Il ministro che non aggiustava i rubinetti
Che cosa farà d’ora in avanti Yanis Varoufakis, l’istrionico ministro delle Finanze greco costretto da Alexis Tsipras a rassegnare le dimissioni per favorire le trattative con l’Europa?
Che cosa farà d’ora in avanti Yanis Varoufakis, l’istrionico ministro delle Finanze greco costretto da Alexis Tsipras a rassegnare le dimissioni per favorire le trattative con l’Europa? Adesso parlarne male
è come sparare sulla Croce Rossa e il ministro espiatorio mi fa sinceramente un po’ di tenerezza, tanto quanto l’antipatia che mi aveva suscitato quando usava il palcoscenico della crisi greca per dare voce al proprio narcisismo.
È il tipo d’uomo che mi ha sempre spaventata: intellettuale egoriferito, dandy testosteronico concentrato sulle proprie belle gesta, teorizzatore della sua libertà senza misure, due mogli, una Yamaha e molte donne che lo acclamano. No, decisamente non è il mio genere; sono sicura che non sappia neppure riparare un rubinetto, cambiare una lampadina e non abbia mai innaffiato una pianta. Scapperei a gambe levate annusando il pericolo e comunque il problema non si porrebbe perché neanche io sono mai stata il suo genere. Però sarei curiosa di vedere che cosa farà il professore di Teoria economica, che sulla crisi ha costruito una carriera e in T-shirt grigia e camicie turchesi fuori dai pantaloni ha sparato a palle incatenate contro «i ricattatori della troika» (parole sue). Mi interessa non perché penso che cambierà i destini dell’umanità, ma come si guarda a un giocatore d’azzardo, cercando di indovinarne le prossime stupefacenti giravolte.
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