Leonardo Fioravanti: L'amore è un'altra onda
Leonardo Fioravanti è il primo italiano capace di misurarsi con i grandi del surf. «Per me conta solo il mare», dice, «il resto è una distrazione». Persino le ragazze
Scusa, ma Leonardo domani proprio non può venire. Ha avuto un contrattempo. Possiamo spostare il servizio fotografico di 24 ore?», mi chiede due giorni prima del nostro appuntamento l’addetta stampa.
Scopro la natura del “contrattempo” durante l’intervista: «Un amico surfista mi ha chiamato da Casablanca: “Leo, in Marocco sta per arrivare la migliore mareggiata dell’anno, quella con le onde più incredibili. Non puoi perdertela”. Aveva ragione: valeva davvero la pena di fare andata e ritorno in giornata in Africa».
Il surf è così: una specie di malattia che quando ti colpisce ti accompagna per tutta la vita. Leonardo Fioravanti, 19 anni, nato a Cerveteri, provincia di Roma, si è innamorato della tavola da surf a 6 anni, presto le onde del Tirreno sono diventate troppo piccole per il suo talento ed è diventato un cittadino dell’Oceano. La Red Bull ha creduto in lui da quando aveva 11 anni, trasformando i suoi sogni in realtà.
La sua storia è ora diventata un film, Ride to the Roots, “cavalcare le radici”, che ripercorre la sua carriera. Prodotto da Red Bull Media House, il documentario si potrà vedere su Redbull.tv il 27 aprile. «Non riesco a stare in Italia per più di una settimana: ho bisogno del grande mare», ci dice.
Leonardo un record l’ha già vinto: è stato campione juniores europeo ed è il primo italiano a partecipare al Championship Tour della WSL, World Surf League, le gare che vedono sfidarsi i migliori 34 surfisti del mondo. Il torneo è appena cominciato in Australia: la prima tappa nella Gold Coast finisce il 25 marzo e la seconda inizierà il 29. E Leonardo è una grande promessa: in passato ha battuto due volte il mito indiscusso di questo sport, lo statunitense Kelly Slater, 11 volte campione del mondo.
I suoi avversari vengono dal Brasile, dall’Australia, dalla California, dalle Hawaii, al massimo dalla Francia. Nelle gare della WSL di italiani non se n’erano mai visti?
«No, è forse per questo che, quando vinco, tutti tifano per me, mi festeggiano. Mi vedono come un rivale anomalo. E chissà che cosa succederà alle prossime Olimpiadi, nel 2020 in Giappone».
L’hanno soprannominata “Il romano”, perché è nato nella capitale italiana, “Il genio” perché affronta le gare con intelligenza. Perché la chiamano anche “Lo stallone italiano”?
«Per gioco, per prendermi in giro».
Ma lei ha una ragazza?
«Non una fissa. Viaggio tanto e non voglio distrazioni. Portarsi dietro una fidanzata è una rottura di scatole: il mio obiettivo è vincere. E spero proprio di non innamorarmi».
Sua madre l’ha sempre seguita, mentre suo padre è rimasto a Cerveteri. Com’è stato crescere senza di lui?
«Mi è mancato. L’ho sempre visto solo tre o quattro volte l’anno. Ma ancora adesso quando vado a trovarlo dormo insieme con lui».
Sua madre è gelosa?
«No, perché spesso dormo anche nel letto con lei, oppure con mio fratello Matteo, che ha sette anni più di me. Per me è normale, sono stato abituato così e non mi vergogno a raccontarlo».
La sua più grande fan?
«Mia nonna Anna, 77 anni. È diventata super appassionata di Facebook: guarda tutti i video dei surfisti, li condivide, segue le gare. Chatta con tutti i miei amici sparsi per il mondo, mi scrive “tvb” ogni mattina e poi manda altri dieci messaggi ogni giorno».
Non si ferma mai in un posto per più di tre o quattro mesi. Quando era più piccolo, non andava a scuola?
«Ho studiato da solo, sotto la guida della mamma, tranne un breve periodo in California e in Australia, dove la scuola prevedeva anche lezioni di surf: andavi in acqua tra le 11 e le 12 del mattino, dopo Storia e prima di Matematica. Ero bravissimo».
Nel nostro immaginario il surfista fa una vita da sogno: ragazze meravigliose, le spiagge più belle del mondo, birre al tramonto. È davvero così?
«I sacrifici ci sono, sono un atleta e non posso uscire tutte le sere, ma è vero: è una vita straordinaria, io l’amo e non la cambierei con nessun’altra».
L’identikit del surfista che ha più chance di vincere?
«Quello che fa le scelte giuste, il più intelligente. È uno sport di pazienza e controllo psicologico: negli ultimi due minuti, per esempio, devi imparare a gestire la pressione e non farti prendere dal panico. E dicono che sia il mio punto forte, riuscire a mantenere la calma».
© Riproduzione riservata