Non si vuole impegnare? Forse siete vittime di Benching, la panchina d'attesa dell'amore

Dietro un partner che "non si vuole impegnare" c'è spesso un comportamento relazionale che lo porta a tenere in panchina l'altro, in attesa di un cambiamento o di maggiore impegno, definito Benching.
Premessa: oggi le relazioni sono molto più liquide rispetto al passato, e a volte sono talmente liquide da sembrare incosistenti. Infatti negli ultimi anni si è aperto un panormana di nuovi vocaboli per definire forme di relazioni sfuggenti come il "benching".
Questa pratica, che può sembrare innocua a prima vista, nasconde dinamiche di potere e insicurezza, sia per chi la subisce che per chi la mette in atto. Ma cos'è esattamente il benching e quali sono le riflessioni che ne derivano?
Cos'è il Benching?
Il benching deriva dal termine sportivo "to bench", che significa mettere qualcuno in panchina. In ambito sentimentale, si riferisce a quel comportamento per cui una persona mantiene un potenziale partner in uno stato di incertezza e attesa.
In pratica, il "bencher" continua a mostrare interesse sufficiente per mantenere il contatto, ma non abbastanza per far evolvere la relazione in qualcosa di serio e concreto. Questo può manifestarsi tramite messaggi occasionali, inviti sporadici o promesse vaghe di futuro impegno.
Perché il bencher mi cerca ma non si vuole impegnare?
Una delle ragioni principali per cui il benching è così diffuso è il bisogno di conferme. Chi pratica il benching spesso cerca di mantenere il proprio ego alimentato dall'attenzione e dall'affetto di più persone. In altre parole, è un modo per sentirsi desiderati e importanti senza dover affrontare le responsabilità e i rischi di un vero impegno emotivo.
Per il bencher, mantenere qualcuno in panchina può offrire un'illusione di controllo e potere, evitando il confronto con le proprie insicurezze o paure dell'impegno.
Paura dell'abbandono
Paradossalmente, chi mette in pratica il benching potrebbe essere guidato anche da una profonda paura dell'abbandono.
Mantenere multiple relazioni potenziali in attesa può servire come meccanismo di difesa per evitare di sentirsi soli o rifiutati. In questo modo, si crea una rete di sicurezza emotiva che, però, spesso finisce per ferire tutte le parti coinvolte.
Riflessioni per chi si ritrova in panchina:
Per chi subisce il benching le cose sono sicuramente meno piacevoli: vivere in attesa e nella speranza che la storia decolli porta a uno stato di incertezza e insicurezza, fino ad arrivare a provare ansia e sentimenti di svalutazione personale o sentirsi di non essere abbastanza importanti da meritare un impegno reale.
Perciò è fondamentale intraprendere una riflessione su sé stessi e sulla dinamica della relazione facendosi alcune domande.
Non si vuole impegnare: 3 domande da fare a voi stess*
Perché accetto questa situazione? Riflettere sulle proprie motivazioni può essere illuminante. Spesso, l'accettazione di una relazione ambigua può essere legata a una bassa autostima o alla paura della solitudine. È importante chiedersi se si sta accettando meno di quanto si meriti per evitare il confronto con queste paure.
Che bisogni sto cercando di soddisfare? Identificare i bisogni emotivi che la relazione, per quanto ambigua, soddisfa può aiutare a comprendere meglio perché si rimane in essa. È la compagnia? La validazione? La speranza di un futuro migliore? Oppure non sono realmente pronto per impegnarmi?Comprendere questi bisogni può essere il primo passo per cercare modi più sani di soddisfarli.
Merito di meglio? Spesso, ci accontentiamo perché non crediamo di poter ottenere di meglio. È importante ricordare che ognuno merita una relazione che offra rispetto, chiarezza e impegno reciproco.
Confini e Autostima quando abbiamo di fronte qualcuno che non si vuole impegnare
Stabilire confini chiari e lavorare sulla propria autostima ed essere chiari su ciò che si vuole e si merita - prima di tutto con se stessi - può aiutare a evitare situazioni ambigue e insoddisfacenti.
Affrontare e parlare con chi non si vuole impegnare ma comunque ci tiene in sospeso può sembrare un’impresa immane, ma può anche essere un passo cruciale verso la chiarezza e la liberazione. Vediamo perché:
Chiarire le intenzioni
Parlare apertamente può aiutare a chiarire le intenzioni dell’altra persona. Spesso, chi tiene in sospeso non è completamente consapevole dell’impatto che il suo comportamento ha sugli altri. Una conversazione onesta può portare alla luce aspettative e desideri reciproci, consentendo a entrambe le parti di prendere decisioni più informate.
Recuperare il potere personale
Esprimere i propri sentimenti e preoccupazioni è un atto di autoaffermazione. Mostra che sei consapevole del tuo valore e che meriti rispetto e chiarezza. Questo può aiutarti a recuperare il controllo della situazione, piuttosto che restare passivo e in balia delle decisioni altrui. Inoltre restare in una situazione ambigua non fa bene all'autostima. Parlando apertamente, puoi prevenire ulteriori delusioni e dolore. È meglio affrontare una verità dolorosa subito piuttosto che prolungare un’agonia emotiva.
Favorire la crescita personale
Le conversazioni difficili sono opportunità di crescita personale. Affrontare le tue paure e vulnerabilità può rafforzarti emotivamente e migliorare le tue capacità comunicative e relazionali. Questo ti preparerà meglio per future relazioni più sane e soddisfacenti.
Il benching è una pratica che, purtroppo, sta diventando sempre più comune nelle relazioni moderne.
Riconoscerne i segni e riflettere sulle proprie motivazioni e bisogni è essenziale per evitare di rimanere intrappolati in relazioni ambigue e insoddisfacenti.
Ogni individuo merita una relazione basata su rispetto, chiarezza e reciprocità e non l'attesa di una persona che non si vuole impegnare ma ci tiene legati a sé in attesa.
Prendersi il tempo per riflettere su queste dinamiche può portare a scelte più consapevoli e relazioni più sane.
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