Benvenuti nel futuro, dove il patriarcato non esiste più

Buste paga di colori diversi per uomini e donne, ante segnate da pugni, specchi che restituiscono frasi di mansplaining. Svariati oggetti e installazioni, esposti come cimeli storici, mostrano esperienze di vita quotidiana, comportamenti, abitudini, gesti e convinzioni che “nel lontano 2025” alimentavano la violenza maschile sulle donne.
Sono queste alcune delle diverse opere esposte al MUPA - Museo del Patriarcato, realizzato a Roma da ActionAid in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Un viaggio immersivo che ha proiettato i visitatori nel 2148, anno in cui - secondo l’ultimo Global Gender Gap Report - sarà finalmente raggiunta l’uguaglianza di genere.
Un futuro desiderabile
Il contesto è futuristico, la speranza è concreta. La necessità che lo scenario in mostra al MUPA si trasformi in realtà è invece sempre più urgente.
Tra le sale del Museo - nello spazio di AlbumArte - Centro di produzione artistica indipendente in Via Flaminia 122 - il pubblico è stato chiamato a interrogarsi su credenze, comportamenti e stereotipi alla base della disparità e violenza di genere, come se fossero parte di un mondo ormai “superato”, che non esiste più.
Attraverso l’esposizione di alcune delle più emblematiche “reliquie” datate idealmente 2025 e celebrate come reperti storici, il museo ha voluto invece sottolineare che il patriarcato non appartiene ancora al passato.
A confermarlo sono le cronache di tutti i giorni, e tra le altre, la ricerca “Perché non accada”, realizzata da ActionAid con l’Osservatorio di Pavia e 2B Research, che fotografa quanto stereotipi e disuguaglianze di genere restino profondamente radicati nella società italiana.
La ricerca
Un uomo su tre giustifica la violenza economica; uno su quattro quella verbale o psicologica e quasi due su dieci ritengono ammissibile anche la violenza fisica.
Dalla generazione dei Boomer, che tende a negare o minimizzare, agli uomini più giovani, che pur riconoscendola spesso la legittimano, emerge un filo culturale che unisce le generazioni.
Le disuguaglianze attraversano ogni ambito della vita quotidiana: il 74% delle donne si occupa ancora da sola dei lavori domestici; negli spazi pubblici e sui mezzi la percezione di insicurezza è diffusa – soprattutto tra le più giovani – e anche nel mondo della cultura e del digitale persistono stereotipi e sessismo.
Nel mondo vero, presente il patriarcato permea ancora spazio pubblico, domestico, lavorativo, sportivo, digitale e relazionale. La violenza maschile sulle donne è spesso percepita come innocua, ma al contrario costituisce la base della piramide della violenza.
Per questo, ActionAid chiede di investire nella prevenzione primaria su più dimensioni e rivolta a persone di tutte le età, un approccio ancora quasi inesistente in Italia, per contrastare efficacemente la violenza di genere. E con l’obiettivo di rendere la violenza maschile contro le donne un ricordo del passato, sul sito actionaid.it è possibile acquistare online il merchandising del MUPA: borse, sciarpe, poster e anche uno zerbino-simbolo con su scritto “Calpesta il patriarcato”, per sostenere i progetti di ActionAid dedicati ai diritti delle donne e alla prevenzione della violenza.
Le Opere
Il Mupa di ActionAid ha accolto un ampio pubblico nel Centro Storico di Roma nello spazio di AlbumArte - Centro di produzione artistica indipendente in Via Flaminia 122. Il reel di lancio del museo, realizzato in collaborazione con le creator Mammadimerda, ha totalizzato oltre 300 mila visualizzazioni e la serata di opening ha accolto centinaia di persone.
In solo cinque giorni di apertura, il MUPA ha registrato un afflusso di oltre mille persone di tutte le età: un turnover costante e una grande partecipazione a talk, laboratori e visite guidate che hanno coinvolto esperte con approccio intersezionale e i centri antiviolenza del territorio, registrando ovunque il tutto esaurito. Il MUPA ha suscitato inoltre un forte interesse mediatico nazionale e internazionale.
Tra le opere in mostra, GENDER PAY GAP REVEAL accende l’attenzione sul divario salariale di genere, esponendo su una bacheca delle buste paghe di colore diverso tra maschi e femmine per lo stesso lavoro.
Il TRITTICO: PUGNI SU ANTA, tre ante segnate da buchi causati da pugni, mostra i segni evidenti della violenza fisica.
Su ispirazione di Pistoletto, l’opera SPECCHIO DELLE MIE BRAME, uno specchio che riproduce una figura maschile in giacca e cravatta, a cui è possibile accostare diversi fumetti magnetici contenenti frasi stereotipate rivolte dagli uomini alle donne si da’ pubblicamente voce ai tanti possibili mansplaining.
MANEL riproduce visivamente un normale talk televisivo degli anni ‘20 del secondo millennio: “Quattro uomini dibattono in TV di diritto all’aborto e salute riproduttiva della donna. Senza donne.”
