Osteoporosi e fragilità ossea: l'importanza della prevenzione e come mantenersi in forma
Migliorare la qualità di vita e sentirsi attivi e in buona salute è un desiderio di tutti ma spesso sottovalutiamo un aspetto molto importante: la prevenzione. Agire in anticipo, infatti, può fare la differenza. È quello che succede per esempio, quando parliamo di osteoporosi e di fratture da fragilità ossea che – secondo i dati riportati nella seconda edizione di SCOPE ’21, The Scorecard for Osteoporosis in Europe – rappresentano un ostacolo alla buona salute, compromettendo l’indipendenza e la qualità di vita di oltre quattro milioni di persone (in Italia), di cui l’80% sono donne. Uno studio epidemiologico, pubblicato di recente, realizzato da IOF – International Osteoporosi Foundation, che espone una panoramica della situazione dell’osteoporosi in Europa, ha fatto emergere un secondo dato molto importante: una volta che si è verificata una frattura ossea, il rischio di subirne una seconda è cinque volte più elevato rispetto a chi non è incorso in questo evento.
Le donne sono le più esposte
Nonostante l’adozione di una terapia adeguata sia in grado di ridurre questo rischio del 65%, nei fatti il problema del sotto trattamento è una realtà, soprattutto se parliamo delle donne. Il Rapporto SCOPE ‘21 suggerisce, infatti, che in Italia 2 milioni e 900 mila donne dovrebbero essere sottoposte a un trattamento per l’osteoporosi, ma il 71% di esse non riceve alcun trattamento farmacologico. Questo enorme gap terapeutico non riguarda solo il nostro Paese, ma tutta l’Europa, a dimostrazione della scarsa importanza data alle fratture da fragilità fino a oggi. Poiché si prevede che l’incidenza di queste fratture in Italia aumenti del 23,4% entro il 2034, è bene porre uno stop a questa spirale negativa. Bisogna agire, individuando per tempo i pazienti fragili e trattandoli tempestivamente. Ma come fare? Ve lo raccontiamo nel prossimo paragrafo.
La parola chiave è prevenzione
Esistono due tipi di prevenzione: quella primaria riguarda l'insieme delle abitudini che riducono il rischio di fragilità ossea nelle persone sane e tocca ogni fase della nostra vita; quella secondaria, invece, è orientata a migliorare la vita dei pazienti che hanno già avuto una frattura, con l'obiettivo di evitare che si manifesti un nuovo episodio. Dopo i 50 anni, infatti, più del 30% delle donne e del 20% degli uomini ha avuto una frattura causata dalla fragilità ossea. E in questi casi c'è un elevato rischio di rifrattura, soprattutto nel breve ma anche nel medio-lungo termine. Diventa quindi fondamentale intervenire con trattamenti specifici per curare tutte le alterazioni del tessuto osseo che, nella maggior parte dei casi, sono riconducibili a una causa ben precisa: l’osteoporosi, una malattia che in Italia colpisce circa cinque milioni di persone.
Una questione di stile (di vita)
Per prevenire le fratture da fragilità bisogna curare lo stile di vita e l’alimentazione, già da quando si è piccoli tramite, per esempio, una integrazione di vitamina D. Negli anni poi, è fondamentale l’assunzione di calcio (almeno 1000 mg al giorno). Per non parlare dell’attività fisica: muoverci tutti i giorni con le nostre gambe è la ginnastica più importante per le ossa e lo stimolo fondamentale per mantenerle sane.
L’importanza di una terapia ad hoc
Chi ha già subìto una frattura da fragilità deve prestare un’attenzione altissima poiché ha un rischio maggiore di procurarsene un’altra entro due anni. Dopo una frattura da fragilità, quindi, agire subito e iniziare un trattamento è decisivo per ridurre il rischio (molto alto) di averne un’altra a breve. L'uso di un trattamento farmacologico può ridurre il rischio di rifrattura del 65% e la mortalità a un anno del 47%. La soluzione è rappresentata da farmaci antifratturativi che, come scritto nella Nota 79 redatta dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), hanno una maggiore efficacia nel ridurre il rischio di fratture rispetto alla sola assunzione di calcio e vitamina D. Alcuni farmaci funzionano in modo molto rapido: sono in grado di prevenire le fratture entro solo sei mesi.
I farmaci
Esistono diverse tipologie di farmaci: gli antiriassorbitivi, che impediscono la distruzione del tessuto osseo, e gli osteoformativi, che aumentano la formazione del tessuto osseo. E poi ci sono altri farmaci che combinano le due cose. Si tratta di trattamenti con "bone builder", pensati appositamente per la prevenzione secondaria e per ridurre il rischio di seconda frattura. Il problema? Su questo tema non c’è la necessaria attenzione, oltre al fatto che la prescrizione di diversi farmaci innovativi appartiene solo ad alcuni centri specializzati. Eppure i costi che nel futuro saranno sostenuti dal Sistema Sanitario Nazionale per curare le fratture da fragilità ossea tenderanno a crescere in maniera esponenziale; secondo le proiezioni, infatti, nel 2030 questa spesa supererà i 12 miliardi. Bisogna agire e in fretta partendo dall’analisi dei bisogni del paziente: l'obiettivo è trovare la soluzione terapeutica migliore. Sarà necessario, poi, monitorare in modo che la terapia venga seguita con costanza: oggi, invece, meno della metà dei pazienti la prosegue a 12 mesi di distanza dall'inizio del trattamento. Senza contare che anche la riabilitazione muscoloscheletrica ha un ruolo fondamentale, spesso trascurato.
L'accesso ai trattamenti
Diagnosticare e curare le fratture da fragilità è possibile, oltre che necessario. È, infatti arrivato, il momento di semplificare i criteri per l’accesso ai trattamenti farmacologici e monitorare i pazienti, in particolare le donne che, come dimostrano i dati, sono le prima a essere colpite da questo problema. In questa direzione va il progetto #IMPACT della Società Italiana dell’Osteoporosi, Metabolismo Minerale e Malattie dello Scheletro, che ha il preciso scopo di creare percorsi di cura efficienti per le fratture da fragilità. Ma la prima arma contro le ossa di vetro è la consapevolezza che si può fare tanto per rafforzarle, anche dopo una frattura.
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