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A volte bisogna forzare la realtà (e gli uomini) perché facciano la cosa giusta

A volte bisogna forzare la realtà (e gli uomini) perché facciano la cosa giusta

foto di Vera Montanari Vera Montanari — 5 Luglio 2011

Le quote rosa sono diventate legge : i Consigli di amministrazione delle aziende statali o quotate in Borsa saranno tenuti ad avere una percentuale di donne. Personalmente sono contenta. O quasi.

Ormai non ci si sperava più. L’iter di questa legge è stato così lungo e faticoso, che a crederci ormai erano rimasti in pochi. Prima fra tutte (onore al merito e alla tenacia!) Lella Golfo, deputata Pdl, ideatrice della proposta e firmataria del testo assieme alla Pd Alessia Mosca.

Ammetto che la prima volta che ne avevo sentito parlare, e si perde ormai nella notte dei tempi, avevo avuto una reazione tiepida, perché la logica delle “quote” un po’ ci offende sempre, ci fa sentire specie protetta e questo non è giusto, non ce lo meritiamo. Poi però, parlando con amiche e colleghe di vari settori, ho capito e dovuto ammettere che, perché le cose cambiassero “naturalmente”, avremmo dovuto aspettare troppo e senza certezza del risultato.

E allora perché non tentare di accelerare i processi forzando un po’ la realtà e aiutandola a fare la cosa giusta? Questo sono le quote rosa, una forzatura necessaria per far sì che le aziende italiane comincino a usare, di più e meglio, il potenziale femminile del nostro Paese.

Dal 2012 quindi i Cda dovranno essere composti almeno per un quinto da donne per poi passare nel 2015 a un terzo. Lella Golfo ha parlato di una svolta epocale, molti di un semplice avvicinamento ai parametri europei. Qualcuno ha commentato che l’effettiva parità è un’altra cosa, ma questo lo sappiamo anche noi, grazie. E poi ci sono stati i critici, anzi le critiche.

Che tristezza, ha commentato di impulso una collega. E la capisco: ci sarebbe piaciuto di più entrare per la porta principale e senza aiuto. Però rimane il fatto che, in quattro anni, 11 mila donne troveranno posto nei Cda delle aziende pubbliche o quotate in Borsa. Saranno le solite amiche degli amici, sostengono i pessimisti. Questo sì che sarebbe triste, ma perché dovremmo ragionare così?

Professionalità ed esperienza non mancano certo nel mondo femminile e qualche volta (non sempre, d’accordo, ma bisogna crederci) il merito viene premiato. E a confermare la mia tesi ottimista, nello stesso giorno in cui veniva approvata la legge in Italia, in Europa veniva eletta nuovo direttore generale del Fondo monetario internazionale una donna (ed è la prima volta), la francese Christine Lagarde, che sostituisce quel famoso Strauss-Kahn , anche lui effettivamente molto interessato alle donne...

D’accordo, ribatte in una sorta di dialogo interiore la mia parte realista, intanto però la manovra finanziaria porta la nostra età pensionabile a 65 anni e ci ruba in un botto qualche miliardo di euro, oltre che cinque anni di vita. È vero, mi ribatto da sola, schizofrenica, ma abbiamo voluto la parità e si sa che ha dei prezzi. Parità? E dove sta la parità? A casa, sul lavoro, in politica? Ma dai... Sto litigando con me stessa, anzi litigano fra di loro la Vera ottimista e quella pessimista.

Insomma, viva le quote rosa. Ma come fase di transizione e inizio di un processo (e su questo siamo tutte e due d’accordo).

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