«L'adozione non è la favola che ci raccontiamo»: l'editoriale di Silvia Grilli

Penso che un genitore single non valga meno di due. In una famiglia contano l'amore, l'armonia, la stabilità. Per questo mi sembra giusta la sentenza della Consulta che ha ritenuto incostituzionale escludere i single della possibilità di adottare un bambino straniero che vive all'estero in stato di abbandono. È un passo avanti nel riconoscere il vero senso di essere famiglia.
Tuttavia per l’adozione di bimbi italiani le regole restano le solite: possono farlo solo le coppie eterosessuali, sposate da almeno tre anni. Nel nostro Paese chi non è coniugato può adottare solo in casi speciali, quando c’è per esempio un minore con grave disabilità permanente, che non abbia trovato accoglienza nelle famiglie tradizionali.
Molti di voi conosceranno la storia di Luca Trapanese, il primo single in Italia a ottenere l’affidamento di una bambina con sindrome di Down. Però io mi chiedo: se i non sposati sono considerati in grado di accogliere i bimbi che hanno maggiormente bisogno di aiuto (stranieri abbandonati, italiani con seri problemi fisici) perché non sarebbero capaci di dare sicurezza e affetto anche a bambini senza problemi?
In Francia, in Spagna, Germania, Gran Bretagna i single possono adottare da anni. Perché da noi no? È una questione ideologica? I genitori single vanno bene solo per i bambini che gli altri non vogliono o quando ci sono tanti piccoli stranieri in stato di abbandono e poche domande di adozione? Servirebbe una legge per definire che il benessere del bambino non dipende dal numero dei genitori o dal loro certificato di matrimonio.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è figlia di una madre single e ha avuto un’infanzia felice. Ma, nell’intervista che mi ha concesso poco dopo la sua nomina a premier, mi ha raccontato che l’assenza di suo padre aveva pesato nella sua vita. «Non conosco nessuno che rinuncerebbe a uno dei propri genitori o che sceglierebbe di essere cresciuto solo dal padre o dalla madre. I bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà».
Io non so che cosa sia il massimo o il minimo: uno, due, tre? Dipende dai genitori, dipende dall’affetto e dal rispetto che si respirano in famiglia. Se hai un padre violento, meglio non averlo. L'amore delle persone single ha la stessa dignità di quello di chi è sposato.
Ho chiesto a mia figlia di 12 anni se secondo lei è importante avere due genitori. Mi ha risposto: «Sì, non importa se una mamma e un papà, oppure due padri o due madri. L’importante è che siano due, così nel caso che uno non ci sia, i figli possono chiedere aiuto all’altro».
Credo che la mia domanda l’abbia spaventata. L’ho rassicurata che continuerà ad avere due genitori. Ci ama, ma per lei è prima di tutto una questione di probabilità: vuole sentirsi al sicuro e, se un genitore non è accanto a lei, almeno c’è l’altro.
Sto cercando di ricordare se fosse stato così anche per me, quando ero piccola. Credo di non essermi mai posta il problema, perché tutti avevano due genitori allora. E non temevo di perderli, per lavoro non viaggiavano, erano sempre con noi. Sono io che me ne sono andata presto per cercare la mia libertà.
Una mia amica newyorchese single ha adottato una bambina. Oggi è una ragazzina di 11 anni. Una volta le ho chiesto se vorrebbe un papà o un’altra mamma. Mi ha risposto, abbracciando la madre, che loro due stanno bene così.
In questo momento di guerre, di Paesi come gli Stati Uniti che si chiudono al mondo e diventano arcigni e brutali, l’idea di aprirsi, accogliere, fare spazio nella propria casa a qualcuno è meravigliosa.
Ma l’adozione non è la favola che ci raccontiamo. Esiste il diritto dei bambini senza famiglia a essere adottati, non il diritto degli adulti ad adottare.
In Italia ci sono più persone che fanno domanda rispetto ai bambini. E i piccoli abbandonati sono feriti, hanno il cuore sottosopra, non è facile crescerli.
L’adozione non è neppure quella retorica della generosità che si tira sempre fuori. Si adotta per lo stesso motivo per cui si decide di fare un figlio, perché si vuole un bambino, si vuole vederlo crescere, vivere l’entusiasmante viaggio di essere genitori: testimoni, pieni di amore, di altre vite.
Ma questo egoismo non mi sembra una colpa. Mi sembra una meravigliosa dedica alla vita.
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