Horror Couture: il tragico e il sublime nella moda
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Il tragico e il sublime nella moda. Scoprite i designer più dark
Da tempo il tema della morte viene celebrato sulle passerelle, attraverso personaggi e simboli che rappresentano la decadenza, facendo leva sul fascino del macabro. Demoni, vampiri, streghe, fantasmi, zombie, pipistrelli, teschi e croci, riportano la moda all’Ottocento Vittoriano, popolato di miti moderni dall’inquieto simbolismo. In questa prospettiva, la moda sembra voler utilizzare le grottesche ornamentali, per dare corpo a un’esperienza sulla quale l’umanità non ha mai smesso di meditare e, al contempo, come in Leopardi, si (ri)presenta al cospetto della sua sorella di caducità, declinando il tema eterno del vanitas vanitatum in chiave contemporanea.
Ogni stilista affronta e rielabora quella bellezza esageratamente noir in modo completamente diverso, spesso mescolando le varie sfumature del macabro, seppur raccontandola sempre tramite il binomio tragico/sublime. C’è chi ne ha fatto un credo e quindi nel tempo ha consacrato le fattucchiere del glamour come sue discepole, chi, invece, gli ha dato un piccolo spazio nel suo immaginario estetico, come un frame isolato di un horror movie.
I Maestri dell’Horror Couture: Chi l’ha detto che solo streghe e demoni appartengono alla dimensione dell’oltretomba? Thierry Mugler racconta dagli anni 80 il lato oscuro della femminilità attraverso creature non precisamente identificate; certo è che le sue donne sono dispensatrici di ferormone mutante, delle seduttrici che trascinano anime negli inferi della loro sensualità aliena. Alexander McQueen era solito definirsi “l’Edgar Allan Poe della moda”, la sua poetica era essenzialmente basata sul romanticismo britannico, da cui era facile scorgere riferimenti all’horror, al gotico e al fetish. La sua virtuosa couture è una testimone raffinata dell’antitesi di luce/tenebre e le sue creature non sono eroine contemporanee ma personaggi di una favola gotica, che abitano consapevolmente la struttura dei loro abiti, come una sfida contro il peso della decadenza culturale e sociale. Di stampo prettamente gotico la couture di Rick Owens. che stagione dopo stagione aggiunge strati di nero, ora opaco ora brillante, quasi a voler delineare una duplicità d’essenza del non- colore per eccellenza. La sua passerella è sempre avvolta da quella nube oscura, che non tarda ad inquietare i presenti, quando compaiono le sue vampire dal fremito della notte dei tempi. Gareth Pugh, allievo di Owens ma più teatrale del suo maestro, tanto che apre la sua prima sfilata con un video, realizzato in collaborazione con Ruth Hogben, che fa ben intendere di che pasta sono fatte le sue collezioni. Con Pugh si spazia dal gotico all’horror vero e proprio: donne pipistrello e cadaveri resuscitati con le lame inflitte nel cranio, tornano sulla terra per vendicarsi. Comme des Garçons, con Rei Kawakubo, l’anti-fashion per eccellenza, la sperimentazione della stilista giapponese trova il suo massimo attraverso i corpi deformati, rigonfiati, svuotati e riempiti di volumi sbiechi e lugubri asimmetrie. Le streghe arrivano dall’Oriente, è così che narra Yohji Yamamoto, capelli da spaventapasseri, viso dipinto di bianco e occhi con un make up che farebbe invidia a “Hit” il clown dell’horror; camici bianchi indossati con guanti neri e black total look con calze bianche e anfibi. Etereo sogno intriso di lusso, è l’immaginario estetico di Ann Demeleumeester, che narra di vampire punk e streghe contemporanee, vestite dai fleurs du mal di Baudelaire. Suo compagno di formazione alla Scuola di Anversa, è Martin Margiela che occulta il viso delle sue creature tramite capelli e maschere e lascia i loro corpi incastrati in maxi strutture, come gabbie. Vivienne Westwood, regina del punk, non si smentisce neanche nelle variazioni sul tema: consumare, tagliare, sporcare, nero, garze e pelle.
Moda. Io sono la Moda, tua sorella.
Morte. Mia sorella?
Moda. Sì: non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducità?
Morte. Che m'ho a ricordare io che sono nemica capitale della memoria.
Moda. Ma io me ne ricordo bene; e so che l'una e l'altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù, benché tu vadi a questo effetto per una strada e io per un'altra.
Tratto dal “Dialogo della Moda e della Morte” contenuto nelle Operette morali di Giacomo Leopardi.
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