È mio marito
Sono rimasta colpita da Stefania Ciasullo, la mamma di Matteo, il neonato di due settimane che il padre ha portato con sé nella sua fuga fino in Spagna.
Sono rimasta colpita da Stefania Ciasullo, la mamma di Matteo, il neonato di due settimane che il padre ha portato con sé nella sua fuga fino in Spagna.
Mi ha colpito il suo atteggiamento solido, il perdono senza tentennamenti dell’uomo a cui è legata da 12 anni e mezzo. «È mio marito, non l’avrei sposato e non avrei fatto un figlio se non l’amassi e non sapessi che è una persona buona. Purtroppo non era in lui, ha solo bisogno di essere aiutato».
Sono sincera: seguendo la storia dell’uomo in auto con il piccolo da Orbassano al sud-est della Spagna, temevo per la sorte del bambino.
Stefania, rocciosa nella difesa del suo nido, era di una calma olimpica, ha continuato a tenere tutto sotto controllo, non ha mai vacillato, ha ridimensionato quella fuga rocambolesca, riportato alla dimensione della normalità anche i disturbi psichici del suo compagno.
Ho sentito commenti cinici: che è l’emblema della crocerossina che ama troppo, che è la classica donna accudente che si prende carico dei problemi di tutti e li sopporta con la resistenza tipica delle donne.
Io credo che per capirla basti ascoltare le tre parole semplici che ha ripetuto davanti ai microfoni: «È mio marito». Cioè è la persona con cui ha deciso di vivere, perché simpatica, intelligente, di cuore, e con cui ha deciso di fare un figlio. Tutta questa normalità merita di essere difesa. Con artigli dolci.
© Riproduzione riservata
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