Mini-guida per imparare a scegliere (e abbinare bene) il vino


Moda, lusso e femminilità gli elementi di una serata in boutique organizzata da cantine Pasqua in collaborazione con Falconeri durante La Vendemmia di Montenapoleone. E con i consigli della wine influencer The Wine Teller, l'occasione per mettere a punto una mini-guida alla degustazione (alla portata di tutti)
Lifestyle e bien vivre. Insieme alla inequivocabile femminilità che ci contraddistingue, al carattere glam e alla nostra tendenza a cogliere i tratti più distintivi della contemporaneità: anche per questo non potevamo perderci la decima edizione di La Vendemmia, evento organizzato da Montenapoleone District, che unisce le cantine più importanti d'Italia alla moda e al lusso.
E mentre la storica via del quadrilatero pullulava di appassionati di vino, esperti, influencer, blogger e curiosi, nella boutique Falconeri noi di grazia.it degustavamo buon vino.
A farci compagnia per tutta la serata, tre referenze a marchio Cecilia Beretta della cantina veronese Pasqua: il Brognoligo Soave DOC Classico 2018, il Freeda Rosé Trevenezie IGT 2018 e il Mizzole Valpolicella DOC Superiore 2017.
Calice in una mano, penna e taccuino nell'altra (si fa per dire), abbiamo raccolto i consigli di una nota wine tester e messo a punto una mini-guida alla degustazione adatta a tutti.

Wine Teller (nella foto sotto) è una giovane e sorridente storyteller enoica messicana, apprezzata per il suo modo di scrivere e di interpretare il mondo del vino con un approccio semplice, leggero ed efficace.
Ci ha dato alcune dritte su come si degusta un vino e sul tema degli abbinamenti a tavola. Giusto un assaggio per saperne di più - e farsi trovare pronte in caso di necessità -, anche per avvicinarsi a un mondo così vasto e così affascinante come quello del vino.
Ecco i suoi consigli in pillole.

Degustazione: how to
La prima regola per godere appieno un bicchiere di vino è di non bere caffè, non fumare e non mangiare caramelle o chewingum alla menta prima della degustazione. Per poter riconoscere i profumi del vino il palato deve essere privo di influenze esterne.
La sequenza di operazioni per la degustazione prevede un esame visivo del vino per cominciare. Si inizia a scoprire cosa c’è nel calice guardando il suo colore: un vino rosso, giovane, sarà di colore rubino vivace, con riflessi anche violacei. Invecchiando si schiarisce fino ad avere riflessi quasi aranciati.
Sul bianco, vale l'opposto: qui un vino più è chiaro più è giovane.

Dall'analisi visiva alla valutazione olfattiva
Dopo averlo osservato, si porta il calice al naso per valutarne la complessità e intensità di odori, i pregi e gli eventuali difetti.
Dapprima si annusa il vino a bicchiere fermo, poi nuovamente dopo aver roteato il bicchiere. Avvicinando il naso, si scorgono i profumi, o meglio le famiglie di profumi (che possono essere fruttati, floreali, etc.) e le particolarità del vino.
A seguire, la fase clou, l'assaggio, che dovrebbe confermare ciò che si è prima visto e definito con l'analisi olfattiva.

Il momento dell'assaggio
Si può inclinare il bicchiere fino a lambire i bordi (e volendo osservare di nuovo il vino in controluce). Fatto questo, finalmente, si procede assaggiando un piccolo sorso di vino.
Per riuscire a percepirne distintamente i sapori, le sensazioni tattili e per scaldarlo in modo da cogliere l'aroma per via retronasale, bisogna lasciarlo scivolare lentamente nella lingua.
Solo dopo averlo lasciato passare su tutta la lunghezza della lingua si deglutisce per sentire le sensazioni al palato e la lunghezza del gusto.

Rosso o bianco? Ecco l'unica regola valida per abbinare cibo e vino
La regola del rosso con la carne e del bianco con il pesce è (ormai) superata. Più che una scelta di colore, parlando di abbinamento con il cibo, vale il tema della complessità e della struttura di un vino. I vini freschi vanno con i sapori leggeri, quelli robusti con i sapori più forti.
Per ogni piatto, primo o secondo, di carne o di pesce, vince insomma la regola dell'armonia: il vino deve perfezionare, o meglio esaltare la ricetta, e non coprirla o sovrastarla.
Anche quel che si dice riguardo al fatto che durante un pasto sia meglio cambiare vino è infondato. Dipende dal tipo di vino e dalla sua versatilità: ci sono vini che vanno bene a tutto pasto, altri che invece si accostano perfettamente a un solo piatto. Come detto sopra, è importante che tra vino e cibo ci sia armonia, cioè che l'uno perfezioni, e non sovrasti, l'altro.
Ecco qualche esempio che abbiamo chiesto a Wine Teller.
«Il Freeda Rosé Trevenezie IGT è un rosé versatile, che va bene come aperitivo e abbinato a primi e secondi piatti leggeri (non troppo ricchi e complessi). È un vino molto femminile, che esprime l'unione perfetta tra aromi fruttati e speziati, rivela forte mineralità e freschezza, con un finale lungo e armonioso.
Agli amanti del bianco consiglio il Brognoligo Soave Classico DOC, un vino dal colore giallo tenue con riflessi verdognoli composto per una piccola parte anche da mosto che termina la fermentazione in barrique di rovere di secondo passaggio. Al naso questo bianco rivela note di camomilla, frutta tropicale e sentori di tostatura. È fresco e sapido, lascia un retrogusto di mandorla che si amalgama con la dolcezza all’olfatto tipica della Garganega. Trovo che in abbinamento a un fumante risotto alla milanese con ossobuco sia davvero eccezionale.
Per non scontentare gli appassionati di vino rosso, il Valpolicella Superiore Mizzole ha un colore brillante con riflessi rosso corallo. Al naso presenta intensi aromi di marasca, sottobosco e sentori tostati. Rotondo e morbido al palato è supportato da una freschezza che lo rende piacevole e ben equilibrato. Si abbina perfettamente ai primi piatti, ma bevuto in accompagnamento a un buon brasato è insuperabile.
In generale apprezzo tutti i vini di Cecilia Beretta, si ispirano ai valori della nobildonna Cecilia Beretta, una persona colta, elegante e raffinata, ma allo stesso tempo nota per il suo carattere forte e audace e per l’attaccamento al suo territorio, la Valpollicella. Oggi Cecilia Beretta punta alla produzione di vini di qualità dalla Valpolicella attraverso processi che rispettano l’approccio tradizionale alla vinificazione e si impegna nel recupero di uvaggi indigeni, Corvina in primis».
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