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Grazia

La mia cena ideale comincia con uno sguardo

Michelle Hunziker
Per la conduttrice Michelle Hunziker il rituale più sensuale a tavola è brindare guardandosi negli occhi. Ma se volete arrivare al suo cuore, racconta allo chef Enrico Cerea, via libera a tutti i sapori che la fanno sentire a casa

Ogni parola che ci scambiamo, ogni ricordo condiviso, ogni piatto che evochiamo insieme raccontano il rapporto speciale che mi lega a Michelle Hunziker. È quando l’amicizia si intreccia con la passione per il buon cibo, nascono conversazioni genuine, come questa. Michelle, con l’entusiasmo contagioso che la contraddistingue, racconta il suo primo incontro con la cucina di Da Vittorio, i piatti che l’hanno colpita di più, i profumi che ancora oggi riescono a emozionarla prima ancora di assaggiare. È un dialogo vero, che va oltre il semplice gusto. Un racconto che dice molto del legame profondo tra cibo, memoria e sensazioni. E poi c’è spazio anche per parlare di sensualità, perché per Michelle la seduzione può partire proprio da un’esperienza culinaria intensa, autentica, capace di coinvolgere tutti i sensi. 

Qual è stato il primo ricordo di un pranzo o di una cena nel mio ristorante? Che cosa ti aveva colpito?
«La prima volta da Da Vittorio è per me un ricordo indelebile. Era inverno, Tomaso (Trussardi, ndr) mi aveva portata qui e io sono rimasta colpita da ogni cosa, dalla cura dei dettagli, dal vostro senso di famiglia, dalla passione che mettete nelle cose che fate. Poi mi sono seduta a tavola e ogni boccone è stato come vivere un’esperienza trascendentale. Quella volta assaggiai un piatto che mi è rimasto nel cuore: gli gnocchi ripieni di fonduta, con sopra scaglie di tartufo. Un’esplosione di sapori che mi ha fatta sognare. Penso di non aver mai mangiato una cosa così buona in vita mia e ho pensato: “Questi chef sono degli illuminati!”. Quell’incredibile gnocco enorme che mi arrivò sul piatto, con la grattata mitica di tartufo come solo voi fate, aveva all’interno qualcosa di divino. Ricordo che ci siamo conosciuti quella sera del 2011. Mi siete rimasti tutti nel cuore. Da lì in poi siamo sempre venuti con la famiglia ed è nata un’amicizia speciale».

Tra tutti, qual è il piatto che ti ha lasciato un ricordo quasi intimo?
«Sicuramente un vostro grande classico, gli intramontabili paccheri perché ricordano casa, come quando la nonna ti cucinava qualcosa di estremamente buono. Sanno di memorie d’infanzia, trasmettono un senso di tradizione profonda, quasi arcaica: ma i vostri paccheri sono arricchiti da quella nota che li rende anche opera d’arte culinaria».

Ci sono profumi in cucina che ti conquistano prima ancora di assaggiare un piatto?
«L’aroma irresistibile che risveglia emozioni profonde e mi rapisce prima ancora di mangiarlo è quello del tartufo: mi riempie l’anima. E poi quello delle polpette: sa di casa. Magari arrivo da una giornata di lavoro complicata e lunga, e varcare l’entrata sentendo quel profumo mi mette in pace con me stessa».

A tavola preferisci lasciarti sorprendere o avere il controllo di ciò che mangi?
«Sono tendenzialmente una persona a cui piace mantenere il controllo della situazione e devo davvero fidarmi per lasciarmi andare. Ma con voi lo faccio molto spontaneamente. Generalmente chiedo sempre un menù quando vado in un ristorante, ma con voi mi sento tranquilla, perché sapete sempre sorprendermi». 

Se dovessi descrivere una cena all’insegna della sensualità, come sarebbe?
«Deve partire da un grande vino: iniziare con un ottimo champagne, proseguire con aperitivo stuzzicante e poi con piatti golosi. Perché tanto gusto e tanta golosità rendono automaticamente la cena sensuale. La sensualità per me è strettamente correlata al buon cibo». 

Qual è il tuo rituale più seducente a tavola? 
«Guardarsi negli occhi, magari sorseggiando un Sassicaia. Trovo che non ci sia niente di più afrodisiaco». 

Che cosa cucini se vuoi sedurre qualcuno?.
«Per sedurre in cucina bisogna giocare le carte giuste e una di quelle è sicuramente il vino. Quando voglio fare colpo apro una bottiglia ottima, scelta con cura. Ovviamente tutto dipende da che cosa si mangia: può essere un rosso strutturato o un bianco elegante, ma l’effetto sorpresa è garantito. Ho una vera passione per il vino e questo mi permette di creare piccoli momenti speciali. Poi, lo ammetto, spesso faccio un ordine da Da Vittorio. Sono una mamma che cucina e anche bene, soprattutto per le mie bambine, ma quando si tratta di sedurre in cucina la sfida si fa più interessante. Non è facile. Dovrei venire a fare un corso da te, Chicco».
(Testo di Enrico Cerea, raccolto da Lucia Valerio)

© Riproduzione riservata

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