Texano, con un percorso di studi presso la FIT, la Fashion Institute of Technology di New York, interrotto e, per di più, non parla il francese.
L'immagine classica del couturier era quanto di più lontano ci potesse essere dal profilo di Daniel Roseberry, che venne nominato Direttore Creativo di uno dei marchi più blasonati dell'Alta Moda, Schiaparelli nel 2019.
Del resto di tipico non c’è mai stato nulla nelle sue collezioni o nel suo approccio alla moda.
Prima della nomina che l'avrebbe portato alla ribalta, Roseberry si era licenziato da Thom Browne, dove aveva lavorato per un decennio a capo delle collezioni menswear e womenswear. Era stato il suo primo incarico e la posizione per cui aveva abbandonato il FIT.
Come riferito a Grazia UK, sebbene molto riconoscente per il ruolo che aveva all’interno della casa di moda americana, Roseberry sentiva il bisogno di creare un vuoto nella sua vita per trovare sé stesso, oltre a una nuova visione e ispirazione.
Queste arrivarono durante i sei mesi che passò vivendo tra l’appartamento di un amico che lo stava ospitando ed il suo gelido studio in Chinatown a New York. Tra momenti di ricerca e illuminazioni, Roseberry creò le illustrazioni del portfolio che presentò a Schiaparelli e che divennero i look della sua prima collezione per la maison.
(Un momento dello show della Fall-Winter 2019/2020 Haute Couture di Schiaparelli con Roseberry in passerella)
Schiaparelli venne fondata nel 1927 dall’aristocratica italiana Elsa Schiaparelli, figura di spicco della scena surrealista, amica di nomi Salvador Dalì, Man Ray, Marcel Duchamp. La maison venne chiusa nel 1954 per bancarotta. Nel 2007 Tod’s comprò il marchio che, dopo anni di preparazione, venne rilanciato nel 2012 con Marco Zanini nel ruolo di creative director dal 2013 al 2014, seguito da Bertrand Guyon che rimase a capo di Schiaparelli per quattro anni.
Nel 2019, in un vero e proprio atto di fede, Diego della Valle diede l’incarico di far rinascere l’antica casa di moda all'allora 33enne Daniel Roseberry.
Senza esperienza nel mondo dell'haute couture, secondo Daniel Roseberry il suo portfolio attirò i vertici del marchio perché non includeva gli archivi di Elsa Schiaparelli e si concentrava invece su di una nuova visione basata sull’essenza del brand – una scelta che assecondava la richiesta dalla maison di creare un nuovo linguaggio per la casa di moda.
(Roseberry con Carey Mulligan al Met Ball 2022)
Chi è Daniel Roseberry, direttore creativo di Schiaparelli
Daniel Roseberry è figlio di un parroco e la Chiesa, oltre ad un affare di famiglia, è sempre stata un’enorme fonte d’ispirazione. L’andare in chiesa con la sua famiglia, il vestirsi con cura, la camminata lungo navata, la musica che riecheggiava tra le mura, tutto influenzo fortemente il suo immaginario.
Il matrimonio di uno dei suoi fratelli divenne l’occasione per iniziare a disegnare abiti da sposa dopo aver visto la replica di un modello di Carolina Herrera indossato dalla sposa. La passione per la storia della moda invece arrivò dalle pagine di Style Network, dove conobbe i nomi dei grandi come Marc Jacobs, John Galliano e Alexander McQueen, suoi miti per la capacità di stupire, provocare e reinventarsi ad ogni stagione.
(Un look della sfilata Schiaparelli Haute Couture Spring/Summer 2022)
Il cambiamento - pur mantenendo le proprie radici - è una cosa che Roseberry persegue ancora adesso, come si nota nel passaggio dalle collezioni del 2021 a quelle del 2022, soprattutto dalla Spring Couture 22 che racconta il suo interesse per l’astrologia attraverso numerosi riferimenti a Saturno.
