Fotogallery «Le vetrine sono happening permanenti»
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Alla scoperta della creatività e del talento che si nascondono dietro il blog journaldesvitrines.com. La vetrina web di Stephanie è il suo diario creativo, la sua fonte d’ispirazione e i suoi archivi di moda. Quando cliccherete su questa intervista magari sarete reduci da un’intera giornata in cui avrete lavorato, corso qua e là e guardato un po’ di vetrine. Ecco, è di questo che vogliamo parlare: guardare le vetrine.
Alla scoperta della creatività e del talento che si nascondono dietro il blog journaldesvitrines.com . La vetrina web di Stephanie è il suo diario creativo, la sua fonte d’ispirazione e i suoi archivi di moda. Quando cliccherete su questa intervista magari sarete reduci da un’intera giornata in cui avrete lavorato, corso qua e là e guardato un po’ di vetrine. Ecco, è di questo che vogliamo parlare: guardare le vetrine. Vi siete mai chieste per quale motivo ci fermiamo davanti a una vetrina piuttosto che davanti a un’altra? Perché entriamo in certi negozi subito dopo aver fissato intensamente un articolo in esposizione dietro una pesante vetrata trasparente? Per capire quali sono le regole del “negozio nel negozio” costituito dalle vetrine, abbiamo incontrato Stephanie Moisan di journaldesvitrines.com, un blog dedicato ai migliori allestimenti delle vetrine, per lo più a Parigi. Creato nel 2006, il blog nasce dal desiderio di celebrare queste fantastiche installazioni di moda temporanee, e di poterle in qualche modo “archiviare”. Stephanie è stata una studentessa della prestigiosa scuola d’arte ESAG Penninghen . Ha iniziato come designer di gioielli per poi passare all’home design e infine all’interior design per gli eventi. Ama disegnare e fotografare e lavora come scenografa freelance, curando il design delle vetrine di diversi brand di lusso. Parlando con lei abbiamo scoperto quali sono le tendenze del momento, che cosa serve per creare una bella vetrina e abbiamo avuto l’opportunità di uno sguardo esclusivo sul mondo delle vetrine di moda.
Qual è l’ultima fermata del tuo tour di vetrine?
Gucci su rue Royale, a Parigi, una vetrina ispirata al viaggio creata con un’enorme cartolina di sfondo e manichini di fronte a una vetrata dipinta con riflessi di paesaggi.
Qual è l’ultimo regalo che ti sei fatta?
Una giacca.
Ti piacerebbe stare dentro una vetrina?
Non molto, in realtà il mio ruolo è dietro le quinte.
Le tue vetrine sono come finestre aperte o chiuse?
Spero che siano aperte.
Sei una insider o una outsider?
Sono più un’outsider. Seguo il posizionamento dei marchi, ma unendo al loro marketing mix strategico alcuni codici specifici della vetrinistica.
Qual è la funzione principale di una vetrina?
Catturare l’attenzione di chi cammina lungo la strada o è seduto in macchina e trasmettere emozioni. Una vetrina riuscita crea il desiderio di entrare nel negozio. È un vero mezzo di comunicazione che rappresenta un forte valore d’immagine per un brand.
Una vetrina può essere riprodotta online?
È essenziale avere una certa coerenza tra l’esperienza online del brand e quella offline; più che di riprodurre una vetrina su un sito web, si tratta di usarla come base per la comunicazione. Si possono prendere ad esempio marchi come Lanvin, o negozi come Colette, che sui loro siti web mostrano con regolarità le loro vetrine.
Una vetrina non è fatta prima di tutto per mettere in mostra una selezione di articoli?
No, il primo obiettivo è quello di fermare i passanti; è uno strumento chiave per accrescere gli ingressi in negozio. Bisognerebbe pensare alle vetrine come a happening permanenti del negozio, essenziali, perché l’allestimento nel suo complesso costituisce l’interfaccia tra l’ambito privato e quello pubblico.
Qual è l’ultima vetrina memorabile davanti alla quale sei passata?
La vetrina “la sposa e lo sposo” di Lanvin. Le movimentate illustrazioni di uomini e donne insieme mi hanno davvero colpita; in quel momento, poi, formavano un contrasto con la vetrina tutta metallica di Hermès dalla parte opposta di rue du Faubourg Saint Honoré (Parigi). È molto difficile sceglierne una sola... Di molte vetrine ci sarebbero cose interessanti da dire. Se dovessi sceglierne una, direi il flagship store Louis Vuitton sugli Champs Elysées. Principalmente per la location: il negozio è gigantesco ed è un autentico teatro del retail.
Arte nella moda o moda nell’arte?
È ormai da tempo che tra le due c’è una forte interazione. Il numero e la rilevanza delle collaborazioni sono aumentati negli ultimi dieci anni. Se da un lato ciò accresce effettivamente la credibilità di un brand di moda, è molto interessante vedere come al giorno d’oggi le gallerie d’arte o gli artisti usano gli spazi commerciali per vendere le loro opere. Un esempio recente si può vedere nel progetto Paris & Créations / Galeries Lafayettes sulle vetrine ispirate ai musei; l’idea era che ciascuna vetrina si riferisse a un museo in particolare.
Che cosa ne pensi della vetrina di Dolce e Gabbana allestita dalle blogger durante l’ultima Fashion Week milanese, a febbraio?
È una conferma dell’influenza che i blogger hanno sulla moda. Non più riservata a un’élite, la moda è diventata democratica come risultato di una rivoluzione interna; così mi pare logico che i blogger entrino anche negli spazi retail.
Un blog può sostituire una vetrina?
No, sono due cose complementari, in quanto ciascuno crea una forma diversa di consapevolezza e trasmette diverse emozioni.
Quando stai eseguendo un allestimento, lo vedi sempre come una modalità di rappresentazione?
Vedo le vetrine più come un viaggio, una passeggiata nell’universo di un brand.
Che cosa riflettono in questo momento le vetrine di Parigi?
I gusti del momento dei parigini, anche se la merce tende a essere uniforme e a seguire il processo di globalizzazione.
Una vetrina da vedere, per desiderare o in cui entrare?
Tutto insieme.
La creazione di una vetrina è una performance?
È una performance nel senso che è una storia visiva che si pone al servizio di un brand e in supporto di una collezione.
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