L'arte del make-up come strumento per esprimere se stessi: sette performer raccontano la loro storia
Il mondo del make-up è in continuo fermento e non parliamo solo di prodotti. Lo sanno bene le case cosmetiche che, cogliendo al volo le nuove esigenze e le trasformazione di una società sempre più fluida e meno ingabbiata, hanno scelto come ambassador volti come James Charles per CoverGirl nel 2016 e Manny Gutierrez per Maybelline nel 2017.
Sono stati gli apripista di questo trend che ci dice qualcosa di davvero importante: esiste una moltitudine di persone che usa il make-up per hobby, per passione e per creare arte; persone che vogliono giocare a essere quello che desiderano assecondando una o multiple identità e la propria creatività.
Polveri, rossetti e mascara sono solo alcuni degli strumenti in mano ad artisti che vogliono comunicare se stessi a se stessi o che scelgono di essere alter ego su un palcoscenico, che sia una performance di una serata, una foto d'autore, uno scatto su Instagram, o tutto questo nello stesso momento.
Non esiste più un unico modo di vedersi allo specchio perché lo specchio rimanda l'immagine che noi creiamo, risultato di una storia unica, di uno studio appassionato e del desiderio di dire al mondo: «Io sono così e questo è quello che amo fare».
Abbiamo incontrato sette performer che popolano da anni la scena creativa milanese (e non solo). Ognuno ha la sua storia, ognuno ha il suo stile ma tutti sono uniti da un'unica grande passione: il make-up, curato fin nei dettagli, come gli scatti che ce lo raccontano.
La Stryxia: è importante avere una propria riconoscibilità
Photo credit: Cosimo Buccolieri
Il make-up è «il mezzo obbligato con cui realizzare la maschera che indosso per diventare La Stryxia ». Se il trucco resta qualcosa che ci definisce, allora non può essere lasciato al caso, anche quando subentrano le abitudini. «Utilizzo sempre gli stessi colori – racconta –; per esempio, per le labbra un rossetto fucsia e poi non esco mai senza il mio profumo, Cristalle di Chanel: una signora la riconosci anche dalla sua scia olfattiva!». La "cifra" di La Stryxia è chiara: ama essere fedele al suo stile, anche quando deve scegliere cosa indossare. Per le serate al club preferisce una minigonna nera e una blusa anni Settanta/Ottanta, ma per gli eventi importanti le piace anche giocare con elementi dell’eleganza maschile come, per esempio, un pantalone da smoking che «come ha insegnato Yves Saint Laurent, può essere l’elemento vincente anche di un outfit da sera femminile». Variegata è, invece, la lunga lista di nomi famosi da cui ha preso spunto; tutti del passato «perché non c'è niente di nuovo nel nuovo, ma tanto di nuovo nel vecchio», afferma. A partire da Debbie Harry (Blondie) per finire con Mina dalla quale si è lasciata ispirare nella scelta di non disegnare le sopracciglia «sopra lo strano gioco grafico con cui dipingo il mio sguardo». E ancora, «il maestro Stefano Anselmo che ha creato i visi delle grandi artiste italiane e Raffaella Carrà - icona delle icone – con il suo caschetto biondo». Personaggi diversi da cui dice di avere appreso una grande lezione: l'importanza di creare una propria riconoscibilità, anche grazie al make-up.
Lina Galore, l'eclettica pin-up
Lina è la «versione pin-up delle villain dei cartoni animati» con quello sguardo sagace e cattivo ma in fondo tenero. Lina è «vanitosa, sensuale, eccentrica, magari sbadata ma intrinsecamente simpatica». Lina è la sintesi originale di un caleidoscopio di personaggi di fantasia: dalla Strega Nera di Fantaghirò (interpretata da Brigitte Nielsen), alla Principessa Mombi di Return to Oz (interpretata da Jean Marsh), fino a Debbie Addams de La Famiglia Addams 2 e alla topolina showgirl di Basil l'Investigatopo. E ancora, Amelia la Fattucchiera, Goldie Pheasant di Eddy: l'elenco è lunghissimo, variegato ed eclettico, proprio come Lina. La creatività è nel suo DNA. «Dopo il liceo classico ho scelto di studiare Giurisprudenza – dice – ma poi ho cominciato a lavorare nella comunicazione e nella fotografia rendendomi conto che avevo bisogno di arte e creatività». Il trucco è stato una conseguenza - «qualcosa in cui presto o tardi aspettavo di imbattermi». Elemento focale sono le sopracciglia, altissime e sottili, fil-rouge di ogni look; sono una «sorta di firma che mi rende distinguibile». A cambiare, invece, è l'uso di materiali non convenzionali, come perle e pietre, e la parrucca «rigorosamente già acconciata da me». Per chiudere in bellezza, mai senza un tocco di blush, vera e propria esperienza sensoriale: «Vedo il Paradiso quando il pennello mi sfiora le gote!».
Stephanie Glitter: a tutto paillettes
Photo credit: Andrea Baioni
Il suo nome indica uno stile che - ci racconta - è frutto di una lunga ricerca d'immagine. Stephanie è una delle regine delle serate al Plastic (luogo della nightlife milanese, ndr): influencer e make-up artist, cura i dettagli in modo quasi maniacale. Labbra in evidenza – il rosso mat è il suo colore preferito – tonnellate di mascara e volume hair sono gli ingredienti di un look ispirato a un'icona che non ti aspetti, The Nanny, ovvero Francesca Cacace, «una frizzante tata di New York dagli outfit creati con pezzi da grandi magazzini» come minigonne, paillettes e tanta esagerazione, volutamente studiata. E poi c'è Anna Dello Russo, «la mia mentore – dice – con cui non solo condivido sogni ma anche il biondo cenere». Un po' The Countess, un po' Grace Jones negli anni Ottanta, Stephanie sceglie il suo beauty look lasciandosi ispirare ai mille editoriali che colleziona e che, spesso, ricorda a memoria. Pelle curatissima, - «non rinuncio mai alla mia skincare» - ha una passione per il trucco che risale a quando, da bambino, giocava con i griffatissimi prodotti della mamma. Oggi, invece, il make-up è una vera e propria terapia, un modo per prendersi cura di se stessi, coccolarsi e spegnere la mente: «Per me il trucco è un viaggio. Posso giocare a essere esotica, sexy o a impersonare qualcuno - conclude-. Tutti abbiamo svariate sfaccettature di noi stessi e io amo accoglierle, coltivarle e dar voce a ciascuna di esse».
