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«Cecilia Sala e le donne in ostaggio a Gaza»: l’editoriale di Silvia Grilli

«Cecilia Sala e le donne in ostaggio a Gaza»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 23 Gennaio 2025
Silvia Grilli
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Che cosa si prova a essere rinchiusa in una cella nel carcere di massima sicurezza di Evin, a Teheran, perché si è donna e perché si è libera?

La giornalista Cecilia Sala ha raccontato in modo preciso i suoi 21 giorni di ostaggio da scambiare, reclusa in due metri per due con la luce al neon sempre accesa, notti insonni a terra senza materasso, giornate senza poter vedere, senza occhiali, né lenti, né un libro.

Giornate a ricordare le tabelline, leggere gli ingredienti del pane per non impazzire. Incappucciata per andare in bagno, incappucciata all’interrogatorio di 10 ore con la testa verso il muro.

Nella sua trasmissione, Fabio Fazio le ha chiesto se è stata torturata e lei ha risposto no, come se non fossero torture queste, ma è vero che c’è sempre un livello di male superiore in Iran.

Cecilia Sala è stata 21 giorni in quella prigione. Accanto sentiva le grida delle altre, quelle sparite dal mondo perché libere e per questo tacciate di propaganda contro lo Stato, l’accusa che il regime utilizza contro le attiviste per silenziarle e punirle.

Attorno a sé la giornalista italiana sentiva lo strazio di quelle che prendevano la rincorsa e sbattevano la testa il più forte possibile contro il muro perché quella testa, quando ti costringono a non dormire per giorni, la perdi.

Che cosa significa tornare a casa dopo 21 giorni, Sala lo ha raccontato: picchi di euforia bellissimi e momenti di grande ansia.

Che cosa significa tornare a casa dopo 471 giorni di buio ce lo racconteranno, forse un giorno quando ce la faranno, anche le prime tre giovani donne israeliane rilasciate dopo l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza: Romi Gonen, Doron Steinbrecher ed Emily Damari, prese in ostaggio il 7 ottobre 2023 dai terroristi di Hamas.

Nei loro occhi e nelle loro voci al momento del rilascio abbiamo visto la felicità mista al trauma per quello che hanno vissuto. All’abbraccio con le loro mamme è seguito il pianto a dirotto, la somma delle lacrime dopo 471 giorni di tenebre.

Come le famiglie degli ostaggi, sappiamo anche noi che la ritrovata libertà dei sequestrati non sarà facile: dovranno riconquistare il proprio corpo e la propria testa dai ricordi intrusivi.

Bisognerebbe essere felici ed esultare per questi rientri a casa, tra le braccia delle famiglie; provare tenerezza per questi ritorni delicatissimi e complicati, che vedranno alternarsi incubi notturni, serenità e brutti ricordi che non se ne vogliono andare, gioia e sconvolgimento.

471 giorni nelle tenebre. Sapete che cosa significano?

E invece no. Invece Cecilia nei commenti di tanti è quella che se l’è andata a cercare, che avrebbe potuto restare a casa, che non avrebbe dovuto far pagare un prezzo così alto al nostro Governo, alla nostra diplomazia (lo scambio con l’imprenditore iraniano Mohammed Abedini, fermato in Italia per conto degli Stati Uniti).

È diventata la radical chic che se l’è cavata perché ha una famiglia con amicizie molto in alto. La donna bella, simile a Belén, che con i soldi nostri è diventata una star.

Che facesse il suo lavoro, raccontare, scrivere, con un regolare visto giornalistico, non è un’attenuante per la cattiveria generale che non si vergogna di se stessa.

È un’aggravante che una donna attraente, intelligente e (oh, mio dio) anche truccata a puntino, vada in tivù a farsi pubblicità, invece di mostrarsi traumatizzata mentre trema, balbetta e ha tre occhi neri.

Magari la cella d’isolamento se l’è pure inventata... quella figlia di papà.

Anche le tre giovani in ostaggio sono state sporcate dai commenti di tanti: belle e in forma, le hanno trattate davvero bene, siete sicuri che Hamas sia un gruppo terrorista?

Sorridono anche, e i palestinesi che non possono più sorridere? Una di loro ha salutato persino il suo cosiddetto “aguzzino”, ma sarà aguzzino?

Come mai gli ostaggi ebrei sembrano tutti in salute? E se non fosse vero? Se fosse un’invenzione, come del resto le camere a gas?

Ovviamente sono diverse le motivazioni che spingono a tanta miseria umana. Da una parte l’odio per Israele, dall’altra quello per le cosiddette élite.

Però in comune c’è l’odio per le femmine che ce la fanno. Alla maggioranza, le donne piacciono perennemente vittime.

Bentornate a casa Romi, Doron, Emily e Cecilia. Avete una cicatrice nel cuore, ma pian piano il segno sparirà.

© Riproduzione riservata

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