Emily Ratajkowski: Non avete visto ancora niente di me
Ha un corpo sexy e lo mostra con orgoglio. Ma è anche attrice, influencer, icona di bellezza, stilista e imprenditrice. Emily Ratajkowski racconta a Grazia la sua idea di potere femminile totale e quello che i suoi 18 milioni di follower
su Instagram devono ancora aspettarsi da lei.
Emily Ratajkowski è sexy. E questa non è certo una novità. Mentre aspetto d’incontrarla mi riprometto di scoprire, però, quello che fa di lei un personaggio dalla sensualità così sfaccettata e fuori dagli schemi, da colpire sempre nel segno e farle realizzare qualunque sua ambizione. Perché “Emrata”, questo è lo pseudonimo con cui la trovate su tutti i social, in pochi anni ha dimostrato di essere molte cose.
Nel 2013, per esempio, è stata la bellissima rivelazione in topless nel video musicale Blurred Lines accanto alle popstar Robin Thicke e Pharrell Williams. Una performance, questa, che l’ha lanciata, contribuendo a incoronarla oggi regina di Instagram con più di 18 milioni di seguaci, ipnotizzati dai suoi famosi “belfie”(gli scatti del lato B).
Ma Emily è anche diventata una top model e influencer contesa dagli stilisti e dalle copertine delle riviste patinate. Nonché un’attrice che, dopo aver fatto perdere la testa sullo schermo a Ben Affleck in L’amore bugiardo, ritorna nelle sale dal 22 agosto accanto alla bionda e ironica Amy Schumer nella commedia Come ti divento bella.
Niente male per una ragazza di 27 anni che ha raccontato: «Al mio primo servizio di moda ne avevo solo 14. La notte prima non avevo chiuso occhio, ero così agitata, mi sentivo sopraffatta dalla responsabilità e mi chiedevo: “Ce la farò?”». La risposta è sì. E ho l’impressione che siamo ancora all’inizio.
Ho appuntamento con lei all’Hotel Chateau Marmont di Los Angeles, in occasione del lancio della linea di prodotti per capelli Resistance Extentioniste di Kérastase, di cui Ratajkowski è diventata il volto perché rappresenta con il suo stile un’icona di bellezza completa e consapevole.
Quando mi raggiunge sorridente in terrazza, le prime cose che noto sono proprio la lunga massa di capelli neri, il trucco intenso e sensuale e il completo maschile, volutamente ampio, e l’anello di diamanti, regalo di fidanzamento dell’attore Sebastian Bear-McClard, che ha sposato in febbraio.
Lei è cresciuta in un ambiente creativo: ha studiato belle arti, suo padre è un pittore astratto, sua madre una scrittrice. Quanto ha influito sul suo stile e nelle sue scelte professionali?
«Molto. Mi piace tutto quello che riguarda il mondo della fotografia e dell’immagine, proprio perché sono sempre stata attratta dall’arte. Era l’unica cosa che conoscevo fin da bambina. Inoltre, ho cominciato a recitare intorno ai 6 anni e ho sempre sentito un legame con il teatro e con tutto ciò che rappresentano i riflettori e un palcoscenico. Insomma, ho capito subito che mi piaceva esibirmi e mettermi in mostra».
Infatti è diventata molto influente sui social. Sente la responsabilità di essere un punto di riferimento per i suoi follower?
«Proprio l’altro giorno parlavo di questo con la rapper Cardi B. ed eravamo d’accordo su un punto: nel momento in cui cominciamo a dare troppa importanza ai social è come se ci nascondessimo in una realtà falsata e rischiamo di perdere noi stesse e quello che ci rende speciali. Certo, sono consapevole dell’impatto che hanno i miei post e che le persone mi apprezzano anche e soprattutto per quello che vedono nei mei profili. Ma io non sono solo quell’immagine».
Che cosa intende? Su Instagram la vediamo giocare col suo corpo, dimostrando una sicurezza che molte donne le invidiano.
«Quello che voglio dire è che ci sono giorni in cui sono stanca e non mi sento assolutamente bella o attraente: quelli sono i momenti che non condivido. Credo sia importante che passi il messaggio che la mia vita reale non è sui social. Nella quotidianità, come ogni donna, non devo costantemente preoccuparmi di che cosa indossare o di truccarmi prima di uscire. Su Instagram lo faccio perché lì sono un personaggio, ma ho molto chiari i confini di questo gioco».