Angel: il beauty look come opera d'arte
Photo credit : Instagram @francescoanglanifp
Del make-up ama la capacità che ha nello stravolgere la propria immagine: il volto si trasforma in una tela, o in un accessorio da sfoggiare, e solo l'uso sapiente di polveri e pennelli può creare qualcosa che le persone ricorderanno per sempre. Sono le parole di Angel che ha fatto del trucco il pezzo forte delle sue performance: ciglia finte, eyeliner e rossetto sono gli strumenti che permettono la trasformazione in un personaggio ogni volta diverso. I suoi beauty look sono delle vere e proprie opere d'arte, quadri in cui il messaggio si mescola alla casualità, lo studio all'improvvisazione senza necessità di un'icona alla quale ispirarsi. «Non ho mai voluto prendere personaggi specifici come riferimento – afferma -. Quando ho iniziato ad approcciarmi al mondo drag, è stata Lady Gaga la mia icona, e lo è stata per molto tempo. Oggi, invece, preferisco farmi ispirare da tutto quello che vedo e che penso di poter sfruttare a mio vantaggio per creare qualcosa. Non scegliendo nulla di specifico, credo che le prospettive diventino infinite e questo permette di spaziare molto di più con la creatività».
Ambrosia e il gioco delle contrapposizioni
Dalla sensualità grintosa come un accordo di chitarra e insieme fragile come una calza velata. Un po' Sophia Loren e un po' rock post-moderno. E poi la poesia, la natura, il cinema e la televisione italiana: nella costruzione del suo personaggio, Ambrosia ha tenuto forte il legame con la realtà, un legame che è estetico ma anche risultato di una consapevolezza profonda e di una coscienza femminile forte, decisa e sicuramente mai scontata. Basti pensare al suo “pantheon”: da Giuny Russo a Renato Zero fino a Leopoldo Mastelloni e Luciano Castelli; l'ispirazione è sana vanità pure quando l'obiettivo non è nascondere, camuffare e stravolgere. Al contrario. Ambrosia usa il make-up per «valorizzare non solo l'aspetto fisico ma anche il mio mondo interiore rivelando la mia personalità, ciò che sono e ciò che vorrei essere». Apparenti contraddizioni che si traducono in contrasti stilistici d'effetto: indossa i corsetti insieme a gessati, guanti lunghi e gioielli, tacco alto e rosario in oro bianco e poi lip gloss e ciglia finte, due prodotti che non mancano mai nella sua borsetta. Ambrosia è così: pronta a stupire quando meno te l'aspetti.
Labouttaine: tra ironia e sperimentazione
Occhi magnetici e ironia: sono queste le cose che colpiscono a prima vista di Labouttaine. E, infatti, il suo prodotto must è l'eyeliner «che uso per allargare l'occhio insieme a una matita rossa aranciato, un colore che mi rispecchia molto». E poi c'è la parrucca rosa, elemento fondamentale di un signature look costruito nel dettaglio. Il suo stile è frutto di una vera e propria ricerca che avviene «rovistando tra vecchi giornali o su Internet; l'obiettivo è che tutto sia in linea con il mood della serata o con il messaggio che voglio comunicare». Il make-up, «la mia vita, il mio passatempo ma anche il mio lavoro», ha un ruolo di primo piano: «È una passione nata da piccola quando amavo truccare mia nonna e le mie sorelle: vedevo le palette, le polveri e i mascara e andavo letteralmente fuori di testa». Oggi, questi prodotti sono diventati strumenti per comunicare un personaggio orgogliosamente sopra le righe; sono note di uno spartito scenografico che Labouttaine descrive come «un disegno ben impresso nella mia mente» senza dimenticare un tocco «trash» che aggiunge una sana dose di ironia al tutto. I suoi personaggi preferiti? Paris Hilton e Lindsay Lohan!
La Persia e l'estetica delle donne forti
«I miei look sono la somma settimanale dei miei sentimenti, delle mie paure, dei miei disgusti e delle mie gioie». Per La Persia, make-up e moda sono due mondi che si intrecciano intorno a un unico filo conduttore che è il linguaggio espressivo, la necessità di comunicare se stessi utilizzando tessuti, colori e strumenti senza nessuna pretesa di seduzione. Si considera un*attivista e non a caso le sue figure femminili di riferimento sono donne dal carattere forte, note per il loro rapporto con l'arte e la loro originalità che supera l'appartenenza di genere: Michèle Lamy – musa di Rick Owens -, Anna Piaggi, Diana Vreeland e Kembra Pfahler con cui notiamo delle somiglianze nel trucco: entramb*, per esempio, amano giocare con l'eyeliner che arriva fino alle tempie. Il make-up è una vera e propria beauty obsession: «Uno degli incubi più ricorrenti – ci racconta – è quello di arrivare al Plastic completamente senza trucco». Passione ma anche necessità: non potendo contare sempre sugli amici make-up artist, La Persia ha imparato da sol* «sperimentando sul mio volto tutto quello che fino a prima avevo fatto soltanto su un foglio bianco».
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