Gerard Butler: «La donna a cui devo tutto»
L'attore scozzese è al cinema con Geostorm. Nel film cerca di salvare la Terra, a noi ha raccontato chi ha salvato lui.
Lo rincontro in un hotel di lusso al centro di Roma dove Gerard Butler, 47 anni, è venuto a presentare (da solo, dettaglio non trascurabile per le amanti del gossip) il film apocalittico Geostorm, thriller ecologista che mette in scena la fine del mondo per colpa di un cataclisma universale.
C’è solo una persona che può salvare la Terra, e quella persona, ovviamente, è lui. Divenuto famoso come l’impavido condottiero Leonida del kolossal 300 al grido “This is Sparta”, ma anche come eroe romantico in film che l’hanno visto fare coppia con le dive più affascinanti di Hollywood (da P.S. I Love con Hilary Swank a Quello che so sull’amore con Uma Thurman e Catherine Zeta Jones), l’attore scozzese di nascita e americano di adozione torna al cinema con un altro grande ruolo da protagonista. Coraggioso ma irascibile, veste stavolta i panni di Jake, esperto costruttore di satelliti, nonché fratello litigioso di Jim Sturgess.
Proprio lui, che di contrasti in famiglia – mi racconterà tra poco – se ne intende. Mi saluta stringendomi la mano, mi accorgo che la sua è ferita. Niente di grave, giusto qualche crosticina sulle nocche, un ricordo tangibile dell’incidente di qualche giorno fa, quando l’hanno preso in pieno mentre guidava la sua bici a Los Angeles. Prima di iniziare gli chiedo come stia adesso: “Bene, solo un po’ stanco… mi sa che sto invecchiando”.
Macché, i sex symbol non invecchiano.
Capita anche ai migliori. Me ne sono accorto proprio girando Geostorm, essendo un film d’azione dovevo correre, saltare, cadere, venire colpito, una bella fatica! A quasi cinquant’anni mi diverto, ma inizio ad accusare quanto sia estenuante fisicamente.
Però ruoli come questo continua ad accettarli con un certo entusiasmo.
In questo caso ero attratto non solo dal livello epico della storia, di grande impatto visivo tra effetti speciali e scenografie spettacolari, ma anche dal livello umano. E’ profondo, esplora le relazioni familiari. Da una parte il racconto di un uomo che cerca di contenere il suo carattere ribelle, tentando di essere nel frattempo un bravo padre e un buon fratello. Dall’altra c’è la catastrofe mondiale, il complotto politico, un film che è anche un monito su quello che potrebbe accadere domani al nostro pianeta. Spero che la gente esca fuori dalla sala divertita, ma anche pensierosa, con la preoccupazione: “Come possiamo evitare un disastro ecologico su scala mondiale?”.
A proposito, lei cosa fa ogni giorno per salvaguardare il pianeta, nel concreto?
Beh cerco di ridurre al minimo l’impatto della mia presenza: limito le emissioni inquietanti, riciclo il più possibile, provo a ridurre i consumi di acqua e di luce. Poi sono impegnato nel sociale su più fronti, porto avanti campagne di sensibilizzazione e beneficienza dando il mio contributo a popolazioni che hanno bisogno di aiuto. Penso a Houston e ai Caraibi. Uso la mia popolarità ben volentieri per rendere il pubblico più attento e consapevole. Siamo uomini, abbiamo costruito tecnologie super sofisticate per controllare e monitorare gli eventi climatici, mi domando solo come mai ce le siamo fatte sfuggire di mano.
« Il mio eroe è mia madre: ha tirato su tre figli senza padre e con appena 14 dollari in tasca »
Per questa sua nuova performance c’è già chi l’ha paragonata a Bruce Willis in Armageddon. Lo prende come un complimento?
Certo! Sa che il mio primo provino fu proprio per Armageddon? Non per il ruolo principale, ovviamente. Era un piccolo ruolo che neanche riuscii a ottenere. Andò malissimo, fui una frana, per nulla convincente… non ne conservo un buon ricordo. Però Bruce è tra gli attori che mi ispirano di più. Anche se per Geostorm il mio riferimento erano uomini non famosi ma ugualmente straordinari: gli scienziati e gli astronauti che abbiamo conosciuto durante le riprese a New Orleans, è stato emozionante parlare con loro, muoverci tra le strutture della Nasa…
Intende dire che i suoi eroi sono persone comuni?