Il diorama HOMECOMING permette di provare l’esperienza ormai sconosciuta di utilizzare un mezzo pubblico, come un vagone della metro, e provare disagio e insicurezza a causa del contatto fisico non consensuale negli spazi pubblici.
Ultima tappa: OPERA SENZA NOME, un’installazione audiovisiva in una stanza buia e isolata da tende, dove i nomi delle donne vittime di femminicidio dal 2020 al 2025 vengono proiettati su una parete e letti ad alta voce da una voce femminile registrata. Un pannello interno alla sala mostra dati, fonti citate per descrivere la violenza in numeri. E lungo la strada che accoglie i visitatori al Museo anche l’opera PSSS, suoni di fischi, “psss, psss” e altri richiami tipici del catcalling, un fenomeno che segnava la quotidianità di molestie verbali subite dalle donne nel 2025.
Il programma
Un programma di talk, workshop, laboratori e performance dal vivo, in collaborazione con centri antiviolenza, reti e realtà femministe di tutta Italia, ha animato la settimana di apertura del MUPA.
Tra gli altri, Chiara Becchimanzi, Barbara Leda Kenny e Barbara Piccoli (InQuiete), Laura Tedesco (Amleta) e l’illustratrice Rita Petruccioli hanno animato il talk “Immaginare un altro mondo: la cultura come atto politico di trasformazione”. Il laboratorio “Per piacere. Uno shooting femminista” ha anticipato il talk “Corpi sotto controllo: potere, sguardi e libertà”, moderato da Eugenia Nicolosi con Lara Lago, Kaaj Shilya Tshikalandand e Federica Di Martino, fondatrice della community “IVG, ho abortito e sto benissimo”.
E ancora, il laboratorio “Ricamo erotico selvaggio” a cura di Goga Mason ha preceduto il talk “Abitare la città: sguardi e pratiche transfemministe” con Simona Ammerata (Lucha y Siesta), Azzurra Muzzonigro (Sex and the City), Sylvia De Fanti (Collettivo Angelo Mai) e la moderazione di Sara Giudice. A seguire il laboratorio “Spazio. Copi. Desideri” a cura di Lucha y Siesta.
Nella giornata clou del 25 novembre, il MUPA ha chiuso con la registrazione live e aperta al pubblico di un’edizione speciale del podcast Scanner, con Valerio Nicolosi, Giulia Paganelli, Simonetta Sciandivasci e Natascia Grbic, dedicata al racconto mediatico della violenza contro le donne. Nel pomeriggio, poi, si è tenuto il laboratorio “Il cerchio della narrazione” a cura di Federica Scrollini (BeFree), seguito dall’incontro “Normalizzare la violenza: media, cultura, responsabilità”, con Cecilia D'Elia, Giulia Blasi, Karen Ricci (Caraseimaschilista) e la moderazione di Natascia Grbic.
Promuovere l’uguaglianza di genere
Il MUPA ha permesso di sostenere i progetti di ActionAid. Visitando la sezione dedicata REGALI per un SOGNO si può contribuire alla campagna di raccolta pubblica di fondi “Sogni di Natale 2025”.
In cambio di una donazione si possono ricevere gli oggetti iconici del museo: shopper, poster, sciarpe e lo zerbino “Calpesta il patriarcato”, diventato rapidamente iconico.
Grande successo e tanti personaggi
Ad accompagnare l’apertura ufficiale del MUPA, il 20 novembre, è stata l’attrice Violante Placido, che ha dichiarato: “Il patriarcato ha tante sfaccettature, certo nel tempo alcuni aspetti sono stati superati ma non ancora del tutto, qualunque negazione della sua esistenza è frutto della paura di nuovi equilibri. La libertà della donna nella società al pari di un uomo fa sì che certi privilegi a cui l’uomo è abituato vengano meno, ma al tempo stesso si può costruire insieme un cammino più vero e sono certa anche più complice”.
L’apertura al pubblico è stata invece affidata a Sarah Malnerich e Francesca Fiore di Mammadimerda.
Tra i tanti personaggi pubblici che hanno visitato il MUPA, Chiara Becchimanzi, Rita Petruccioli e Barbara Chichiarelli. I content creator, Lara Lago, Kaaj Shilya Tshikalandand, Federica di Martino, Chiara Gallana, Giulia Paganelli, Karen Ricci. Dal mondo stampa, Annalisa Camilli, Eugenia Nicolosi, Sara Giudice, Valerio Nicolosi, Simonetta Sciandivasci, Natascia Grbic, Giulia Blasi.
E non è mancata una nutrita rappresentanza istituzionale, con la presenza della Senatrice Cecilia D’Elia, degli Onorevoli Laura Boldrini e Filippo Sensi, oltre a Daniela Ciccullo, Consigliera Pari Opportunità Comune di Roma, e Silvia Tommassetti, Presidente Commissione Pari Opportunità Municipio XII.
Molte anche le Associazioni presenti, tra cui InQuiete, Amleta, Lucha y Siesta, Sex and the City, Angelo Mai e Bee Free.
Foto di Stormi Studio
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