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Factory

Georgia O’Keeffe: Una spirale tuttora incompresa

Georgia O’Keeffe: Una spirale tuttora incompresa

foto di Julia Rönnqvist Buzzetti Julia Rönnqvist Buzzetti — 13 Marzo 2025
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Gallerista, scrittrice e storica dell'arte, Julia Rönnqvist Buzzetti è la nuova protagonista di Grazia Factory Voices, dedicato all'artista Georgia O'Keeffe e al suo stile

In un momento di studio turbinoso mi sono imbattuta in un’asta di Sotheby’s di marzo 2020 dedicata alla collezione dell’artista Juan Hamilton, amico e confidente di Georgia O’Keeffe. Tra i tanti oggetti in vendita ne troviamo uno dalla storia particolare: negli anni 30 l’artista Alexander Calder realizzò per Georgia O'Keeffe una spilla in ottone con le prime due lettere del suo cognome. L’accessorio divenne immediatamente il suo gioiello preferito e spesso lo indossava quando veniva fotografata da amici o conoscenti (da Ansel Adams a Richard Avedon e Todd Webb, fino a Cecil Beaton a Myron Wood, per dirne alcuni). Beata lei!

Georgia preferiva indossare la spilla con le lettere orientate verticalmente, con la K di lato sospesa sotto la O a spirale, trasformandola quasi in un disegno astratto. Circa vent’anni dopo, i capelli di O'Keeffe cominciarono a diventare grigi e pensò che l'argento fosse un colore migliore per lei e le sue tonalità. Non volendo rinunciare alla sua spilla preferita, durante un viaggio in India nel 1959, fece copiare il modello di Calder da un artigiano locale, pagando, si dice, cinque dollari per la replica.

Questa è la versione che indossò esclusivamente per il resto della sua vita.

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Un ritratto di Georgia O'Keeffe mentre indossa la spilla

Leggendo questa storia ho trovato molto interessante come Georgia O’Keffee, conosciuta per il suo eremitismo (anche se amante della compagnia e in tarda età, grande viaggiatrice), fosse estremamente decisa riguardo alla sua immagine pubblica. Sin da giovane, si è sempre discostata dalle mode e ha portato avanti una sua visione, dalla scelta degli abiti, ai cappotti, al taglio delle camicie ma anche degli accessori. Non usava il corsetto (un must all’epoca), e non metteva smalto sulle unghie, non si faceva i boccoli ma portava i capelli legati. La sua palette colori prevedeva principalmente il nero e il bianco, con rare sfumature di grigio e argento. Spesso confezionava lei stessa degli abiti o li adeguava alle sue esigenze, ma non per questo escluse dal suo guardaroba firme come Balenciaga, Pucci e Ferragamo.

Se volete figurarvi questa donna, trovate una citazione contemporanea nella serie SILO, su Prime Video/Apple + e uscita nel 2023. Sicuramente chi si è occupato dello styling ha tenuto a mente diversi abiti iconici dell’artista ma anche il carattere e le sue movenze. Sin dai primi episodi vi imbatterete nell’elegante ma austera figura del sindaco Ruth Jahns: una donna dai capelli argentei che ricorda puntualmente la nostra artista. Una spilla rotonda argentata porta un punto luce sull’avvolgente capospalla, come il vestito con chiusura a Kimono scelto per il discorso ai cittadini nell’episodio inaugurale della serie. Consigliatissima!

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L'attrice Geraldine James interpreta il sindaco Ruth Jahns nella serie tv SILO

Questo modo di scegliere, naturale per Georgia ma anche radicale per il suo tempo (ahimè ancora oggi) rispecchia sicuramente l’animo di una donna diversa, moderna e alla ricerca di un modo di vivere proprio. Credo che molto derivi da ciò che il suo insegnante, Arthur Wesley Dow, le trasmise all’inizio dei suoi studi: «Insegnate al bambino a riconoscere la bellezza quando la vede, a crearla, ad amarla, e da grande non tollererà il brutto», diceva. «Nel rapporto tra le linee potrà imparare il rapporto tra gli esseri umani; nel percepire le armonie dei colori, potrà percepire l'armonia delle cose», trasmissione di un modo di concepire l’unione tra Arte e Vita che l’accompagnerà per tutto il suo percorso, plasmerà il suo modo di pensare e di decidere cosa avrebbe ridato al mondo tramite la sua ricerca artistica.

Nella sua battaglia personale insisteva molto sul non essere considerata “donna di valore in un mondo di uomini”, ma persona prima di tutto, “sé stessa” indipendentemente dal genere. Spesso la critica a lei contemporanea, ma anche successiva, ha letto la sua produzione artistica come espressione di un’identità femminile. Lei stessa racconta: «Sono stata costretta a cercare negli uomini le fonti della mia pittura, perché il passato ci ha lasciato un’eredità davvero povera della pittura femminile innovativa. Gli uomini mi dicevano: "niente male per una donna; dipinge come un uomo". Questo mi addolorava. Prima di accostare il pennello alla tela, mi chiedo: è mio questo? È parte integrante di me? È influenzato da un’idea o dalla fotografia di un’idea che ho acquisito da un uomo? Quello che tento di realizzare con tutte le mie forze è una pittura che sia completamente femminile, oltre che completamente mia».

