Marianne Mirage: «La mia rinascita con Teatro»
Quando entriamo a Casa Mirage la prima cosa che ci colpisce è il calore che ispira. Un luogo dell'anima creato per accogliere le persone e farle sentire a proprio agio. Questo sentire rispecchia il carattere della padrona di casa, che tanto l'ha voluta e curata nei minimi dettagli.
Giovanna Gardelli, in arte Marianne Mirage, Gio per gli amici e le amiche, ci dice subito di comportarci come se fossimo a casa nostra. Mentre prepariamo gli abiti e sistemiamo le luci per il nostro servizio moda, ne approfitta per mostrarci gli oggetti che ha trovato per arredare gli spazi, ognuno con una storia personale, ognuno caricato di energia importante e magnetica.
È lo stesso entusiasmo travolgente che l'artista mette in ogni cosa che fa, con l'obiettivo primario di creare connessioni nell'incontro con l'altro. Parte tutto dalla musica, anch'essa creata collaborando con altri artisti. Uno tra tutti il suo producer Marquis, che ha il potere di unire le persone e arrivare diretto a tutti. L'album Teatro in particolare segna un nuovo inizio per Marianne Mirage. Un'era in cui può finalmente essere se stessa, in cui il sogno e la realtà si incontrano e dove non ha più paura.



Abito con fiocco, borsa, bracciale doppio e decollétées bianche e nere TOM FORD
Raccontaci la tua storia. Quando hai iniziato a cantare? E come è nata Marianne Mirage?
Marianne Mirage nasce nella desolazione della periferia, principalmente a Forlì, con l'ascolto del grande rock and roll degli anni 70 come sorta di evasione e bisogno di fuggire da quella realtà. Mi ricordo la chitarra nascosta nell'armadietto aspettando la ricreazione, il suono della campanella come momento di libertà, lo stesso che provavo in bicicletta quando potevo fuggire ascoltando Patti Smith, Bob Dylan, Grace Slick dei Jefferson Airplane e mi ricordo anche l'ascolto di White Rabbit come canzone di evasione da quella realtà. Appena ho potuto sono partita per andare a suonare in giro per l'Europa e mi ricordo le jam session nei pub di Londra come un momento di rivalsa. Lì ho capito che avrei voluto fare quello per tutta la vita.


Tuta con scollo a v, ankle-boots, cintura con tasche e borsa Petite Malle LOUIS VUITTON, occhiali da sole RAY-BAN, bracciale PIANEGONDA
Il tuo nuovo album Teatro arriva dopo quattro anni da Mirage. Cosa è cambiato in questi anni?
È cambiato tanto, lo vivo come un momento di rinascita, in realtà lo sento come il mio primo disco perché per la prima volta ho potuto fare quello che sentivo. È incredibile come nella musica a volte gli artisti non vengano presi in considerazione, c'è sempre molto altro. Qui ho lasciato che parlasse la musica, che fosse lei a descrivermi e tutto il resto è venuto dopo. Finalmente i testi mi rappresentano, raccontano in modo viscerale la vita e le sue domande. Marquis ha fatto un lavoro bellissimo di produzione, ma ha lasciato quella parte onirica per me indispensabile e i suoni diventano un modo per cullarti anche nel dolore delle parole. La mia etichetta poi non mi ha dato nessun tipo di limite, tutto il team si è innamorato del disco al primo ascolto. A volte è bello andare oltre le dinamiche discografiche ma pensare solo alla musica.


Trench morbido, abito e slippers BRIONI
Il tuo modo di proporti al pubblico nei live, di muoverti e di vestirti è molto "teatrale" (pun intended). A cosa pensi quando vai in scena? E in che modo è servita la pratica dello yoga?
Quando salgo su un palco è sempre un momento sacro, perché lo vedo proprio come una cattedrale, come un luogo dove nascono le magie. Ogni volta poi il pubblico trasforma il live e dà sempre qualcosa di nuovo. È il momento migliore del mio mestiere secondo me, perché è il momento dove le canzoni prendono vita, più del disco, lo preferisco. Lo yoga mi ha insegnato come stare sul palco e come usare il mio corpo.


