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Moda

La stampa Vichy: cinque curiosità

La stampa Vichy: cinque curiosità

foto di Gioia Corazza Gioia Corazza — 28 Maggio 2014

Fotogallery La stampa Vichy: cinque curiosità

  • 01 carven dereklam 01 carven dereklam Allure romantica in passerella da Carven
  • 02 house of holland 02 house of holland Gioco ottico del patchwork firmato House of Holland
  • 03 jjslee 03 jjslee Contemporaneità e colore da Jackie Js Lee
  • 04 moschino 04 moschino Binomio cromatico b/n di Moschino Cheap&Chic
  • 05 oscar de la renta 05 oscar de la renta Versione iper-chic di Oscar Della Renta
  • 06 stella jean 06 stella jean Visione ossimorica delle stampe firmate Stella Jean
/ 6 Tutte le foto
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Cinque curiosità sulla stampa a quadretti

Utilizzato, inizialmente, per rendere esteticamente piacevoli gli ambienti domestici, attraversa il tempo indosso a corpi patinati e si conquista un posto speciale nell’immaginario collettivo, come stampa tipica dello stile provenzale. Naïf, minimale, rococò, sono solo alcune delle caratteristiche riconosciute al modulo a quadretti che ha segnato la storia della moda. Infatti, come avete letto nell’articolo di Diana Marian Murek, questa stampa, pur rimanendo intrisa di nostalgia, svela la sua duttilità grazie alle preziose mani dei couturier.

Ecco 5 curiosità:

ORIGINI

Le origini della stampa Vichy sono variegate. Infatti, sono molti i paesi che ne sostengono la paternità, poiché, in qualche modo, ritengono che questa stampa sia legata alla loro storia e alla loro cultura tessile. Originariamente erano due fibre di colore diverso, poi iniziarono a comparire con il motivo a quadri, la cui combinazione di colori fu per molti anni il blu e il bianco. Nel 1600, la regina Elisabetta I permise all’East India Company il monopolio sul commercio tra l’Inghilterra e l’Estremo Oriente e nella metà del XVIII secolo l’Inghilterra iniziò a produrre questo tessuto bicolore in cotone semplice. Di lì a poco divenne molto popolare in tutta l’Europa, tanto che in Francia entrò nel mercato del prêt-à-porter sotto il nome di “Vichy”, con riferimento alla zona francese di produzione. Essendo particolarmente accessibile, soprattutto per il basso prezzo di vendita, fu usato prima per gli spazi domestici, in seguito per le caffetterie bistrot che avevano un menù rustico, di cibi fatti in casa pensati per i passanti urbani di Parigi e altre grandi città. Nel tempo, questo modulo geometrico su tessuto, si espanse a macchia d’olio in molte nazioni, tra cui gli Stati Uniti, che ne fecero un vero e proprio business producendo il proprio cotone, rendendolo di uso popolare nell’abbigliamento di uomini, donne, bambini. Nel XX secolo entrò a far parte del linguaggio vestimentario delle adolescenti come uniforme scolastica e, grazie alla tenuta del tessuto, ai colori brillanti e alla leggerezza, fu utilizzato anche in estate. L’ingresso di questa stampa a quadretti nell’interior design, rese le abitazioni confortevoli, eleganti, e le stanze utilitaristiche, come la cucina, furono rivalutate sotto l’aspetto estetico.

TERMINOLOGIA

Oltre a essere chiamato stampa Vichy, questo modulo optical è detto anche gingham. Deriva dalla parola genggag, che, nella lingua Malay parlata in Malesia e in Indonesia, dove alcuni ritengono che abbia avuto origine, significa “a strisce” ed è stata adottata poi dagli olandesi. Il gingham venne usato per le uniformi scolastiche di tutto il mondo: dall’Australia, al Sud Africa, alla Francia, agli Stati Uniti. In India si chiama gamucha ed è un tovagliolo a quadretti, utilizzato per asciugare il corpo, anche se il suo aspetto varia da regione a regione. In Cambogia il panno con questa stampa è chiamato krama, viene utilizzato nel decorativo e nel pratico. I francesi lo chiamano Vichy, perché sostengono che le sue origini siano nella regione Vichy.

