C'è un momento preciso nel film The Vampire (pellicola muta del 1915) in cui Theda Bara, nome d'arte di Theodosia Burr Goodman, guardando con sufficienza l'amante, mostra il trucco occhi in tutta la sua potenza; un make-up nero intenso che nessuna donna di giudizio dell'epoca avrebbe mai indossato. Ci avevano provato prima nell'Antico Egitto, sfumando il khol nero lungo il contorno, poi però il tempo passa e un maquillage così deciso e scuro non era proprio pensabile. Fino a Theda, che con il suo trucco da “vamp” (così nacque un termine ancora oggi usato per definire una donna sexy) e gli abiti "scandalosi", riuscì a ipnotizzare gli spettatori. Se all'inizio fu snobbato, negli anni Venti “gli occhi fumosi” - come venne ribattezzato nell'Italia fascista questo accostamento di chiaroscuri - assunsero una connotazione più aristocratica e malinconica con la sfumatura verso il basso e il nero di nuovo protagonista.

Era l'indizio di tutto quello che sarebbe successo dopo, quando nell'epoca dell'ottimismo per eccellenza – gli anni Ottanta – sulle palpebre delle donne esplosero originalissime multicromie: gli ombretti blu, azzurro, verde, viola – tutti rigorosamente brillanti – divennero uno strumento espressivo per dire che la Vamp era tornata, ma in una versione pop.

Grafici, coloratissimi, quasi sovversivi, gli smokey eyes sono sempre stati più che un semplice trucco occhi. Erano e sono ancora oggi un modo per comunicare sensazioni ed emozioni; d'altra parte lo sguardo dice sempre molto di noi e se gli occhi sono lo specchio dell'anima, niente di meglio che dare a una sfumatura sulle palpebre il potere di inviare un messaggio preciso.

Non è un caso, infatti, che nei decenni successivi – l'epoca delle crisi economiche, dei fallimenti e della tecnologia che sembra sfuggire di mano – lo smokey eyes abbracci colori più soffusi, quasi impercettibili, aprendosi a un infinito mondo di possibili accostamenti. Lo smokey eyes, insomma, diventa sempre più una scelta individuale, scevro da qualsiasi legame con tendenze definite, diktat e regole da manuale. Al nero e al grigio antracite si affiancano colori pastello e nuance della terra delicate e allo stesso tempo definite: non c'è un solo modo di interpretare “l'occhio fumoso” e tutto dipende dall'effetto ricercato. Si passa così «dalla donna che incarna eleganza e glamour - racconta Simone Belli di L'Oréal Paris alla sfilata di Elisabetta Franchi A/I 2020-21 - e che sceglie il nude come codice di seduzione, in tutte le sue diverse nuance», alla femme fatale e «senza limiti» di Phillip Plein avvolta in stampe leopardate, stivali dorati altissimi, abiti con frange e glitter in oro metal e il suo immancabile smokey extra dark. Il fil rouge che unisce questi due mondi opposti è evidente: la donna è «sempre consapevole, è libera di essere ciò che sente e che desidera», conclude Belli.

Ed eccoci, quindi, a esplorare tutte le varianti proposte alle sfilate Autunno/Inverno 2020-21: dalle tonalità bronzo e oro metal di Tom Ford, allo smokey eyes dal mood anni Settanta/Ottanta di Philosophy di Lorenzo Serafini (ispirazione Patty Pravo) e Genny, dal trucco occhi nero come unico elemento del look visto nel backstage di Antonio Croce fino alle sfumature quasi impercettibili sulle palpebre delle modelle di Alberta Ferretti – un beauty look che la make-up artist Lucia Pieroni definisce «The best version of yourself con tocchi di luce e ombre delicate» - e di N°21. Con un'eccezione che potrebbe diventare the next big trend: una cascata di glitter multicolore e multidimensionali nella parte inferiore dell’occhio su base naturale e flawless (è il make-up proposto da Giulio Giulio Panciera alla sfilata di Vivetta). Il risultato è un beauty look femminile e audace, praticamente coraggioso, una qualità necessaria per i tempi che corrono.

Se non siete ancora convinte di voler osare fino a tanto, abbiamo per voi un'alternativa, perfetta per comunicare il vostro lato più “strong”: puntare sull'eyeliner giocando con forme unconventional. Un look come quello proposto, per esempio, da Dominic Skinner di MAC Cosmetics nel backstage di Marco De Vincenzo: una riga oversized, rotonda all'estremità, abbinata a una palpebra very black.

Un po' anni Novanta un po Thera Bara anche se non siamo più Vampire e non dobbiamo scandalizzare chi ci guarda. Al contrario: oggi non c'è niente di più “rassicurante” (per chi ne sente il bisogno) di una donna che ama giocare con il make-up e con la sua identità.
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Credit ph: Daniela Losini, Cristina Troisi, Kimberley Ross, Tom Ford, Toni&Guy, Sebastian Professional
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