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«Dedicato ai giudici che ignorano lo stalking»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Dedicato ai giudici che ignorano lo stalking»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 12 Dicembre 2024
Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Siamo noi donne che non capiamo nulla della legge? O forse è la legge a non capire nulla di noi? Gli avvocati veneziani accusano Elena Cecchettin di essersi intromessa, senza sapere niente di diritto, nella condanna all’assassino di sua sorella Giulia.

Come noto, poiché l’ergastolo per Filippo Turetta ha escluso le aggravanti della crudeltà e degli atti persecutori, Elena aveva scritto: “Il non riconoscimento dello stalking (non parlo nemmeno dell’altra aggravante, la crudeltà, perché si commenta da sola la situazione) è l’ennesima conferma che alle istituzioni non importa nulla delle donne. Sei vittima solo se sei morta”.

Agli uomini (speriamo non anche alle donne) di legge le sue parole non sono piaciute. Si sono lamentati che fossero fuori luogo, senza conoscenza delle basi giuridiche delle decisioni prese in tribunale. I penalisti hanno attaccato anche la stampa, colpevole di aver riportato le dichiarazioni di Elena, definita non competente in tema di diritto. Quanta protervia...

Ora, ricordo che questo è il Paese il cui diritto contemplava fino al 1981 il delitto d’onore, e dove gli uomini di legge ritenevano che la persona offesa nella reputazione potesse difendersi, cioè sparare alla moglie. Questo è il Paese dove le minacce dell’influencer Alessandro Basciano alla madre di sua figlia sono state declassate dai giudici a “scompostezza verbale ed espressioni irriguardose”. Questo è il Paese dove non funzionano i braccialetti elettronici e i divieti di avvicinamento. È il Paese in cui la violenza di genere non è riducibile a cronaca nera: è stile di vita in ogni strato della società. Questo è il Paese che non comprende che cosa sia lo stalking.

Perdonatemi, signori e signore della legge: sono una mentecatta che non sa nulla di diritto. Sarà per questo che sono totalmente d’accordo con Elena Cecchettin, e in disaccordo con chi accusa il femminismo 2.0 (come chiamano con disprezzo chi si esprime online) di demagogia fuorviante. Mi permetto, da ignorante del codice quale sono, di farvi una domanda: voi credete davvero di sapere che cosa sia la violenza sulle donne? 

Conoscete la manipolazione affettiva che mettono in atto gli stalker? Sapete che il persecutore insinua continuamente sensi di colpa nella vittima? Sapete veramente che cosa sia lo stalking? Questo processo ha evidentemente stabilito che non poteva essere persecuzione perché Giulia non temeva per la propria incolumità, non aveva cambiato le abitudini, aveva anche incontrato volontariamente il suo assassino. Mi verrebbe da ridere, se non fosse drammatico.

Quella povera ragazza aveva più volte confidato di essere terrorizzata. “Pippo era talmente cattivo con le parole e con i gesti che mi faceva proprio paura”, aveva scritto. Ma Giulia si sentiva in colpa per averlo lasciato.

Chi non riconosce la violenza di genere non sa che i persecutori attuano sempre lo stesso rituale: all’innamoramento appassionato subentrano il controllo, l’ira, poi le scuse e la promessa di non farlo più, quindi di nuovo le accuse di non amarlo quanto lui ama te. Tu ti senti sbagliata, colpevole di farlo soffrire così tanto: poverino, quel bravo ragazzo.

Se Giulia avesse avuto paura, non avrebbe organizzato l’incontro con Filippo, dicono i signori della legge. Chi si occupa di violenza di genere avverte le ragazze di non andare mai all’ultimo appuntamento. Eppure le donne acconsentono. Si immolano per tenerlo calmo, perché temono che altrimenti lui perderebbe ancora più il controllo. Si ucciderebbe o darebbe fuoco alla loro porta di casa.

Questa sentenza era importante, molto. Ma i reati disponibili non capiscono la violenza di genere, semplicemente perché tutto nella nostra cultura ne è permeato. Il carcere non potrà rieducare Filippo Turetta. La pena non serve a niente, se è la società tutta a essere violenta contro le donne. È la società tutta che va rieducata.

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