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«Sono un’isterica e me ne vanto»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Sono un'isterica e me ne vanto»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 28 Novembre 2024
editoriale
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Tempo fa, andai da uno specialista per curare un attacco di panico. Era uno di quei medici che la gente venera come semidei. Più o meno mi disse che il mio disturbo era provocato dal mio utero: era la classica isteria femminile. Dopo quell’unica visita, non mi vide più.

Mi colpisce un’intervista della giornalista Emanuela Audisio a Tathiana Garbin, capitana della Nazionale italiana femminile di tennis, che ha appena conquistato il titolo mondiale a squadre. Dice Garbin: «Se si investe senza pregiudizi, senza pensare che le donne siano gelose, emotivamente instabili, incapaci di fare squadra, i risultati arrivano».

Quante volte sento dire che siamo le peggiori nemiche del nostro genere? Oppure che siamo invidiose o instabili? O ancora inette a costruire relazioni lavorative con le altre? Infinite volte. E più spesso lo sento ripetere dalle donne stesse.

Del cosiddetto “luminare” che mi ha dato dell’isterica non mi stupisco. Da immemorabili anni, gli scienziati maschi (statisticamente quasi tutti, il patriarcato della medicina) hanno descritto le mestruazioni come un fenomeno invalidante che ci rende malate o fuori di testa una settimana il mese, inadatte perciò al lavoro fuori casa e alla vita pubblica.

I retaggi di questa fake news sono talmente radicati nelle persone che ancora oggi, quando una donna si arrabbia (e ne avrà certamente il motivo), si dice: «Saranno le mestruazioni».

Lo sostengono le donne stesse delle altre o di se stesse, autoscreditandosi. D’altronde la misoginia è talmente radicata anche tra noi femmine da essere padrona dei nostri cervelli.

Cresciamo nella stessa società dove vigono le stesse regole misogine e attacchiamo le altre donne perché siamo convinte che siano peggiori dei maschi, in quanto dai tempi di Eva ce lo fanno credere. Le nostre strade sono piene di nomi di eroi, i nostri libri di storia una continua esaltazione del mito dei valorosi.

Sul lavoro sento ripetere, e lo diranno certamente anche di me, che lavorare con superiori femmine è un incubo. Secondo le ricerche al riguardo, la maggioranza delle donne preferisce un capo maschio. Ho cercato di capire perché. Nelle aziende ci si aspetta che gli uomini siano determinati e ambiziosi, mentre le donne (secondo il cliché) compassionevoli e materne.

Ma poiché il lavoro fuori casa è costruito dai maschi per i maschi, le poche che infrangono il soffitto di cristallo cercano di differenziarsi per non sentirsi attribuire i difetti che s’imputano a tutte noi: emotività e debolezza. E le altre donne, allora, le odiano.

Quando gli uomini si mostrano aggressivi sul lavoro, o in conflitto con altri, nessuno si stupisce, perché è quello che ci aspettiamo da loro. Ma, quando lo facciamo noi, siamo viste come virago che hanno rinnegato le loro sorelle.

Nel momento in cui Giorgia Meloni è diventata premier, molte hanno commentato che non era una vera donna, ma un maschio travestito. E d’altro canto Meloni, inserita in un sistema di potere maschile, ha deciso di farsi chiamare “il” presidente del Consiglio per dimostrare più piglio.

Mai una volta che senta dire che «gli uomini sono i peggiori nemici degli altri uomini». Nonostante i maschi si ammazzino continuamente tra di loro (mentre di donne che si ammazzano tra loro ne vedo poche) tutti sostengono che gli uomini sappiano fare squadra, mentre noi no.

Svegliamoci. Questi pregiudizi sono come le esaltazioni degli eroi dell’epica: un modo per tramandare il controllo, con i maschi leader e le femmine sotto, in perenne lotta tra di loro.

Credetemi, le “schiave preferite” (come io chiamo quelle che si accodano alla visione maschile per ottenere la benevolenza di partner, colleghi, amici) sempre diranno «che le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne». Otterranno dal marito una pacca sulla spalla, poi torneranno a lavare i piatti.

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