Shingi Rice: la fotografa che cattura le anime
Dagli scatti di volti agli autoritratti intensi: ecco Shingi Rice in una esclusiva intervista
Il suo account Instagram (@bluespit) è un susseguirsi di volti, occhi e immagini che sfidano chi guarda. Dall'altra parte dell'obbiettivo c'è Shingi Rice, londinese di 26 anni di origini africane che dopo un lungo periodo passato in Spagna ha deciso di diplomarsi in arte e fotografia.
Ma se scattare gli altri è stato per lei un processo automatico, quello di girare la camera verso di sé è un gesto iniziato per passare dei messaggi forti di rappresentazione e a livello personale accettare se stessa e le sue cicatrici, una tra tutte quella dell'operazione a cuore aperto che le ha salvato la vita sei anni fa.
Leggete l'intervista e scoprite le foto della giovane fotografa.
Cosa ti spinge a scattare foto?
Un volto interessante, una location, un messaggio da condividere assieme alla foto.
Su Instagram ti definisci "the soul capturer" (colei che cattura l'anima" ndt), come mai?
Quando ho iniziato a fare foto i miei amici mi chiamavano "the moment capturer" perché ero sempre pronta a scattare qualcosa. Man mano che mi avvicinavo di più alle persone, è cambiato tutto. Mi sono accorta che quando le fotografavo si sentivano così tanto a loro agio con me che mi raccontavano tutto della loro vita ed era come vedere le loro anime.
Chi sono gli artisti che ti ispirano di più?
Campbell Addy e Nadine Ijewere sono due fotografi che amo molto, mi danno speranza che anche io un giorno potrò aiutare a cambiare le cose nel mondo. Poi, Willow Smith e Solange, credo che il loro modo di pensare e agire sia unico. Ecco, arrivare al loro livello è il mio obiettivo.
Cosa significa per te scattarti degli autoritratti?
Significa prendere possesso del mio potere. Passo attraverso fasi in cui mi amo profondamente e altre in cui invece no. Mi sono resa conto che con gli autoscatti riesco a guadagnare e raggiungere a pieno il mio potenziale. Ed è bellissimo. Sembra quasi un rituale.
Cosa è bello per te?
La fiducia in se stessi, l'orgoglio e la capacità di vivere senza troppi pensieri in un mondo che crea costantemente regole e limiti.
Parliamo di Social media. Instagram è amico o nemico?
All'inizio era un amico, ma sta diventando un nemico.
Ti ha aiutato nel tuo lavoro?
I Social Media mi hanno aiutato molto a farmi conoscere e avere lavori. Sono un grande strumento per condividere il mio lavoro e ampliare il pubblico che mi segue ogni giorno.
Vivi a Londra, è una città che ispira il tuo lavoro?
Sì sono a Londra di nuovo da cinque anni e sono molto felice, anche se non è una città che influenza molto le mie foto, mi sento più connessa alla natura e alla musica. Mi piacerebbe vivere anche altrove e New York e Los Angeles sono tra i primi posti nella mia lista.
Come interagisce la moda con la tua vita?
La moda è un'identità, e a me piace che la mia sia il più personale possibile.
Chi sono i tuoi designer preferiti?
Adoro i mercatini vintage e second-hand, quindi non ho proprio un designer preferito. Ma quando penso alle scarpe adoro quelle di Fenty Puma, Eytys, Jeremy Campbell e Melissa.
Che musica ascolti mentre lavori?
Mi piacciono Kaytranada o Sango, hanno un vibe funky/brasiliano molto allegro!
C'è qualcosa che desideri nel tuo futuro?
Mi piacerebbe scattare lavori che rispecchino quello che penso e sono come artista e come persona, viaggiare e fotografare volti bellissimi di origini e background diversi in uno stile che incontri moda e reportage.
Credits: foto Shingi Rice
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