«Chi è più donna tra Schlein e Meloni»: l'editoriale di Silvia Grilli
Una giovane donna di destra è a capo del Governo e del più votato partito italiano, Fratelli d’Italia. Una giovane donna di sinistra è appena diventata segretaria del primo schieramento di opposizione, il Pd.
Le festeggiamo come eccezioni, perché siamo ancora poche al potere e sono considerate super eroine quelle che non crollano (come la premier neozelandese e tutte le donne che si dimettono quando nascono i figli) riuscendo a tenere tutto insieme.
Ma io sogno un tempo in cui non ci accorgeremo del genere delle persone e smetteremo di considerare una deroga una donna che s’insedia al potere.
Non potrebbero esserci persone più diverse di Elly Schlein, 37 anni, e Giorgia Meloni, 46, la prima Presidente del Consiglio italiana alla quale Grazia dedica questa copertina, con una mia intervista esclusiva sulla condizione femminile, in occasione dell’8 marzo.
Sono donne con diverse visioni del mondo: la sinistra dei diritti e della fluidità di Schlein, la destra della difesa della vita e della famiglia di Meloni.
«Sono una donna, amo una donna, non sono madre, ma non sono meno donna per questo», dice Schlein.
«Sono una donna con un sesso scelto dalla natura o da Dio. Sono una madre, oggi la mia identità è minacciata dall’ombra di un “arcobaleno” che, dietro la retorica dell’inclusione, cancella la specificità femminile», afferma Giorgia.
Prima che Meloni vincesse le elezioni, avevo scritto che, se fosse diventata premier, la sua elezione avrebbe giovato a tutte, perché le bambine avrebbero avuto un sogno in più: poter diventare da grandi prime ministre. Sono stata attaccata da chi sostiene che Giorgia non rappresenti tutte le donne
Chi sia la vera paladina del femminismo è un dibattito che onestamente non mi appassiona. Non mi interessa se Schlein abbia vinto a nome di tutte le donne e Meloni invece per se stessa, non credendo alle politiche femminili che ci relegano in un recinto. Vedo due persone di carattere, coraggiose, determinate e ambiziose che giovano all’immagine delle donne in questo Paese.
Smetteremo prima o poi di dire che sono lì grazie a un uomo, come sostengono di Elly, che avrebbe vinto perché sostenuta dal ministro Dario Franceschini o dal deputato Nicola Zingaretti, insomma la vecchia nomenclatura maschile del Partito Democratico. Vecchia storia.
Anche di Meloni affermarono che il merito fosse del cofondatore di Fratelli d’Italia assieme a lei, Ignazio La Russa, che l’avrebbe presa per mano quando era una ragazzina che si affacciava alla politica. Finirà questa storia perché, quando tante di noi saranno al potere, magari saranno appoggiate da un’altra donna, ma a quel punto la questione del genere non sarà più importante.
Poi sogno un mondo in cui non ci sia più la contrapposizione tra chi di noi sta a casa e chi di noi lavora, ognuna rinunciando a una parte di sé. E anche un Paese in cui i padri o le madri che vogliono solo occuparsi dei figli non vengano per questo sminuiti o sminuite. Intanto mi piace che Elly e Giorgia si sfidino senza vedere il genere. «Saremo un problema per il governo Meloni», ha detto Elly. «Spero che aiuti la sinistra a guardare avanti, non indietro», ha ribattuto Giorgia.
Forza, ragazze (in senso lato perché siamo tutte ragazze, anche a 100 anni), diventeremo soltanto persone.
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