A passeggio per Reggio Emilia: dove andare e cosa vedere
Un giorno o un weekend bastano per entrare nell'atmosfera della bella cittadina di Reggio Emilia. A piedi o in sella a una bicicletta, il tour inizia dalle piazze e si completa a tavola, davanti a un piatto di tortelli, un tagliere di salumi e un buon bicchiere di vino rosso.
Abbiamo chiesto all’illustratrice Silvia Castagnoli di rappresentare la sua città utilizzando il suo occhio e il suo stile artistico, e di raccontarci, prima con il disegno e poi con le parole, i suoi luoghi e i piatti del cuore, oltre alle cose da fare e da vedere a Reggio Emilia.
Così da ispirare nuovi viaggiatori curiosi e appassionati a partire alla scoperta di un piccolo angolo d’Italia fuori dalle solite mete del turismo di massa.
Cosa vedere a Reggio Emilia
Tra le piazze più affascinanti, c’è la rinascimentale piazza Prampolini, o piazza Grande, il cuore pulsante della città e sede dell’allegro mercato settimanale.
Su di essa si affacciano il Palazzo del Comune, la Torre del Bordello, la Cattedrale, il Battistero, il Palazzo delle Notarie e il Palazzo del Podestà con la Torre dell'orologio. Quest’ultima, eretta nel 1216, ospita tre campane: il Campanoun (o Forcarola), il Bariloun e la Céca.
Lì vicino c’è un’altra piazza, San Prospero, collegata alla prima dal vicolo Broletto (luogo che anticamente ospitò l'area cimiteriale del Duomo e, in seguito, l'orto dei canonici).
Nota anche come Piazza Piccola, è uno spazio racchiuso da quinte neoclassiche e portici (a nord e sud), dalle absidi del Duomo (a ovest) e dalla mole della chiesa di San Prospero, patrono cittadino (a est).
Da non perdere, nel centralissimo corso Garibaldi, il tempio della Beata Vergine della Ghiara, meta di pellegrinaggio ma anche di appassionati di opere d’arte che qui possono ammirare i suoi affreschi e il pregevole organo monumentale.
Oltre al Teatro Ariosto e al Teatro Cavallerizza, un gioiello di Reggio Emilia è il Teatro Municipale Romolo Valli, caratterizzato da una magnifica sala a ferro di cavallo, impreziosita da una volta dipinta e da scintillanti decorazioni dorate.
E chicca delle chicche, la Sala del Tricolore, luogo in cui sono stati scelti i colori della bandiera italiana!
Anche gli amanti della musica non rimarranno delusi: la città ospita diversi teatri che propongono stagioni operistiche e concertistiche notevoli.
Dopo la full immersion d’arte e cultura, Piazza Fontanesi è il posto giusto dove rilassarti con un po’ di shopping o assaporare un drink in uno dei tanti localini con tavolini all’aperto.
E per chi cerca un po’ di frescura, il Parco del Popolo è un ampio spazio verde in pieno centro storico, nell'area occupata dall'antica "Cittadella", con piante rare e secolari, statue e busti di personaggi famosi.
«Godereccia, rivoluzionaria e innovativa», così è Reggio Emilia per l’artista, che spiega: «L’ispirazione per la mia illustrazione viene dal mio vissuto e dai racconti di chi è vissuto qui prima di me. Donne e uomini che dalla vendita di un carro armato della fine della Seconda guerra mondiale hanno dato vita, nel tempo, a un nuovo modo di fare scuola, diventato celebre in tutto il mondo. Un modo socio-costruttivista che insegna ai bimbi sin da piccoli a costruire la pace. Nella mia visione di Reggio Emilia Ludovico Ariosto si erge tra alcuni monumenti della città, come la chiesa della Ghiara o il teatro Valli, e alcuni elementi della natura, come la famosa Pietra di Bismantova. I colori, poi, ricordano la bandiera italiana, nata proprio qui a Reggio Emilia, città del tricolore».
Aprendo i cassetti della sua memoria, tra i ricordi più vividi di Silvia, «le piazze e i mercati tra i profumi dei forni e le luci del tardo pomeriggio. E quando salivo sul leone di Piazza San Prospero. Ricordo un muro bianco di nebbia mentre andavamo a prendere acqua da una fonte.
Non vedevo nemmeno il mio naso e mia mamma recitava: “La nebbia a gl'irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar;”. E in quel momento amavo la nebbia perché lì poteva davvero esserci il mare, era tutto così bianco che si poteva dipingere il paesaggio con quel che volevi, con l’immaginazione».
Tra i suoi luoghi del cuore, poi: «...mi piace perdermi con i bimbi al museo che è davvero affascinante, con tutti quegli animali e strane creature che fanno anche un po’ paura».
Per vivere una giornata in perfetto stile reggio-emiliano, l’artista consiglia:
«Un giro a piedi la mattina per le piazze, al mercato, tra un buon caffè e gustosi pasticcini. Da provare è l’erbazzone artigianale.
Fattasi l’ora di pranzo, si mangia bene ovunque e ogni luogo ha la sua caratteristica. Ce n’è per tutti i gusti anche se, a chi passa in questa città, consiglierei di andare dove si trovano i tortelli fatti a mano dalle zdore: verdi, di zucca con sughetto, alle patate, al radicchio... andrebbero assaggiati tutti!
Il pomeriggio la “vasca” in via Emilia è un classico: quand’ero ragazza si faceva più per incontrarsi con lo sguardo che per camminare o guardare i negozi.
Verso sera, le vie e le piazze pullulano di localini che offrono ottimi aperitivi».
Parlando invece di buona cucina, la disputa è tra tortelli e cappelletti in brodo:
«Ma io amo i tortelli verdi», dice Silvia «sono saporiti ma anche delicati. La pasta racchiude le erbe nostrane mixate con il nostro Parmigiano Reggiano, dosato a regola d’arte. Il burro fuso per condirli è delle nostre vacche rosse. Ne mangerei a volontà!
Amo anche i tortelli di patate, quelli ai funghi porcini, al radicchio o alla zucca. E impazzisco per le chizze salate, vuote o ripiene, ottime come stuzzichino insieme alle tigelle o ai taglieri di salumi e formaggi misti con salse agrodolci».
Ad accompagnare il tutto non deve mancare la bevanda tipica di Reggio Emilia, il Lambrusco «ma non si trova facilmente, bisogna cercarlo bene perché quello fatto con metodo tradizionale è di gran lunga superiore».
E per non rinnegare in alcun modo la tradizione, ecco il souvenir da portare a casa: «il mattarello, o la rotella tagliapasta, per cercare di replicare la magica sfoglia emiliana».
Grazia at home City Guideè un progetto nato nei mesi trascorsi in lockdown, quando la redazione di Grazia ha chiesto a una selezione di illustratori di raccontare la propria città vista da una finestra - così come abbiamo visto il mondo per lunghe settimane, a distanza da tutto e da tutti. Oggi, attraverso le loro parole, vi raccontiamo cosa c'è da vedere fuori da quelle stesse finestre, piccole grandi meraviglie italiane tutte da scoprire.
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