Elisa: Ho una famiglia rock. E funziona
Si porta i bambini in concerto, non si allontana mai dalnmarito e a sua madre dà carta bianca perché, dice, è una magnifica ribelle. Allanvigilia del suo tour la cantante racconta a Grazia il suo mondo più privato. Mananche di suo padre, uscito di casa quando lei era piccola e ancora non sapevanche quell’assenza sarebbe diventata la sua musica
nnnnnn«I miei bambini? Li porto con me in tour», mi dice Elisa. «Emma ha iniziato quando aveva cinque mesi. Sono venuti con noi anche in Spagna, a Parigi e mia figlia negli Stati Uniti. Lei è la più selvaggia, si adatta a ogni cambiamento. Sebastiano è più delicato: vedremo come reagirà questa volta». Una famiglia rock in giro per l’Italia: Elisa, Andrea Rigonat, suo marito e chitarrista della band, Emma, 7 anni appena compiuti e Sebastiano, 3. La prima tappa di On Tour è a Firenze l’11 novembre, l’ultima ad Acireale il 7 dicembre. Prevedo un mese decisamente impegnativo.
Con la cantante friulana di Monfalcone, che compirà 39 anni il 19 dicembre, ho molto in comune. Ho passato anch’io la mia infanzia nel Carso, non lontano da Trieste, e come lei mi sento perfettamente a mi agio nella natura aspra. Grado, dove Elisa si è sposata un anno fa, è anche per me un luogo del cuore e sua madre assomiglia alla mia: uno spirito libero, fuori dalle regole. Fare un’intervista con qualcuno con cui senti molte affinità è già una strada in discesa. Elisa al nostro appuntamento è un po’ in ritardo, ma anche questo, come vedrete, racconta qualcosa di lei.
Durante questo mese da nomadi, Emma salterà le lezioni della scuola elementare?
«No, segue un programma a distanza con un tutor, che è anche la sua tata. Proprio perché viaggiamo spesso l’ho iscritta a una scuola privata internazionale con diverse sedi in tutto il mondo, che consente di seguire le lezioni via Skype. Quando rientreremo a Monfalcone, Emma riprenderà a studiare con gli altri bambini della classe».
Questo tour porta in scena i brani del suo ultimo disco, On, che ha segnato il ritorno alle canzoni in inglese. Lei ha definito l’album “estroverso e pop”. Saranno così anche i concerti?
«Questo nuovo progetto mette al centro soprattutto la musica. Mi mancava il palco nel senso più fisico e autentico: non avevo voglia di avere uno show troppo intellettuale. Preferivo lasciarmi andare a qualcosa di più semplice e vero».
Appena scrive una canzone, si confronta sempre con suo marito Andrea, chitarrista della band?
«No, altrimenti ci uccideremmo. Ho sempre fatto così: all’inizio devo concentrarmi e stare sola. In altre fasi, invece, viviamo in simbiosi oppure gli affido completamente il lavoro».
Nel suo On Tour canterà anche il brano Bruciare per te. È una canzone d’amore, ma nel video ci sono anche un papà e una bambina che fugge. Perché?
«Il testo è una dichiarazione d’amore per Andrea, mentre il video spiega le radici di quel sentimento così intenso. Racconta una parte della mia storia, il dolore che ho provato da piccola per mio padre che se ne è andato. E il superamento di quella sofferenza quando ho trovato finalmente una persona d’amare».
Sua padre era assente, imprendibile, aveva un’altra famiglia. Raccontarlo per la prima volta a tutti, attraverso queste immagini, è stato un modo per dire che si è lasciata alle spalle quel dolore?
«Sì, è stato molto importante per me. Dedico il video a tutte le donne che da bambine non hanno avuto il supporto di una figura paterna. La mia canzone è un messaggio positivo, dà speranza. È come se dicessi loro: “Tenete duro, trovate una strada”. Noi abbiamo qualcosa di diverso nel dna rispetto alle ragazze che hanno avuto fin da piccole l’approvazione del padre. Loro hanno un’altra sicurezza. Noi, invece, abbiamo dovuto conquistare la femminilità».
Indossa spesso abiti bellissimi, molto femminili, ma non faccio fatica a immaginarla a 14 anni mentre girava per Monfalcone con lo skateboard come un maschiaccio.
«Sono due lati opposti di me. Ma oggi è diverso da quando ero adolescente. Da piccola non mi sentivo credibile come donna, proprio perché mi è mancata la figura paterna. Ci sono cose tipiche che fanno le bambine: mostrare dopo cena alla famiglia il cerchietto nuovo, la gonna, il saltello imparato a danza. E di solito c’è un papà che dice: “Che bella che sei”. È la prima gratificazione che si riceve da una figura maschile ed è il riconoscimento della femminilità».
Pensa che la sua arte, la sua musica, siano legate a queste emozoni vissute durante l’infanzia?
«Non credo che la sofferenza tiri fuori il talento. Funziona però come la legna: ci dev’essere già il fuoco, cioè l’indole giusta, per bruciare. La passione esorcizza il male, lo trasforma».
Com’è invece Elisa come mamma? Una donna fisica, che bacia, abbraccia i suoi figli?
«Sì, molto. La sera sono il loro cavallino: tutti e due, insieme, salgono sulla mia schiena e devo portarli in giro per il soggiorno. Amano essere lanciati sul divano, trascinati in giro e alla fine devo farli roteare in aria».
Non mi dà l’idea di una mamma apprensiva.
«Il grande dubbio che abbiamo noi genitori è capire fino a che punto è giusto proteggere i nostri figli. La risposta che mi sono data è che dobbiamo cercare di non interferire con le loro esperienze, scegliendo per loro».
Quando si sente sbagliata come mamma?
«Non sono brava a organizzarmi, la gestione del tempo e dello spazio non sono il mio forte, entro in confusione, mi faccio prendere dall’ansia (è per questo che era in ritardo per la mia intervista? ndr). Se ho quattro ore e devo fare tante cose, non riesco ad arrivare a tutto. E poi lavoro tanto: quando Seba mi dice “Mi manchi”, sento un dolore nella pancia, come mi avessero infilzato un coltello».
Una volta ha detto: «Non ho solo due figli a cui badare, ma anche un marito». È davvero così?
«Su alcune cose lui è un disastro: si dimentica tutto, compleanni, inviti a cena. Ma sulla disciplina e le regole da dare i figli è bravissimo. Io faccio più fatica. Insomma, ci compensiamo».
Il 2017 sarà un anno speciale: compirà 40 anni e festeggerà i 20 anni di carriera. Sta già pensando a una festa?
«Sì e sarà incredibile: amo i compleanni. Per i miei 18 ho organizzato una specie di moto-raduno di Harley Davidson con tema ispirato agli anni 70. Per il ventennale di carriera, ho già qualche idea ma non posso rivelare nulla: è una sorpresa»
Sua madre Silva nel 2001 l’aveva aiutata a trovare le parole di Luce, la canzone che l’ha fatta vincere al Festival di Sanremo. Oggi è orgogliosa di lei?
«Sì, soprattutto da quando ha avuto i nipoti. Prima viveva un po’ come un impiccio avere una figlia famosa come me: la disturbava che la gente ci fermasse per strada. È uno spirito libero, senza convenzioni. Ma ora ama fare la nonna rock’n roll».
Vale a dire?
«Un po’ selvaggia, una ribelle: con i miei figli mangia sul divano, dà le salsicce in mano senza piatto. Loro la adorano, perché a suo modo è saggia. E credo che avere una nonna e una mamma come noi sia un regalo».
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