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Series 1, n. 8 di Georgia O'Keeffe

O’Keeffe si è chiesta più volte quando sarebbero cambiate le cose e quando non ci sarebbe più stata distinzione di genere. Vorrei aggiungere una riflessione su questo punto. Non solo sulla definizione del ruolo della donna, ma anche dell’uomo contemporaneo: il caro amico scrittore Enrico Dal Buono ha presentato pochi giorni fa il suo nuovo romanzo “Il male maschio”, edito da La Nave Di Teseo. Durante il talk ha detto una cosa che mi è rimasta impressa: se prima per l’uomo le regole erano pressoché fissate e date per certe, ora siamo in un epoca dove anche l’uomo/maschio si deve ridefinire, ripensare, mutare, in relazione a come il ruolo della donna sta cambiando. Sarà possibile annullare le distinzioni? Si definirà un nuovo modello neutro o una versione aggiornata per entrambi i generi?

Tornando alla nostra Georgia, credo che la sua figura sia fortemente attuale se pensiamo anche alla sua complessità emotiva. Questa spilla dalla forma a spirale, vorticosa e dinamica, rappresenta molto del suo animo. L’attenzione che lei riserva per mostrarla, spesso nascondendola, permetterebbe forse di leggere anche un’affermazione: OK - okay, it’s all right, correct - una forma di endorsement, approval, authorization, per rimanere in America, un motto rivolto a sé stessa: va bene.

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Ritratto dell'artista di Alfred Stieglitz - 1918

O’Keeffe combatterà contro la depressione in diverse fasi, con intense sofferenze e battute d’arresto, sia per via del complesso e lungo matrimonio con il fotografo Alfred Stieglitz, sia per il difficile rapporto donna-società, da donna ambiziosa e indipendente quale era lei. Il carattere forte e spesso infuocato di O’Keeffe non la rese però sola, anzi, se leggiamo le parole di Alan Priest, curatore dell’Arte dell’Estremo Oriente al Metropolitan Museum of Art, O'Keeffe riesce a costruire relazioni durature e di carattere, tanto che un giorno lui le avrebbe proprio chiesto: «fai collezione di donne belligeranti e autoritarie? Non ce l’hai un’amica tranquilla e accomodante?» e per rispondere alla provocazione, Hunter Drohojowska-Philp scriverà di lei nel suo testo Georgia O’Keeffe - Pioniera della pittura americana: “le persone accomodanti, tranquille e timide la annoiavano”.

Questo binomio, questa lotta interna, esiste in alcune persone più intensamente che in altre e la sua storia, mi ha fatta sentire meno sola. Ho letto in lei pensieri simili ai miei e credo che da quel piccolo dettaglio della spilla, si possano leggere delle scelte di vita.

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Ritratto dell'artista di Marion H. Beckett

Spesso sento amiche e conoscenti, avere difficoltà nella definizione della propria immagine: e qui spero di poter essere d’aiuto dicendo: leggete, guardate film e trovate figure che hanno vissuto o stanno vivendo storie o momenti simili ai vostri. Un’ulteriore esempio ce lo fornisce Isabella Rosellini agli Oscar 2025, condividendo con noi due dettagli, oltre che eleganti, estremamente personali: il velluto blu dell’abito come omaggio all’amico David Lynch, ma soprattutto gli orecchini di sua madre Ingrid Bergman, che indossò per il film Viaggio in Italia e portò agli Oscar del 1975 per Assassinio sull’Orient Express. Trovo che la sua volontà di esprimersi in modo così personale e sereno, sia rara: «Ho portato la mia storia, ho cercato di raccontare la mia storia».

2025 Vanity Fair Oscar Party Hosted By Radhika Jones – Arrivals

Isabella Rossellini durante la serata degli Oscar - Getty Images

Questo insieme di pensieri, appunti e racconti spero possa aver dato uno spunto per chiedervi cosa di quello che indossate è stilisticamente vostro e perché lo è. Ogni giorno, quando scegliete un accessorio o un capo, giratelo, nascondetelo o mettetelo in mostra, ma credo sia importante che per prima cosa scegliate voi stessi, a piccoli passi, partendo da un dettaglio.

Concludo con una frase che adoro di Georgia O’Keeffe: «I’ve been absolutely terrified every moment of my life and I’ve never let it keep me from a single thing that I wanted to do», cioè "ho avuto paura in ogni momento della mia vita, ma non ho mai lasciato che questo terrore mi impedisse di fare qualcosa".

© Riproduzione riservata

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