Body see-through con rondini e pantalone STELLA MCCARTNEY, collana SWAROVSKI, anello PIANEGONDA
Hai mai avuto paura di esibirti?
Sì, ho avuto paura una volta ed è stato salendo sul palco dell'Ariston. Ma principalmente perché sapevo che mia nonna mi stava guardando dall'altra parte dello schermo! Già la seconda volta, quando Patti Smith mi ha chiesto di cantare con lei People Have The Power, mi tremavano sì le mani, però era più per la contentezza che per la paura.
C'è un pezzo dell'album a cui sei più legata? Se sì quale?
Il pezzo al quale sono più legata del disco è l'ultima canzone che si chiama La Canzone Del Vampiro. L'ho scritta per il mio papà, l'ho lasciata solo chitarra e voce per tenerla esattamente come è nata.

Completo longuette e cardigan in maglia e underwear a vista N°21, cintura MICHAEL KORS COLLECTION, sabot GIUSEPPE ZANOTTI, anello e orecchini PIANEGONDA
Si parla sempre più spesso della forte predominanza maschile nel mondo della musica. Qual è stata la tua esperienza da artista donna che scrive, compone, canta e gestisce la propria carriera in modo indipendente?
Guarda vivendo il mondo come cantautrice mi sono ritrovata un posto molto piccolo e ristretto perché anche la sola parola "cantautrice" viene usata raramente e ce ne sono pochissime. Sono dovuta andarmi a cercare il mio spazio. Karen Dalton, Joan Baez, ci sono tantissime donne che prendevano la chitarra e salivano sul palco che però non sono così conosciute come i grandi cantautori uomini, quindi c'è ancora molto da fare.



Top e longuette stampati MICHAEL KORS COLLECTION, sandali con fiore gioiello GIUSEPPE ZANOTTI, bracciale TOM FORD, orecchini SWAROVSKI
Che rapporto hai con la tua immagine?
Mi sento bene con me stessa, sento che rispecchia anche la persona che sono dentro. Dopo tante accettazioni ho anche fatto pace con le mie particolarità come lo spazio in mezzo ai denti, ora non riuscirei a vedermi diversamente.
E con la moda? Hai uno stile che senti più vicino a te?
Con la moda si può comunicare tanto. Mi piace molto creare un po' di mistero con foulard occhiali grandi e usare i tacchi sempre, soprattutto stivali. Non possono mai mancare dei pezzi dall'archivio un po' anni 60-70 che vado a ricercare. Vestirmi è anche un atto politico ed etico, quindi non compro mai fast fashion, ma vado a cercare pezzi che possono avere una qualità che dura nel tempo.


Abito con sottoveste TALLER MARMO, anello PIANEGONDA
Abbiamo scattato il nostro servizio nello spazio da te creato e arredato con cura che hai chiamato Casa Mirage. Quanto sono importanti per te le storie degli oggetti che cerchi e trovi? E perché hai sentito il bisogno di ideare questo luogo?
Sono stata molto felice di scattare in questa casa che mi rappresenta al cento per cento con i suoi colori caldi, forme sinuose e morbide come quelle di una donna. L'ho voluta disegnare proprio per trovare uno spazio confortevole. Dentro ci sono tantissimi brand di design italiani Flos, Elmar, Saba, e i tessuti sono tutti naturali di lino o di velluto. È una questione di benessere, a volte non ci rendiamo conto ma lo spazio in cui viviamo determina le persone che poi siamo durante il giorno. È una casa piena di piante, di luce, di spazi calmi e ovviamente non possono mancare i pezzi di design degli anni 70, come il letto originale, le pietre naturali e il marmo del bagno in onice. Ogni parte della casa è fatta con tanta cura. È anche uno spazio ricco di arte, come quella di Sara Ricciardi che ha disegnato la libreria di donna ed è un luogo dove gli artisti possono venire e stare bene.


Blusa con collo plissettato e pantaloni ZIMMERMANN, orecchini e anello PIANEGONDA
Come vedi i prossimi mesi? Puoi anticiparci cosa farai?
Ci prepariamo alla parte più intensa dove si parte per il tour con la band da inizio marzo. Ci sarà anche una sorpresa speciale. Patty Pravo ha scelto una canzone mia per il suo nuovo disco e quindi non vedo l'ora che esca. Insomma tante cose belle stanno per accadere.

Secchiello in pelle e rafia MICHAEL KORS COLLECTION
Credits:
Foto: Sara Reverberi
Video: Sara Moschini
Assistant: Elisa Pietrosanti
Mua: Silvia Sidoli
Creative/Art Direction: Sara Moschini e Daniela Losini
Location: Casa Mirage
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