Gucci Primavera-Estate 2024: tutto sulla sfilata debutto di Sabato De Sarno
Non sentiamo di fare un torto a qualcuno ammettendo che la sfilata Primavera-Estate 2024 di Gucci è stata la più attesa nel calendario di questa Milano Fashion Week. E il giorno del debutto di Sabato De Sarno è arrivato, dopo un countdown che ha alzato non poco l'aspettativa (e immaginiamo anche la pressione negli uffici del marchio). Il takeover delle principali metropoli internazionali, tapezzate di billboard e installazioni d'effetto, ha iniziato a trasmettere il messaggio del nuovo direttore creativo qualche giorno prima dell'attesissimo show: pareti, cartelli, schermi tinti di un colore rosso amaranto, decorati semplicemente da una scritta, Gucci Ancora.
Ancora è il leitmotiv della collezione, è la parola chiave scelta da De Sarno per dare inizio a questa sua nuova avventura intrapresa con gioia, con instancabile amore verso il mestiere della moda. Il mestiere che ha si è scelto anni fa, nei primi 2000, da Prada, Dolce & Gabbana e poi Valentino, e che è tornato a scegliere oggi, più di prima.
La cornice di questo show doveva essere il centro di Milano e di questo si è molto parlato nelle ultime 24 ore. Il quartiere Brera, che ospita in questi giorni di fashion week una mostra temporanea di opere realizzate da giovani nomi dell'Accademia di Belle Arti di Brera e selezionate da De Sarno all'interno del volume Gucci Prospettive n.1, si sarebbe dovuto trasformare in una passerella a cielo aperto. Il maltempo ha bloccato questo intento, trasferendo il debutto nel tradizionale Gucci Hub di via Mecenate, rivelatasi comunque una cornice perfetta per concentrarsi sull'osservare la nuova collezione.
La collezione: tra minimalismo e preziosità
Non faremo paragoni, non andremo a cercare le differenze con la recente storia del marchio, troppo caratterizzata e connotata negli ultimi anni: nessuna tifoseria, nessun giudizio perché è troppo presto per sputare sentenze (e per quello comunque bastano i social scatenatissimi già durante lo streaming), ma solo un'analisi di quello che abbiamo visto oggi. Linee minimal, accenti di rosso profondo, di blu, di sfumature neon vivide. Grandi citazioni anni Duemila, come i jeans a vita bassa con la gamba ampia, un po' boyfriend, da indossare lunghi, sulle décolleté a punta, un po' calpestandoli come si faceva allora.
Ci sono longuette che si abbinano a felpe e micro top, capispalla perfettamente costruiti e maglie gioiello che ricoprono mini abiti e borse. Trova ancora spazio il monogram GG, reso meno pacchiano anche se usato su abiti e gonne dal finish lucido.
Le borse sono un elemento che cattura l'attenzione: sono preziose, con cristalli o in pellami esotici colorati; sono le icone che abbiamo imparato ad amare nuovamente in questi ultimi anni. Jackie, Bamboo, ancora più preziose e desiderabili.
Le scarpe sono platform con morsetto, sneakers o décolleté, anche questo in variante gioiello.
Gli ospiti: nuove muse, vecchi amici e grandi assenti
Una nuova direzione passa anche attraverso le celebrities che si scelgono come spokeperson del proprio brand. In prima fila sono tornati alcuni vecchi amici di Gucci, da Jannik Sinner a Jodie Turner-Smith e Jessica Chastain, e ne sono arrivati di nuovi. Dai Ferragnez al completo a Ryan Gosling, testimonial Gucci ma mai uomo da fashion week; Julia Roberts, diva della giornata, e Kendall Jenner, in prima fila accanto a Bad Bunny e Anna Wintour. Grandi assenti Harry Styles, Jared Leto, Alessandro Borghi e altri nomi che da anni figuravano in prima fila a sostenere il precedente direttore creativo.
Sopra Jannik Sinner. Sotto Ryan Gosling e Julia Roberts (Getty Images).
Da sinistra: Sabina Impacciatore e Maria Carla Boscono.
Sotto: Nick Cerioni e Leandro Emede con i figli - Daria Werbowy. (Getty Images).
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