ANATOMIA

La texture Vichy è stampata, o tinta, su un tessuto, in armatura a lino o a saia, che si ottiene dal cotone Zephir, e originariamente è bicolore. Il modulo a quadretti può essere sia in file orizzontali e colonne verticali, sia in diagonale. La stampa Vichy si trova anche sul retro del tessuto, non esiste un dritto e un rovescio, perché le fibre sono colorate prima dell’intreccio.

STAR A QUADRETTI

Negli anni Trenta e Quaranta l’austerità, dovuta alla depressione economica come conseguenza della guerra, incoraggiava a uno stile di abbigliamento sempre più semplice. In quel periodo la costumista Adrian fece indossare un abito elegante con stampa Vichy a Katharine Hepburn per il film “The Philadelphia Story” e da lì la tendenza continuò per tutto il 1940, tanto che anche Judy Garland nei panni di Dorothy Gale in “Il mago di Oz” indossò l’iconico abito a quadretti blu. La nostalgia di cui era impregnata simbolicamente la stampa Vichy, rendeva ogni abito a quadretti uno strumento visivo efficace per trasmettere giovinezza e familiarità. A confermarlo fu il musical “Oklahoma!” del 1943, il primo musical americano le cui parole, la musica e i costumi, evocavano il sentimento di nostalgia in stile country. L’ispirazione degli anni Cinquanta arrivava dal rockabilly in America, con la sua fusione tra blues, R&B, bluegrass country, che diede man forte a questa stampa, poiché l’abbigliamento dei rockabillies rifletteva lo stile musicale: Levi’s 501 (o 505), camicie a quadretti, broche creeper ai piedi. In Europa, nel 1959, una bellissima Brigitte Bardot sposava Jacques Charrier a Parigi, vestita da un abito rosa e bianco a quadretti del couturier Jacques Estérel. L’evento mediatico fu talmente di rilievo, che rese celebre la trama francese. Da quel momento il celeberrimo modello bianco-rosa e quello bianco-azzurro, sfoggiato sempre dalla Bardot in una foto davanti allo specchio con gonna a ruota a quadretti bianco-azzurro, entrò a tutti gli effetti nella Hall of Fame della moda. Negli anni Sessanta la stampa dominava le scene dello stile grazie al look dandy dei Mod nel Regno Unito e Fred Perry costruì il proprio lessico stilistico sul modulo geometrico, diventando così un vero trend. Sean Connery nel 1963 indossava una camicia a quadretti blu e bianchi con il costume da bagno, nel film di James Bond, mentre in “Thunderball” (1965) la stampa era nei toni del rosa e bianco.

OPTICAL VICHY IN PASSERELLA

Dagli anni Ottanta in poi, il Vichy si ripresenta sui corsetti di Christian Lacroix, nel look collegiale di Paul Smith, negli stivali da pirata di Vivienne Westwood, nel retrò del binomio cromatico b/n di Moschino Cheap&Chic, nell’attitude infantile di Blugirl; più tardi nelle borse di Dolce&Gabbana e nel F/W 2013 -2014 di Prada. La versatilità di questa stampa permette agli stilisti di realizzare numerose varianti, sia per i colori sia per le dimensioni del modulo quadrettato, e le passerelle di questa stagione ne sono l’esempio. Dall’allure romantica in cui è immerso il quadretto azzurro e bianco di Carven, al gioco ottico del patchwork firmato House of Holland, all’attitude ora minimale ora retrò dei quadretti alla Derek Lam, al Vichy Moschino intriso di tenera nostalgia, ai quadretti big size inseriti nella visione ossimorica delle stampe firmate Stella Jean, sino alla versione iper-chic di Oscar Della Renta.

© Riproduzione riservata

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