Chiara Francini: "Mia nonna mi ha fatto vedere la vera bellezza"
La prossima avventura che vedrà come protagonista Chiara Francini, attrice, conduttrice e scrittrice, farà molto discutere: parteciperà infatti al programma Drag Race.
Insieme con la drag queen Priscilla e a Tommaso Zorzi, sarà uno dei giudici nel reality show che arriverà su Discovery+ a novembre.
È l'edizione italiana di un programma che ha avuto molto successo negli Stati Uniti, RuPaul's Drag Race, noto anche come America's Next Drag Queen.
Creato da RuPaul, la drag queen che, nel 1994, si esibì con Elton John al Festival di Sanremo, è stato lanciato negli Stati Uniti nel 2009 e finora ha già vinto 19 Emmy Awards.
La comunità LGBTQIA+ italiana aspetta da tanto tempo l'arrivo in Italia di questo show che ha spopolato in altri Paesi, perché è un modo per far conoscere una realtà al di là degli stereotipi. E c'è da scommettere che anche l'edizione nostrana richiamerà molto pubblico.
Ma non è l'unico impegno di Chiara: la intervisto mentre sta per partire per Firenze, la sua città, per presentare il suo ultimo libro Il cielo stellato fa le fusa (Rizzoli) in un festival. Ha un'agenda piena: il giorno dopo deve essere a Pistoia per uno spettacolo teatrale. Le chiedo se è facile per lei passare da un ruolo all'altro: da giudice di un reality show a scrittrice, da conduttrice ad attrice o influencer (su Instagram ha 606 mila follower). E mi risponde divertita: «No, non è difficile: sono una donna».
Ha scritto quattro romanzi. Scriveva anche da ragazza?
«No, solo le classiche riflessioni adolescenziali molto melanconiche quando ero innamorata. Le annotavo nelle mitiche agende Smemoranda, dove attaccavo anche le carte dei cioccolatini o altri piccoli ricordi. Le conservo tutte ancora, ho tenuto perfino una castagna con incise le iniziali del mio primo fidanzato. Non sono un'accumulatrice di oggetti, ma credo che alcuni ci parlino, dando un'anima ai ricordi. Sono puntelli profondi per la nostra vita».
L'oggetto più caro della sua infanzia?
«Un orsetto di peluche, Titti, che ho ancora nel cassetto della mia cameretta a Campi Bisenzio, dove vivono i miei genitori. Ho dormito con lui fino a quando ero grande: mi dava felicità, calore e mi faceva sentire amata».
Quando era piccola come amava passare il tempo con il suo papà?
«La domenica era il nostro giorno: il mio babbo faceva due lavori, perché c'era il mutuo da pagare, e poteva dedicarmi solo quella giornata. Mi portava a comprare la ricotta dal contadino. Poi andavamo a visitare il museo Stibbert a Firenze, che conserva armi antiche e meravigliose armature dei cavalieri. Da lui ho imparato ad apprezzare la cultura, la bellezza. Anche se ha solo la terza media, è l'uomo più colto che io conosca».
È figlia unica. Com'è cresciuta?
«Vengo da una famiglia proletaria. La mia mamma è sempre stata una persona con i piedi per terra: per lei prima viene il dovere, poi il piacere. Mi ha sempre insegnato a comprendere quali sono i miei talenti, ma anche i miei limiti, perché la possibilità di essere felice e di avere successo sta esattamente lì, in mezzo. Per stare bene bisogna imparare a essere forti delle proprie fragilità. I miei genitori lavoravano fino a sera e ho trascorso l'infanzia con i miei nonni materni, con la nonna Orlanda, come racconto anche nel podcast L'Orlanda Furiosa, che ho scritto e letto per Lancôme».
Continua a leggere l'intervista a Chiara Francini sul numero 39 di Grazia ora in edicola.
Foto di Maria La Torre
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