GIORNO
NOTTE
  • In evidenza
  • Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

    Grazia Phygital Awards

  • SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

    SHOP GRAZIA

  • Grazia Gazette Roma

    Grazia Gazette Roma

    Grazia Gazette Roma

  • GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

    GRAZIA FOOD

  • Skin Longevity

    Skin Longevity

    Skin Longevity

  • Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

    Speciale Mostra Cinema di Venezia

  • Canali
  • Moda
  • Bellezza
  • Lifestyle
  • Factory
  • People
  • Casa
  • Magazine
  • Shopping
  • Oroscopo
  • Magazine
  • La cover della settimana
    ABBONATI
    • Pubblicità
    • Contributors
    • Condizioni
    • Privacy
    • Privacy Policy
    • Cookie Policy
    • Notifiche push
    • Gestione dei cookie
    • © 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Legale VIA BIANCA DI SAVOIA 12 - 20122 MILANO - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata

Grazia

Stai leggendo:

Magazine

Johannesburg, viaggio nel cuore del Sudafrica

Johannesburg, viaggio nel cuore del Sudafrica

foto di Fiamma Sanò Fiamma Sanò — 30 Aprile 2018
johannes
Grazia è stata nella città dalle mille anime dove una nuova generazione di creativi ha dato vita a quartieri gioiello

Johannesburg è contraddittoria e misteriosa. Se la cerchi su Google, la prima parola associata alla città è “pericolosa”. Eppure all’arrivo sembra tutto il contrario. L’aeroporto è pulito e rigoroso. Il traffico, che tiene la sinistra, come in Inghilterra, è intenso ma composto. Per arrivare all’albergo percorriamo strade larghe, inerpicate tra le colline; ovunque si stagliano ville lussuose in stile europeo. I muri sono bassi, rivelano prati e piscine. In cima, però, rotoli di filo spinato. Ovunque, cartelli con scritto “Armed response”, tradotto: vietato entrare, siamo armati! Siamo in uno dei sobborghi più ricchi della città, dove vivono gli expat, i colletti bianchi delle grandi banche e multinazionali che hanno fatto di Johannesburg il centro nevralgico dell’economia dell’Africa centro-meridionale. D’altronde è così, che è nata, la città: costruita alla fine dell’Ottocento dagli inglesi che ci hanno trovato l’oro. L’80% (oggi sensibilmente di meno) di tutto l’oro del mondo. Di scambi economici vive, Johannesburg. Non per niente il volo che prendiamo per arrivarci, la nuova tratta Alitalia Roma-Johannesburg, è strapieno in tutte e tre le classi. È un notturno, atterra alle 8 del mattino. Niente fuso orario, pronti per lavorare. Soprattutto se, come noi, dormi sonni tranquilli in business class. Che qui si chiama, a ragion veduta, Magnifica.

L’idea che sia tanto pericolosa, non per tutti, Johannesburg, non mi va a genio. Voglio esplorare. Lascio il mio hotel, il Four Seasons (67 Jan Smuts Ave, fourseasons.com/Johannesburg‎) tutto Spa e ristoranti di lusso affacciati sulla boscosa collina di Westcliff, per raggiungere il popolare quartiere di Maboneng. Chiamo un Uber: il servizio di noleggio con conducente internazionale qui è il modo migliore per spostarsi. Se non l’unico. Taxi non se ne vedono. I mezzi pubblici non esistono, praticamente. Le macchine chiamate via app, invece, arrivano in pochi minuti e sono molto economiche: in 45 minuti a bordo, spendiamo 100 Rand, circa 7,50 euro.

Supero il Mandela bridge, costeggiando Braamfonteine, quartiere della movida, e arrivo a Maboneng. Qui le contraddizioni sono fortissime. La strada che ci porta al centro del distretto è al limite del degrado ed è dominata da una riciclerai, dove file di persone vestite di stracci svuotano sacchi pieni di carte e lattine. Giro l’angolo. Fox Street è un gioiello. Punteggiata di ristoranti, bar, locali hipster come il Love Revo (299 Fox St, Jeppestown) dove mi fermo a prendere un caffè e incontro, sulla veranda decorata con decine di ombrelli colorati aperti, Phindy Dube, cantante finalista del programma Idols South Africa (il nostro X Factor, per intenderci), che abita qui perché è «il quartiere “giusto” di “Jozie”» (o Joburg: così gli abitanti chiamano la città). Sempre su Fox Street, al 286, c’è un complesso che unisce un hotel di design, il 12 Decades (https://12decadeshotel.co.za/), a uno spazio polivalente, il Pop Art Performing Arts Center (popartcentre.co.za), con libreria, spazio per la danza, e un cinema indipendente, The Bioscope. Più avanti, nascosto da siepi basse e palme alte, tutto in mattonino marroni di architettura industriale, il cortile di ghiaia bianca e grigio chiara di Arts on Main (marketonmain.co.za). Uno spazio iper chic che al piano terra ospita un ristorante, il Canteen e il loft dove ha sede la patinatissima scuola di cucina BlackCurrant Kitchen Studio. Al piano si sopra c’è la galleria Iwasshot in Joburg, negozi con prodotti di designer locali che spaziano dai bijoux, all’abbigliamento, alla cartoleria.

