Una campionessa infrange le regole
Quando esce dall'auto è mi viene incontro Jasmine Paolini, la più forte tennista italiana, sorride, saluta tutti, cammina per i campi del tennis club come se fosse una qualunque ragazza che va ad allenarsi. Nessuna aria da diva. Forse anche perché ha costruito la sua carriera passo dopo passo, migliorando ogni anno, senza bruciare le tappe.
Un successo frutto di lavoro, pazienza e perseveranza: Jas (come la chiamano tutti) è una che non molla mai. E pensare che da piccola ha dovuto scegliere tra danza e tennis.
«All’inizio facevo tutte e due, perché mia madre, Jacqueline, insegnava ballo. Ma poi è stato naturale scegliere il campo di terra rossa perché mi sono resa conto che mi piaceva molto di più tenere in mano la racchetta», dice quando la incontro.
Ora è salita nell’Olimpo del tennis femminile con la vittoria agli Internazionali di Roma, e se le chiedi quale tennista della storia vorrebbe sfidare, non ha dubbi: Serena Williams, la più potente, energica, carismatica. Ma sicuramente meno gioiosa di lei: «Io sorrido anche quando sono in imbarazzo», mi racconta.
Ha costruito la sua carriera gradualmente. È entrata per la prima volta tra le prime dieci tenniste l’anno scorso a soli 28 anni, ora, a 29, è la numero quattro. È un modello per i giovani che vogliono emergere senza scorciatoie?
«In realtà nello sport le scorciatoie non esistono, tutti gli atleti di alto livello hanno lavorato duramente. Bisogna allenarsi bene sempre. A 20, 21 anni ho capito di poter entrare nelle top 100, ma è pazzesco vedere dove sono arrivata».
Nelle partite, quando è in svantaggio, spesso ribalta il punteggio. Come allena la sua forza mentale?
«Cerco sempre di ripetermi di rimanere concentrata, stare nel presente, non avere altri pensieri che mi possono distrarre o caricare di aspettative per la partita. Penso solo a quello che devo fare in quel momento. La lucidità è fondamentale».
Gira il mondo con una valigia: che cosa la fa sentire a casa anche a migliaia di chilometri dalla sua Toscana?
«Sono essenziale, porto solo quello che mi serve, e tante racchette. Ma il telefono è sempre con me: è quello che mi tiene unita agli amici e alla famiglia».
Il pubblico più caloroso che ha incontrato?
«I più rumorosi sono gli americani. Ma il tifo che ho ricevuto in Italia per gli Internazionali di Roma (dove ha vinto sia il singolo sia il doppio femminile, ndr) è stato incredibile: un sogno vincere in un torneo dove sono andata da spettatrice con il mio papà da piccola, ammirando Roger Federer e Rafael Nadal».
È cresciuta vicino a Lucca, da un papà toscano e una mamma di origini polacche-ghanesi. Ha dentro di sé tante culture: si riflettono anche nei suoi gusti in cucina?
«I miei piatti preferiti sono tutti della cucina italiana, la pizza è in cima. Ma c’è un piatto della cucina polacca che amo, un dolce che si chiama sernik, una specie di cheesecake. Mi fa impazzire, ma lo trovo solo in Polonia quando ci vado».
Ha un’alimentazione rigida o può sgarrare qualche volta?
«Ho un’alimentazione equilibrata, ogni tanto devo stare un po’ attenta, ma mangio di tutto. Ogni tanto sgarro, hai voglia! (dice alla toscana, ndr)».
Lei è un’atleta Asics, acronimo per “anima sana in corpore sano”. Quanto conta l’attività fisica, secondo lei, per il benessere mentale?
«Per me tantissimo, ma credo che chiunque inizi a fare attività fisica fatichi poi a rinunciarvi. Il movimento permette di dormire meglio, di sentirsi più attivi: me ne sono resa conto quando sono stata costretta a stare ferma per un infortunio o una malattia. Certo, l’attività fisica è il mio lavoro, sono un’atleta professionista, ma lo sport è importante per tutti, per raggiungere un buon equilibrio personale».
Lei è la portabandiera del tennis femminile italiano e trascina un movimento di giovani atlete sempre più forte e numeroso. Secondo lei il tennis femminile sarà sempre più seguito in futuro?
«Penso di sì. La forza dello sport femminile è una questione soprattutto culturale, ma il tennis è già uno degli sport dove il gap di genere si sente meno. Le associazioni nazionali e la WTA, Women’s Tennis Association, stanno facendo un buon lavoro, aumentando i premi per noi atlete. Senza contare che i quattro tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open, ndr) garantiscono già lo stesso montepremi a uomini e donne da diversi anni. Insomma, è uno sport che valorizza tanto anche le atlete. Certo, c’è ancora una differenza con i tornei maschili, ma penso che sia solo una questione di tempo, come in tutte le cose».
Foto: MIKAEL M. D’ALESSANDRO - TENNISTALES.IT
© Riproduzione riservata