A Dazed, infatti, Roseberry rivelò di avere i tre pianeti maggiori (sole, luna e ascendente) nel segno della Vergine, e di avere solo elementi di terra e fuoco nel suo tema natale il che lo ha reso, parole sue, “Pratico, pragmatico, strategico, analitico e perfezionista. I miei punti di forza sono l’essere romantico, fantasioso e divertente. E le mie debolezze sono l’essere eccessivo, autodistruttivo e impreparato.”
(Un dettaglio della sfilata Schiaparelli Haute Couture Spring/Summer 2020)
Tutti questi aggettivi raccontano bene il suo approccio alla moda e all'haute couture in particolare: le sue creazioni sono eccessive ma mai camp, hanno linee semplici e strutturate con riferimenti anni Ottanta ma dalla colour palette semplice, tutta giocata su nero, bianco e oro.
La possibilità di avere carta bianca deriva anche dal fatto che Schiaparelli è una maison da sempre legata all’arte, al surrealismo e idee spiazzanti e innovative più che a silhouette ben definite come potrebbe esserlo Dior e il suo New Look.
La visione dell'universo Schiaparelli, che Daniel Roseberry abbozzò allora nel suo studio di Chinatown, è ancora presente ed è ciò che spinge l’intero team della maison a seguire lo stilista proprio perché chiara e forte, mirata a creare desideri profondi nei clienti ma senza l’intenzione di soddisfarli totalmente, concentrata sul lato artistico, non solo su quello commerciale.
Infatti, se c’è una cosa evidente di Roseberry, è il suo distacco dagli ideali dell’industria di moda odierna che non ha paura di esternare, “Ci sono dei mostri che camminano intorno a noi,” disse all’Evening Standard nel 2021, “e quest’industria li ricompensa.”
(Un look della sfilata Schiaparelli Haute Couture Fall/Winter 2022-2023)
Per Roseberry oggi, come per Elsa Schiaparelli ieri, valori come la pazienza, l’emotività, l’istinto, la libertà e creare vestiti nel nome dell’arte sono alla base della moda. Quando nel 2019 Roseberry affermò che per lui era un onore riprendere in mano le redini della maison da dove Madame Schiaparelli le aveva lasciate circa 85 anni fa, non stava affatto mentendo.
“Il suo lavoro [quello di Elsa Schiaparelli] rifletteva il caos e la speranza dell’era turbolente in cui visse”, continuò, “Oggi ci ritroviamo a dover rispondere a simili domande importanti sulla nostra identità: Come deve essere l’arte? Che cos’è l’identità? Come ci vestiamo per la fine del mondo?”
(La top model Eva Herzigová sulla passerella della sfilata Schiaparelli Haute Couture Fall Winter 2022 2023)
Sono domande grandi le cui risposte sono difficili da trovare, ma collezione dopo collezione Daniel Roseberry aggiunge un pezzo del puzzle a ognuna di esse creando un’immagine unica ed innovativa in grado di porre Schiaparelli al centro di ogni mese della moda.
Basta guardare la sua ultima collezione Haute Couture Autunno/Inverno 2022 presentata a Parigi lo scorso 4 luglio. I 33 look di Born Again sono un inno alla fantasia, alla ricerca di un mondo concentrato sulla bellezza perché in fondo, come dice Roseberry, "non c’è nulla di male nella ricerca di oggetti creati puramente per essere belli". In questa collezione le forme anni Ottanta e il nero abbinato all’oro sono ancora prevalenti ma emergono di più sprazzi di colore e riferimenti agli archivi della maison.
Ad esempio, il Look 8 composto da un vestito di velluto con corsetto e bolero a spazio negativo con silhouette di due volti posti ai lati di esso, ricordano il cappotto che Elsa Schiaparelli creò nel 1937 con Jean Cocteau. I volumi delle gonne, gli scolli vertiginosi fino all’ombelico, i ricami dettagliatissimi e gioelli e cappelli che rubano la scena sono ciò che rendono questa collezione speciale, degna di un museo.
Se Roseberry dovesse mantenere questo livello negli anni a venire non c’è ombra di dubbio che il suo nome sarà ricordato al fianco di quelli dei suoi miti Jacobs, Galliano e McQueen.
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