Il mio supereroe si chiama Margaret. Anche detta mia madre. Ha tirato su tre figli senza padre e con appena quattordici dollari in tasca. Ha lasciato casa quando avevo due anni implorando l’Air Canada di farci salire a bordo. Non aveva titoli di studio, ma ha fatto le scuole serali più avanti, insegnandoci il senso del sacrificio, dell’impegno e della dignità. In tutta la mia vita ho sempre provato a ripagarla, prima studiando per diventare avvocato, poi facendo l’attore.
C’è qualcosa che accomuna le due professioni della sua vita?
La concentrazione e l’esibizione. In entrambi i casi, con la toga o con il costume di scena, sei su un palco, esposto, e devi convincere il pubblico. Quando ci ripenso mi fa effetto: di questi tempi anni fa riflettevo se intraprendere la carriera di civilista o penalista… ci pensa quant’è strana la vita?
Se non erro in realtà c’era una terza professione che sognava di fare, ma non sembra averci creduto abbastanza…
Si riferisce alla musica, vero? Mannaggia a me e a quando dichiarai di voler fare un album! La verità è che suonavo da ragazzo, avevo una band ai tempi dell’avvocatura, e sì, mi piacerebbe concedermi a quest’altra mia grande passione, ma sono troppo impegnato per dedicarmici veramente.
Non era “volere è potere”?
Non è facile se lavori su sei film diversi, di cui quattro prodotti da te! Mi piace produrre pellicole in cui credo, e anche avere una vita piena di progetti… L’unico lato negativo sa qual è? Il tempo. Non ne ho per la vita privata, figuriamoci per una carriera musicale. Giusto un musical potrebbe risolvere la situazione, così abbino cinema e musica. Chissà!
Meglio un musical o un film di supereroi, genere che va per la maggiore, in cui viene magari salvato da una donna?
La seconda opzione non mi dispiacerebbe. Magari da Wonder Woman. Ho adorato il film, Gal Gadot è una mia cara amica, oltre ad essere brava e affascinante ha anche una bellezza interiore straordinaria. Come uomo e come attore non ho nessun problema ad essere salvato da una donna, lo scriva. Anzi, se a fine film ci facessero fare un bel viaggetto insieme sarebbe il top!
Mi ha parlato di sua madre, dei suoi fratelli che mi dice?
Ho ripensato a lungo al rapporto che ho con loro per interpretare al meglio il ruolo di un fratello in perenne conflitto con il suo in Geostorm. Ho provato a restituire tutto il senso di competizione e frustrazione per non essere compresi l’uno dall’altro fino in fondo. Un po’ mi sono ispirato a mio fratello Brian: è il maggiore, eppure si caccia sempre nei guai, fin da ragazzino. Ci scambiamo ruoli da una vita, nel senso che sono costretto a fargli da fratello maggiore e occuparmene io. Ricordo che discutevamo spesso su questo, gli dicevo: “Oh ma il fratello maggiore sei tu, non io: mi vuoi dare il buon esempio?”. Sognavo qualcuno che mi facesse non dico da padre, ma almeno da modello, invece lui era il re dei ribelli. (ride, ndr). Capita.
Cosa sente di aver imparato in tutti questi anni di carriera?
Ho capito che il benessere viene prima di tutto. Prima del lavoro, prima delle distrazioni, devi occuparti di te stesso. A un attore come me capita di tutto: ti chiedono di mettere su 12 chili di muscoli per un film, per quello successivo di perderli e trasformarti fisicamente, non è facile e non è sano. Io ancora pago le conseguenze degli sforzi fatti per alcuni film che poi non mi hanno portato a ciò che volevo. Devi impegnarti e concentrarti se vuoi arrivare in alto, ma anche tenere a mente che c’è una vita che merita di essere vissuta oltre il cinema.
Se potesse tornare indietro cosa cambierebbe?
Direi al me stesso più giovane: "Divertiti, fai escursioni all’aria aperta, vai in bici, in campeggio, goditi la vita più che puoi". E’ quello che sto provando a fare in questa fase della mia vita, in cui ascolto molta musica e provo a viziarmi e stare bene. Peccato che il tempo sia poco: guardi, anche il nostro è scaduto. Mi attende un volo per la Bulgaria, dove, indovini un po’, vado a girare un altro film. E mi faranno pure tagliare questa barba che vede e che mi fa compagnia da qualche tempo ormai. Conto di sopravvivere anche a questa, le farò sapere.
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