Sono tutti neri, qui. Nonostante siano passati quasi 25 anni dalla fine dell’Apartheid, la segregazione razziale, è incredibile come la comunità sia ancora spaccata. Gli unici gruppi misti che incontro, sarà pure un caso, ma sono composti da turisti o da stranieri che vivono qui.

Esiste un altro quartiere “giusto": si chiama Melville. È molto simile a Maboneng, solo più curato e lineare, e  prevalentemente popolato da bianchi. Ci sono cocktail bar contemporanei e ristoranti-club come Hootee (78A 4th Ave, hooteebar.co.za), e il Lonley Hearts Club (10 7th St, https://www.facebook.com/LonelyHeartsClubMelville/). Il cuore è 27 boxes (75, 4th Ave, Melville. 27boxes.co.za): un centro di negozi e cibo cool, costruito con container colorati.

Questo tipo di strutture muove la vita dei sobborghi di Joburg, come raffinati luoghi di aggregazione, shopping, arte e in alcuni casi, ogni settimana, anche il mercato.

Il più elegante e innovativo di tutti è dalle parti di Braamfontein e si chiama 44 Stanley (44 Stanley Ave, Braamfontein Werf, www.44stanley.co.za). Brian Green, ex cameramen della rete televisiva nazionale, ha recuperato uno spazio che fu enorme garage, e che ora ospita raffinatissime boutique  – si va dalla biancheria di casa di Mungo ai gioielli gotici di Sirkel – ristoranti, caffetterie, bar. Questo è l’unico posto dove il mix di bianchi e neri è davvero autentico.

Ma il cuore di Johannesburg è innegabilmente Soweto. Il quartiere simbolo della città e dell’Apartheid. Da solo conta 2 milioni di abitanti censiti, e sono almeno 4 quelli che si suppone ci abitino. Lo percorro in bicicletta: il tour organizzato è il modo migliore per scoprirlo (www.sowetobackpackers.com). Contraddizioni, ovunque. La casa dove ha vissuto Nelson Mandela è nella zona di Orlando, al numero 8115 di Ngakane Street. Strade perfette, negozi, Bed&Breakfast, ragazzi che escono di scuola in divisa. Ma per arrivarci si passa attraverso gli ultimi della società. Che vivono in una zona fatta di case di lamiere, fogne a cielo aperto, spazzatura ovunque. Il colpo d’occhio è impressionante. È l’Africa più povera, dentro quella più ricca. È l’anima contraddittoria di Johannesburg. Quella che ti fa togliere i jeans sporchi di terra rossa, la t-shirt che ha ancora addosso l'odore del pane fritto con il fegato, classico spuntino del pomeriggio, per indossare un paio di pantaloni neri lucidi e una camicia di seta, e andare a cena al Marble (Trumpet on Keyes, 19 Keyes Ave, Rosebank, marvel.restaurant). Il ristorante più alla moda della città, trionfo della raffinatissima e cosmopolita cucina sudafricana, sul tetto di un palazzo del quartiere elegante di Rosebank. Dalla grande terrazza, guardo l'orizzonte e smetto di fami domande. D’altronde, qui ogni risposta è vera, e ogni risposta è falsa.

© Riproduzione riservata

johannesburgSudafricaViaggi Scopri altri articoli di Magazine
  • IN ARRIVO

  • Il cinema è una Festa!

  • Festa del Cinema di Roma 2025: tutti i look delle star sul red carpet

  • Francesco Gheghi: "Io contro i violenti"

  • Caleb Landry Jones: "Il mio Dracula fa innamorare"

Grazia
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Contributors
  • Pubblicità
  • Opzioni Cookie
© 2025 REWORLD MEDIA S.R.L. - Sede Lagale Via Fantoli 7, 20138 Milano - Codice Fiscale e Partita IVA: 12693020963 - riproduzione riservata