Quindi c’è una doppia Emily?
«No, voglio solo dire che se condividi qualcosa, di qualsiasi tipo, crei reazioni nelle persone che si basano esclusivamente sul loro modo di vedere e, su quello, tu non hai controllo. Io spero che i miei contenuti, i miei pensieri, vengano percepiti nella maniera più onesta possibile. So che questo non accade sempre e mi fa paura, perché le interpretazioni distorte ti trasformano nella persona che non sei».
Lei ha iniziato giovanissima. Se potesse tornare indietro, sceglierebbe un debutto così precoce?
«In effetti ero veramente piccola, ma fortunatamente ho continuato a frequentare la scuola pubblica qui in California e ho vissuto un’infanzia relativamente normale. Non avendo, però, nessun familiare o appoggio nel modo dello spettacolo, iniziare così presto è stato decisivo per la mia carriera».
Lei è molto ammirata dalle giovanissime. Chi era il suo modello durante gli anni dell’adolescenza?
«L’attrice Kate Winslet. Poi durante gli anni del liceo, ho cominciato ad ascoltare assiduamente la cantante Patty Smith, perché era affascinante, anarchica e anticonformista».
Anche lei ha vissuto la fase anarchica?
«Certo e forse credo di non esserne mai uscita. Sto ancora cercando di capire tante cose e sto sperimentando diversi ruoli e contesti per trovare quello a me più congeniale».
Che significato ha, in questo senso, la sua collaborazione con Kérastase?
«Mi fido dei loro prodotti e questo è essenziale perché, mi creda, desidero lavorare con marchi che apprezzo davvero. Sono una persona molto creativa, ma anche precisa e coerente, non riesco a fingere. Quando mi hanno chiesto di prestare il volto alla campagna, per me è stato naturale accettare perché già utilizzavo le loro linee e ne ero soddisfatta».
Modella, attrice e influencer. C’è un nuovo ambito con il quale sente di volersi confrontare?
«Per quanto ami la moda, la carriera da modella in effetti non mi basta. Mi piace recitare, anche se è un lavoro duro, ma mi interessa anche mettermi ulteriormente alla prova come designer e imprenditrice. Ho già una mia linea di costumi ed ho altri progetti in cantiere».
Che rapporto ha con Hollywood e che cosa pensa delle azioni intraprese ultimamente dalle donne per far sentire la propria voce in un contesto ancora così maschilista?
«Credo che i movimenti antimolestie #MeToo e #TimesUp siano fondamentali. Penso spesso alle donne che mi hanno preceduta all’interno dell’industria cinematografica e che sono state costrette a restare in silenzio per anni. Non c’era giustizia per le azioni orribili, estremamente offensive, intimidatorie di cui sono state vittime e questo mi rattrista molto, oltre che suscitarmi un senso di rabbia e ribellione. Ma soprattutto non dobbiamo pensare che una volta scoperchiato questo vaso di Pandora, sia tutto risolto».
In che senso?
«Questo è solo l’inizio della rivoluzione, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Ai vertici dello show business hollywoodiano il potere è ancora nelle mani di uomini, e per di più quasi tutti bianchi».
Nella sua carriera, si è mai sentita penalizzata perché donna?
«Sì, e credo che tutte noi in generale siamo sottovalutate. Ne ho parlato di recente con alcuni amici e con mio marito. Lui lavora nel cinema da quando era adolescente e mi racconta, per esempio, che in passato non veniva mai preso sul serio, era considerato solo un ragazzino. Ecco, alle giovanissime attrici succede la stessa cosa, ma moltiplicata per cento. Non veniamo prese sul serio da piccole e, quando cresciamo, abbiamo sempre qualcosa da dimostrare a qualcuno, anche solo per avere la considerazione che ci meritiamo. E Hollywood non è certo un luogo facile in questo senso».
Se dovesse immaginarsi in un ambiente diverso, dove vorrebbe vivere?
«Sono nata a Londra, mio padre è di origini polacche e irlandesi e ho vissuto a lungo in Europa e a New York. Ma Los Angeles con tutte le sue contraddizioni mi piace. In fondo sono una tosta ragazza della California ed è qui che mi sento davvero a casa».
Foto di apertura Getty Images - Intervista di Federica Volpe
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