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«Chiara Ferragni, le donne forti e gli uomini deboli»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Chiara Ferragni, le donne forti e gli uomini deboli»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 29 Maggio 2025
Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Accade che donne colte, indipendenti economicamente, con un lavoro appagante finiscano intrappolate in relazioni velenose con compagni deboli e abusanti. I nostri stipendi, infatti, non vanno di pari passo con la felicità sentimentale e spesso ci aggrappiamo a relazioni frustranti, pur di non rimanere sole.

Parlando di sé e di molte altre, in un podcast Chiara Ferragni ha detto: «Tutti gli uomini vogliono la donna forte, che lavora, guadagna bene, sa il fatto suo, si fa rispettare. Ma quando l'hanno a fianco, pochissimi non si sentono minacciati nel loro ego cercando di renderla più piccola».

Essere forti sul lavoro non significa essere in grado di cambiare millenni di storia. Ci portiamo dietro una gravosa eredità di condizionamenti: le donne erano considerate solo in quanto spose, quelle ribelli venivano mandate al rogo come streghe o internate in manicomio.

La libertà è ancora un prezzo molto alto da pagare, ci sentiamo spesso impotenti in un mondo costruito al maschile, scandito dai preconcetti contro chi di noi è single o vuole onorare le proprie ambizioni.

A volte ci sembrano ostacoli impossibili da superare, eppure la maggioranza di noi continua a desiderare di stare in coppia: sarebbe così bello se fosse paritaria.

Si dice che quasi tutti gli uomini abbiano bisogno di ragazze da salvare per sentirsi necessari e nutrire il proprio ego, ma che, per costruire una vita insieme, la maggioranza di loro cerchi la donna stabile e determinata.

La vulgata sostiene che solo le deboli vengano abusate, in realtà anche le più forti possono finire imprigionate in rapporti malsani.

Una mia amica super manager non riesce a lasciare un marito disoccupato, che non perde occasione di sminuirla pubblicamente per sentirsi il padrone della coppia.

Anche se non c’è violenza fisica, non sottovalutiamo il “gaslighting”: quella manipolazione psicologica che fa dubitare di sé, della propria versione dei fatti, delle proprie decisioni, dei propri ricordi.

E può indurre una vittima, già oppressa dalla condanna sociale delle donne che fanno carriera e non servono il marito, a convincersi di essere lei a rovinare il matrimonio. Può essere molto difficile lasciare manipolatori che mantengono la facciata di bravi cristi vittime di arpie.

«Tutte noi siamo state con persone che ci hanno trattate male e l'abbiamo accettato, giustificando questo atteggiamento. È successo a me, ma succede a qualsiasi donna», ha detto ancora Ferragni. È vero.

Molti uomini si sentono autorizzati a comportarsi come i capi, perché ha sempre funzionato così nella nostra millenaria storia patriarcale. Da sempre hanno avuto schiave gratis, tenute in condizioni d’inferiorità intellettuale, economica e fisica, che si occupavano di loro, dei loro bisogni, della casa e dei figli. Apparentemente premurose e accoglienti, queste mogli spesso li odiavano, ma non lo manifestavano.

Non sorprende che la nuova libertà delle donne provochi nei maschi reazioni violente: quando usciamo dalle regole ataviche, il cervello degli uomini si sente giustificato a punirci.

Smettiamola di incolparci: non siamo noi a cercare relazioni sbagliate. Sono i rapporti a essere storicamente ingiusti. Solo che prima le donne non li mettevano quasi mai in discussione, ora sì. Anche gli uomini migliori hanno reazioni automatiche di fronte alla perdita dei loro privilegi, perché è difficile rinunciare ai benefici congeniti.

In America per abolire la schiavitù c’è voluta la guerra civile. Questa guerra ora è dentro le coppie. Ma voglio continuare a sperare che insieme, donne e uomini, possiamo vincerla.

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