
Provocatorio, eclettico, ironico e divertente. Il marchio Driade, nato nel 1968, ha segnato la storia del design italiano con una visione dell’abitare molto innovativa.
Adesso il suo nuovo spazio espositivo affacciato sul Naviglio, alle porte di Milano (Al- zaia Trieste, 49, a Corsico) affianca i pezzi più amati dell’archivio storico agli arredi più recenti.
A Marco Pozzo, nuovo amministratore delegato dell’azienda (nella foto di apertura), abbiamo chiesto di raccontarci come ha messo in re- lazione l’eredità del marchio con il futuro.

È un nuovo inizio per Driade?
«Una ripartenza e un progetto di rilancio. Abbiamo lavorato a una sezione di archivio e deciso di esporre i prodotti storici perché è da lì che deve ripartire la visione del futuro».
Driade è un marchio gioioso che ha accolto designer di grande fama e molto diversi tra loro. Lei viene dalla moda: che cosa ha portato del suo mondo?
«È un’unione che da sempre genera frutti interessanti, che a volte viene criticata, altre volte osannata».
E secondo lei?
«Il design rende l’oggetto funzionale e durevole ma anche qualcosa in cui identificarsi. La moda propone abiti in cui identificarsi anche se per tempi più brevi».

Si parla molto dell’importanza degli archivi.
«Lavorare sul patrimonio storico mi ha allenato alla visione strategica e quindi alla costruzione di ulteriore valore per Driade. Il suo fondatore, Enrico Astori, insieme con la famiglia gli ha dato un’impronta riconoscibilissima».
Lei ha lavorato per Alessi, Zegna e ora per Italian Creation Group, tre grandi realtà del “made in Italy”.
«È la forza di molte aziende del nostro Paese che sono riuscite a resistere per generazioni. Ridefinire Driade è una sfida. Diversità e inclusività appartengono al marchio da 50 anni e vogliamo continuare su questa strada. Ripartiamo dallo studio dei designer storici ma allo stesso tempo abbiamo chiesto a quattro talenti molto diversi tra loro, al fashion designer Marcelo Burlon, al rapper Sfera Ebbasta, al player di e-sport Giorgio Calandrelli e all’artista Omar Hassan, di realizzare alcuni pezzi. I prodotti li lanceremo in autunno».
Come sarà la casa post pandemia?
«Sarà più bella perché, avendoci trascorso molto tempo, abbiamo capito come abitarla meglio. E se il luogo che abitiamo ci fa stare bene, tutta la vita migliora».
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