Carlotta Antonelli: «Mi ha salvata essere una ribelle»
Carlotta Antonelli sta cercando la sua fotografia preferita: me la vuole mostrare. L’ha scattata sua madre: è su una spiaggia siciliana, indossa un vestitino bianco e un cappello nero. Ha gli occhi chiusi: «Avevo 7 anni, ma può sembrare che ne abbia 30, assurdo».
Nella foto di quando era piccola ha i capelli a caschetto come Giulia, il personaggio che interpreta nel film Morrison, appena uscito nelle sale. Scritto e diretto da Federico Zampaglione, leader dei Tiromancino, racconta la storia di due musicisti che appartengono a generazioni diverse: Lodo, giovane e pieno di grandi sogni, e Libero, una ex rockstar in cerca di un nuovo successo. Carlotta recita il ruolo della coinquilina del giovane cantante che s’innamora di lei.
Questo è il suo secondo film. Molti la conoscono soprattutto per la serie tv Suburra, dove era Angelica, la moglie del rom Spadino. In Morrison interpreta un’aspirante attrice. Lei come lo è diventata?
«Non ho mai sognato di recitare, non mi interessava, eppure questo lavoro mi ha salvata. Sono di Roma e sono andata via di casa a 18 anni, senza aver finito la scuola. Non è successo per un conflitto con i miei genitori, ma perché avevo una grande confusione in testa. Non avevo progetti, sapevo solo che dovevo guadagnare, però nessuno mi offriva un lavoro. Solo un’agenzia di pubblicità mi ha accolta subito: mi hanno vista con il grande zaino verde da campeggio con cui me ne ero andata di casa e forse hanno pensato che avessi bisogno di aiuto».
Com’è stato il passaggio tra la pubblicità e il cinema?
«L’agenzia a un certo punto ha chiuso: il titolare è stato arrestato. Volevo cercare un lavoro normale, ma la mia agente insisteva: “Devi provare a recitare”. Non volevo, non mi sentivo capace, andavo ai provini, andavano malissimo, me ne fregavo. Ma quando non hai niente, nessuna passione, a volte ti basta essere riconosciuto e rimproverato per cambiare rotta. Se uno si è perso, ha bisogno di una sberla per ritrovare la strada. A me è successo così. Nell’ennesimo provino il regista, Michele Alhaique, mi ha fatto una scenata: mi ha spronata a dare il massimo. Ho sentito un’attenzione su di me che nessuno mi aveva dimostrato in quel periodo. Mi sono impegnata e lui mi ha scelta. La serie tv Solo è stata il mio primo set. E sono partita per un’altra vita».
Insomma, ha cominciato da zero.
«Sì e ci tengo molto a dirlo perché in passato molti attori, che magari avevano studiato tanti anni in Accademia, mi guardavano storto. Ma nessuno mi ha raccomandata. La mia famiglia per tanti aspetti è stata sfortunata, per molto tempo sono stati preoccupati per me, però alla fine sono riuscita a realizzarmi: mi sono conquistata una cosa importante. I miei nonni siciliani piangono sempre al telefono, ancora non ci credono. La loro è una realtà diversa».
Dove vivono?
«In una casetta sul mare in provincia di Messina. Mio nonno è un pescatore con la barchetta parcheggiata proprio lì sotto. Tutta l’estate stanno a piedi scalzi: una vita vera, selvaggia, semplice. Vado sempre a trovarli e, appena arrivo lì, mi bastano due secondi per rendermi conto che non mi serve più nulla, lì c’è tutto: il mare davanti alla porta di casa, il pesce del nonno, il loro affetto. E ogni volta che me ne vado, piango come fossi una dodicenne, perché mi stacco da una parte di me».
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foto di Federico De Angelis - styling di Valeria J Marchetti
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