AAA consulenti finanziari cercasi (ansiolitici inclusi)
Anche a non voler leggere i giornali, ignorare la televisione e fare il tragitto casa/lavoro a radio spenta, si è comunque informati sulla crisi che ci perseguita. Perché la gente non parla d’altro.
E comprensibilmente. Perché dalla crisi e dalle manovre del governo per fronteggiarla dipende la nostra vita attuale e futura. E tutti siamo preoccupati e soprattutto ci sentiamo impotenti, come appesi a un filo in attesa di capire quello che può succedere.
Me lo spiega, con enfasi e una buona dose di insulti indifferentemente per tutti, il taxista mentre mi accompagna a un appuntamento di lavoro. Lo ribadisce, in altri termini, ma la sostanza del discorso non cambia, il manager con cui pranzo che, mentre mi parla, controlla sul telefonino le cattive notizie dai mercati.
Torno in redazione e Francesco , il responsabile dell’area magazine del sito di Grazia.it, mi comunica che ha scritto un post sul tema che sta riscuotendo un gran successo online (ma va...?).
Controllo le mail e scopro che un paio di lettrici, consultandomi come se fossi una consulente finanziaria (grazie per la fiducia, mi piacerebbe e in questo momento mi farebbe anche comodo, ma ho fatto studi letterari e quindi sto ancora cercando di capire cosa è lo spread), mi chiedono cosa devono fare dei loro risparmi: ritirarli dalla banca, investirli nel mattone o cosa?
Signore, vi prego: manteniamo la calma. Il materasso non può essere la soluzione e questo lo capisco anch’io che, quando leggo i quotidiani, mi perdo tra liberalizzazioni, dismissioni, rating, incentivi e mobilità... Alla ricerca di un minimo di conforto per me e per le lettrici di «Grazia», mi butto su internet per capire almeno come se la passano gli altri Paesi (lo so, mal comune non è mai mezzo gaudio, ma comunque...) e scopro una meravigliosa mappa economica molto dettagliata dei partecipanti al G20 di Cannes dei giorni scorsi.
Cerco subito l’Italia: le stime del debito pubblico per l’anno in corso sono al 121 per cento. Intuisco che non è un dato positivo, appena lo confronto con quello degli altri. La Francia è all’86, la Germania all’82 (va be’, comunque fanno tanto i superiori che pensavo fossero al 40...).
Gli Stati Uniti sono al 100 e l’Arabia Saudita al 7,1, ma qui lo capisco anch’io che il petrolio aiuta parecchio... Poi mi cade l’occhio sul povero Giappone e quasi mi risollevo (anche se non è bello da dire): 233 per cento di debito.
Si parla di una vera e propria sindrome giapponese: invecchiamento della popolazione, rischio nucleare e deflazione. Che, controllo su Wikipedia, è l’esatto opposto dell’inflazione: i prezzi vanno giù e non c’è un bel niente da fare.
Nel frattempo mi arriva un’altra mail accorata: una lettrice è addirittura intenzionata ad andarsene all’estero con il suo fidanzato per ricominciare da capo, visto che qui è così difficile trovare un lavoro. Ma dove? Ve l’ho detto, non sono un consulente finanziario e neanche un’agenzia di viaggi.
Però ricontrollo la mappa: l’Australia ha un debito bassissimo, economia in crescita, disoccupazione quasi inesistente, enorme disponibilità di risorse naturali. Penso a Hugh Jackman e Nicole Kidman nell’omonimo film... Cara lettrice, se lui è un tipo robusto e tu una ragazza avventurosa, ho trovato il posto giusto per voi.
Però, scusa, se siete tipi robusti e avventurosi non potreste restare qui a darci una mano? L’Italia ha bisogno dei giovani!
© Riproduzione riservata