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Lifestyle

Il calcio femminile sta finalmente cambiando: ecco perché

Il calcio femminile sta finalmente cambiando: ecco perché

foto di Heineken GRAZIA.IT PER Heineken — 28 Luglio 2022
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Una nuova campagna contro la discriminazione di genere e le disparità è appena cominciata.

Se c’è una cosa su cui concordano calciatrici, opinionisti e tifosi in ogni parte del globo è il sessismo.

Per troppo tempo le donne hanno vissuto nell’ombra del calcio maschile con giocatrici che hanno dovuto combattere per essere prese seriamente in considerazione al pari dei loro colleghi uomini.

Per fortuna qualcosa sta cambiando e il mondo sta iniziando a notare delle performance entusiasmanti anche nel calcio femminile.

Il calcio femminile sta finalmente cambiando per il meglio: ecco perché

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Nei primi tre mesi del 2022 il Women’s Sport Trust ha rilevato che più di quindici milioni di persone hanno visto tre o più minuti di calcio femminile: un record rispetto alle stime passate.

Lo scorso maggio ai quarti di finale della Champions League allo stadio Camp Nou di Barcellona c’erano oltre novantamila spettatori, numeri che non hanno precedenti per partite di calcio femminile.

Attualmente si stanno svolgendo gli Europei di calcio, il cui match inaugurale ha registrato un’audience di oltre tre milioni di spettatori.

Ospitato in Gran Bretagna, il torneo sta effettivamente permettendo a più tifosi del solito di poter assistere alle partite.

Guardando a casa nostra, è stata la prima volta che la tv pubblica ha trasmesso questo tipo di partite: durante la sfida contro la Francia più di due milioni di persone hanno cambiato canale per sintonizzarsi su Rai1 e seguire le Azzurre.

Numeri importanti anche alla partita inaugurale tra Inghilterra e Austria, mai come in questa occasione: quasi 70mila tifosi erano all’Old Trafford (oltre 4 milioni hanno assistito da casa) a seguire le ragazze. 

E la finale? Non perdete tempo nel cercare un biglietto perché, indovinate un po’, è stato tutto sold out già poche ore dopo la messa in vendita.

Quindi si può dire che tutto questo sia il frutto di un cambiamento di mentalità? Certamente così sembra.

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Ma non è solo grazie a un pubblico sempre più consistente che segue il calcio femminile: merito va riconosciuto anche agli sponsor, come Heineken, che hanno spinto molto affinché questo avvenisse.

In questi anni la multinazionale della birra ha dedicato la sua piattaforma sul calcio all'eradicazione della discriminazione di genere, un'impresa non da poco considerando che due terzi delle donne nel calcio ne hanno fatto le spese.

Come parte della sua campagna di sponsorizzazione, il marchio ha reclutato personaggi del calibro dell'ex calciatrice e presentatrice televisiva britannica Alex Scott - che ha segnato il gol della vittoria per l'Arsenal nella UEFA Women's Cup 2007 - per sostenere la recente campagna "Cheers To All Fans".

"Quello che amo del calcio è che unisce le persone di ogni ceto sociale", ha detto la Scott, da poco nominata una delle principali pioniere del calcio femminile. "Ognuno ha il diritto di prendere parte allo sport che ama, che sia un tifoso o un giocatore".

Con il solo obiettivo di promuovere la parità nel calcio nelle varie competizioni UEFA maschili e femminili, Heineken ha anche lanciato l’iniziativa Fresher Football, per combattere false e imprecise statistiche su Internet che sono spesso all'origine dei pregiudizi.

Accanto a Scott, c'è un'altra leggenda del calcio che sa fin troppo bene quanto il sessismo sia stato pervasivo – e per molti versi lo sia ancora – nello sport.

Karen Carney, ex calciatrice professionista inglese e attualmente commentatrice per Sky Sports, è stata premiata due volte come Giovane dell'anno della PFA e ha rappresentato il suo paese in ben quattro Mondiali FIFA e quattro Campionati UEFA.

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Nessuno meglio di lei è in grado di comprendere le sfide che ancora oggi le donne devono affrontare nel calcio.

Perché, come racconta, il così tanto diffuso pregiudizio di genere nello sport l’ha toccata da vicino sin dagli esordi. Da subito, spiega, le veniva detto che "le ragazze non dovrebbero giocare a calcio".

Sono state le sue innegabili abilità a cambiare la percezione e a far parlare di lei. "Il primo giorno su un campo di calcio ricordo che fui scelta per ultima perché donna, ma il secondo per prima", spiega Carney.

Questa esperienza di vita è stata il motivo per cui Carney ha colto al volo l'opportunità di partecipare alla campagna "I AM THE 12th WOMAN" di Heineken.

Sovvertendo l'idea del 12° uomo – un termine usato nel calcio per riferirsi al pubblico di sostenitori – la campagna cerca di aumentare la consapevolezza sul pregiudizio inconscio (e purtroppo consapevole) che le donne devono ancora affrontare nel calcio.

E non riguarda solo le giocatrici: Heineken vuole assicurarsi che tutti i fan, indipendentemente dal genere, si sentano parte del collettivo.

Per Carney nel superare i pregiudizi, specialmente nei primi tre anni di lavoro nel settore media, il supporto dei suoi colleghi maschi è stato inestimabile.

Non sorprende, quindi, che due di loro siano presenti nella variegata formazione della 12th Woman talent line-up: Jermaine Jenas e Harry Redknapp.

Quindi cosa ci vuole per mettere da parte la questione di genere e celebrare il gioco per quello che è? Anche gli altri marchi devono impegnarsi di più nel porre fine al pregiudizio nel calcio una volta per tutte?

Per Carney la risposta è affermativa: "Questo vale non solo nel Regno Unito, ma in tutta Europa, in tutto il mondo", dice.

E a coloro che hanno subito pregiudizi di genere Carney rivolge un messaggio: “Non mollate. Heineken sta sfidando un modo di pensare e forse è quello che dobbiamo fare tutti noi ogni giorno per battere il pregiudizio”.

Per chi volesse mostrare il proprio sostegno, in concomitanza con gli Europei in corso, è possibile acquistare una delle 12 magliette da donna di Heineken.

Tutti i profitti saranno devoluti a Women in Football, una NFP che sostiene il gioco femminile.

Goditi Heineken® in modo responsabile.

© Riproduzione riservata

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