Fabio Persico, nato per puro caso a Cinecittà, si autodefinisce lo-fi filmmaker, termine che ha coniato per descrivere al meglio il suo lavoro. Il suo braccio destro è lo smartphone che lo accompagna ovunque e che lo aiuta a raccontare le storie degli altri, filmandole e confezionando video. Ecco cosa ci ha raccontato nell’intervista.
Ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?
Dopo i social di parole (Facebook), foto (Instagram), video (TikTok) e ora anche voce (Clubhouse), quale sarà il prossimo social secondo te?
Spero che tornerà a essere l'essere umano, che il fulcro di tutto sia collegato di nuovo al concetto, al pensiero, allo studio di ogni cosa, rispetto alla forma, che sia di parole o di immagini. Per questo sicuramente le evoluzioni del live streaming avranno una forza maggiore, ovvero esserci ma con un'idea e non solo per presenza scenica. È finito il tempo del famoso "la presenza è quel che conta". Non penso valga più. Non c'è più differenza tra una struttura pensata e una improvvisata a caso e se i social hanno anche una forza per definire il ritratto del nostro tempo, ora è tutto sfocato. Spero torni nitido.
Abbiamo visto negli ultimi anni proteste prendere voce e potere grazie ai social: sarà sempre di più così? I social possono avere davvero un ruolo nel definire la storia?
La storia si definisce con i punti di rottura. Se a raccontarli c'è il mezzo del social network, perfetto, anche perché va tutto più veloce. Se pensiamo alle notizie su un quotidiano, o un settimanale, è affascinante il pezzo fisico di carta ma la cultura deve girare immediatamente, le idee devono arrivare dall'altra parte del mondo in una frazione di secondo. Quindi sì, la storia sarà sempre più definita dai social.
Fabio
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I social hanno, in molti casi, contribuito a modificare la percezione della nostra immagine, a volte in positivo (la body positivity e la sua diffusione), altre in negativo (l'ambire a stereotipi finti o comunque "filtrati"). Tu che ne pensi?
Lo specchio è una grande invenzione. Guardarsi aiuta a capirsi, a conoscersi. Ognuno è come nasce, se si guarda allo specchio è il suo ritratto, se poi quell'immagine non corrisponde a quello che sente dentro allora che faccia di tutto per arrivare alla sua idea di persona. I social spesso diventano lo specchio di altre persone, si giudica, si condanna senza sapere chi c'è veramente nell'essere umano che si è esposto, guardandosi allo specchio che dietro aveva milioni di potenziali spettatori. Si dovrebbe essere più autentici e più intimi per far sì che la condivisione non sia solamente un pretesto per dire la propria ma anche solo per ascoltare e conoscere.
Quali step dovrebbe fare il sistema moda italiano per essere davvero inclusivo oggi?
Non cambierà per altre generazioni. Deve cambiare la posizione di ogni singolo polito, ogni singolo personaggio di successo, ogni persona esposta o personaggio. Allora sì che non si dovrà pensare al fatto che il sistema è incisivo o meno, perché non sarà un problema ma un fatto naturale. Le battaglie servono ma non cambiano radicalmente la condizione o meglio, servirebbe una nuova rivoluzione culturale, senza manifestazioni in piazza, né movimenti che alzano polveroni e poi vengono spazzati via dal tempo, qualcosa di più radicale e creativo. Se lo sapessi, forse mi conoscerebbero più persone.
Fabio Persico
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La moda negli ultimi anni è stata letteralmente travolta e pervasa dai social: l'hanno resa di sicuro più aperta e democratica. Come te la immagini nel futuro?
Vorrei vedere una moda cangiante, una moda modificabile e personalizzabile per ognuno. Compri un capo per tutti uguali e poi ti vengono dati degli strumenti per renderlo tuo. Perché imporre una tendenza ha smesso di essere cambiamento sociale, sta diventando fascismo visivo. Ognuno è il proprio stilista, ognuno è a sé. Lo stilista del futuro dovrà mettere ogni persona in libertà di customizzare la forma di ciò che indosserà. E poi ricordiamoci che il corpo ha ancora tante parti che non sono state messe in luce; mi immagino accessori vistosi per le ginocchia, per i gomiti, per le guance, la moda è il corpo a tutto tondo.
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