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Grazia

«L'amore, come la cucina, non ammette cali di attenzione»: l'editoriale di Silvia Grilli

Silvia Grilli
È ora in edicola il nuovo numero speciale di Grazia FOOD, con la direzione ospite affidata alla famiglia Cerea, alla guida del ristorante 3 stelle Michelin, "Da Vittorio". Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli

Che cosa è la cucina se non è amore? La prima domanda che facciamo ai nostri figli per capire se stanno bene è: «Hai mangiato? Ti è piaciuto?».
In un mondo dove tutti i valori sono in trasformazione e hanno bisogno di essere difesi, il significato del cibo rimane inalterato: resta il nutrimento del corpo e dell’anima. Cambia certamente il modo di consumarlo, evolvono le tendenze culinarie, crescono o calano le stelline degli chef, ma il legame profondo tra cibo e amore resta inalterato: cucinare per qualcuno è come costruire una relazione.

È per questo che spesso i disturbi alimentari sono associati a mancanza d’amore, a vuoti profondi. So che qualche specialista ora me lo contesterà, ma io sono la prova vivente che è così. Ho sofferto di bulimia quando sono andata a studiare a Parigi: ero sola, non avevo amici o famiglia che avesse cura di me. Il cibo colmava la mia fame d’amore. Ho smesso di essere bulimica quando ho ritrovato la sicurezza degli affetti. Ritrovare la disciplina della colazione, del pranzo e della cena ha ridato equilibrioalla mia vita.

Questo numero di Grazia Food è stato curato dalla famiglia Cerea. Mamma Bruna e i suoi figli sono i direttori ospiti di un’edizione in cui la cucina è interpretata come legame affettivo, passione con cui dedicarsi tempo reciprocamente. Nel loro ristorante, i Cerea hanno visto intere generazioni inginocchiarsi per promesse di reciproco amore, ragazze che piangevano di felicità, rose rosse che inondavano il locale precedendo piatti deliziosi. Tutto il repertorio della passione romantica è sfilato davanti a loro.

Sappiamo che il primo appuntamento è quasi sempre una cena a due. Il primo pasto degli amanti dopo una notte d’amore è la colazione che li ritrova affamati e sorpresi di quella nuova intimità. Ma anche le amicizie si fortificano a tavola. E la terra in cui sei nato è la tenerezza che resta nella tua memoria gustativa.

Io, che ho vissuto molto tempo a New York, ritrovavo il calore della famiglia quando andavo a pranzo la domenica a casa di una coppia di amici che preparava piatti italiani. O meglio, italo-giamaicani perché lei è caraibica, lui italiano. La cucina li ha uniti. Come spesso accade in famiglie separate da culture differenti, il cibo è il primo mezzo per comunicare. I piatti giamaicani sposati con quelli italiani erano la massima espressione esterna del legame affettivo tra quelle due persone.

Ma l’amore, come la cucina, non ammette cali di attenzione. Essere nutriti è come essere curati. Significa chiedersi che cosa vuole lei o che cosa vuole lui. Significa fare progetti, anche solo per le sei ore successive.

© Riproduzione riservata

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