social frasi come: “Quindi una persona tradisce la famiglia e io dovrei piangere per lei? Magari anche no”. “Questa ragazza tutta innocente non è”. “Non è un nuovo caso Turetta, qui la responsabilità è anche della vittima. Le donne venete forse tendono a una certa leggerezza con l’apertura delle gambe”. “Così impara a darla a un kosovaro”.
Uomini e anche donne la giudicano una cattiva madre perché aveva un amante, come se un’adultera fosse una vittima su cui piangere di meno. Il tribunale della doppia morale in Italia è molto attivo. La disparità di genere è abissale anche nella sicurezza. Nel nostro Paese tutti gli uomini che tradiscono tornano a casa tranquilli, senza rischiare la morte.
Ci addoloriamo per Samira Sabzian. I boia iraniani hanno fatto salire su una sedia l’ex sposa bambina e le hanno stretto una corda attorno al collo. Hanno chiamato un parente del marito violento che lei avrebbe ucciso e gli hanno chiesto di spingere via con un calcio la pedana su cui la giovane donna si appoggiava, mentre tutto il resto della famiglia osservava l'esecuzione. In Iran il regime-mattatoio sa fare bene due cose: torturare e assassinare. Si esercitano ferocemente sulle donne.
Samira era stata costretta a sposarsi a 15 anni, il marito l’aveva sottoposta a ogni violenza, lei non ha visto altra via di uscita che ucciderlo. È stata rinchiusa 10 anni in una delle peggiori prigioni del mondo, ha accettato di non vedere i suoi figli sperando che i carnefici sarebbero stati più clementi. Che cosa racconteranno ai suoi bambini della madre? Siamo tutti d’accordo sull’orrore della teocrazia islamica, sull’apartheid di genere a cui vengono sottoposte le donne vittime delle famiglie e di autorità malvagie e corrotte.
Ma non è un delitto di Stato anche ricevere una denuncia per stalking e non fare niente? Non è cultura medievale sostenere che valga meno la morte di Vanessa rispetto a quella di Giulia Cecchettin perché Vanessa era un’adultera? Che cosa diranno al bambino di Vanessa? Certo, noi non le frustiamo e non le impicchiamo. Semplicemente le lasciamo sole e le additiamo. Quando vengono stuprate, ai processi chiediamo loro: «Trova sexy gli uomini che indossano una divisa?», quando i violentatori sono carabinieri, o «perché non ha usato i denti?», quando il presunto stupratore è il figlio di Beppe Grillo.
Un nuovo anno sta per cominciare. Ci facciamo gli auguri, esprimiamo desideri e cerchiamo di realizzare nuovi sogni. Io sono pragmatica: vorrei essere felice, perché comprende tutto. Anche non sentirmi impotente di fronte a femminicidi come quello di Vanessa e di tutte le altre nostre sorelle.
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