Intrecci Tribali
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AI 2011: le trecce diventano intricati disegni ornamentali che interpretano echi tribali e tradizioni etniche di varie origini ed epoche.
I capelli intrecciati in diverse fogge sono sotto i riflettori da qualche stagione ormai, riportati in auge soprattutto dal giovane designer Alexander Wang, di cui rimane celebre la collezione P/E 2010 che lanciò una celebre versione di treccia laterale scomposta ad arte comparsa da allora in infiniti cloni.
Per l'A/I 2011 gli intrecci si sono trasformati in intricati disegni ornamentali che interpretano echi tribali e tradizioni etniche di varie origini ed epoche. Dal decorativismo Africano alle acconciature vichinghe o celtiche d’ispirazione mitologica fino alle ordinate scriminature sintesi di immaginari amish, yiddish e vittoriani.
Erin Fetherson ha reinterpretato il celebre bandeau alla Yulia Timoshenko, l’ex premier ucraina, posizionandolo come una fascia sulla fronte e impreziosendolo con un cordoncino dorato.
Da Etro - che da sempre rilegge sublimandolo il gusto etnico - hanno sfilato creature luminose le cui chiome intrecciate dalla sommità del capo si univano in un morbido chignon sulla nuca. Disegni simili da Felder Felder , Irina Shabayeva e John Rocha mentre da Ohne Titel la capigliatura suddivisa ordinatamente in quattro piccole trecce lasciava pulito il viso per poi liberarsi in un liscio composto sulle spalle. O ancora da Aminaka Wilmont creature tra il ferino e il vampiresco, dagli occhi mannari, esibivano sottili venature intrecciate che formavano disegni complessi sulla nuca.
Vivienne Westwood ha interpretato l'immagine di una guerriera contemporanea, che cita la regina Boadicea e i popoli celtici, proposta in una versione meno “selvaggia” anche da Kenzo dove due trecce laterali si uniscono alle estremità formando grandi anelli sulla schiena.
Le varianti non si contano: quel che importa è la padronanza nell’intreccio da interpretarsi con la sfumatura e l’ispirazione più intonate al proprio look e più adatte alle lunghezze delle proprie chiome.
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