Vi sentite sempre in ritardo rispetto agli altri? È colpa del "tempo performativo" imposto dai social

Quella di essere "fuori tempo" è una sensazione sottile ma costante: che qualcun’altra sia sempre più avanti. Più in forma. Più serena. Più organizzata. Più realizzata. È colpa del tempo performativo.
Scrollate storie e feed, vi sembra di rincorrere una versione della vostra vita che non riuscite mai a raggiungere? Eppure fate tanto, forse anche troppo.
Allora da dove nasce questo senso cronico di ritardo?
Benvenute nell’epoca del tempo performativo, dove non conta più solo cosa facciamo, ma quando lo facciamo e quanto velocemente lo mostriamo.
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Che cos’è il tempo performativo?
È un tempo scandito da algoritmi, trend, “goal raggiunti” e paragoni silenziosi. È il tempo in cui a 25 anni dovresti “già avere una carriera brillante”, a 30 “pensare alla famiglia”, a 40 “riaverti in mano”, a 50 “essere al massimo della consapevolezza”. È il tempo che trasforma ogni fase della vita in una deadline. E ogni traguardo in un confronto.
I social, in tutto questo, non sono il nemico, ma il megafono. Costruiscono una narrazione dove tutto sembra succedere subito e meglio, e dove ogni attimo deve avere uno scopo: ispirare, insegnare, dimostrare qualcosa. Anche quando si parla di benessere.
L’ansia da tempismo perfetto
Non si tratta solo di FOMO (Fear of Missing Out, cioè la paura di perdersi qualcosa), ma di una pressione più sottile: quella di dover essere sempre nel momento giusto, con i tempi giusti.
Come se ci fosse una checklist universale da rispettare. E se non la stiamo seguendo… siamo “in ritardo”.
La verità? Non lo siete. Ma è normale sentirsi così in un’epoca in cui la lentezza sembra una colpa e il silenzio una debolezza. Dove si ha paura di “non arrivare mai”, senza sapere esattamente dove.
La buona notizia è che si può (e si deve) disinnescare questa logica. Non per tornare indietro, ma per rallentare in avanti, seguendo un tempo che sia davvero vostro.
Questo può voler dire: non postare tutto quello che vivete, lasciare spazio a giornate “invisibili” ma piene, smettere di misurare il valore delle cose solo in base a quanto sembrano utili, performanti, avanzate.
Perché non siete in ritardo. State solo seguendo un tempo che ha bisogno di più silenzio per essere ascoltato. E forse, proprio ora, siete esattamente dove dovevate arrivare.
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