«Per molte donne la borsa è come un ufficio lontano dalla scrivania, una toletta portatile, uno spogliatoio, un contenitore per pranzo, una biblioteca, un carrello della spesa, una borsa da viaggio o un amalgama di tutto questo». Così scriveva nel 1987 Carrie Donovan - compianta firma dell’editoria di moda statunitense - in una delle sue argutissime fashion pages per il New York Times, cogliendo in pieno il valore di quello che nel corso degli anni - o per meglio dire, dei secoli - è diventato l’accessorio per eccellenza. Non è un caso che si tratti di uno degli oggetti più desiderati e più amati (insieme alle scarpe).
Da Freud in poi, in tanti si sono interrogati sull’argomento borse. Karen Pine ad esempio, autrice del volume “Mind What You Wear: The Psychology Of Fashion”, vede nella borsa un mezzo per mascherare le proprie fragilità interiori; altri sono concordi nel considerarla uno strumento di autoaffermazione; l’esperta di linguaggio del corpo Kathlyn Hendricks ha persino dedicato un libro al modo in cui le donne la indossano.
Ad ogni modo tutti, esperti e non, convengono nel ritenere la borsa elemento rivelatore della personalità del suo legittimo proprietario.
Una borsa grande, ad esempio, potrebbe celare un’indole da viaggiatrice o l’essere previdenti e pronti a tutto. Una minuscola microbag, invece, testimonia un approccio minimalista o denota semplicemente un po’ di timidezza, d’altro canto un accessorio di piccole dimensioni attira meno sguardi. Le borse a tracolla poi sono l’evidente espressione di uno spiccato senso pratico.
Al di là dei risvolti psicologici, è innegabile che le borse rappresentino una vera e propria addiction. C’è chi non riesce a resistere al richiamo delle ultimissime it bag di stagione, chi preferisce “investire” sugli evergreen, chi va a caccia di chicche d’antan e pezzi vintage super griffati.
Qualunque siano le vostre preferenze, ci sono quattro modelli davvero iconici e imprescindibili che tutte dovremmo avere nell’armadio. Ecco quali.
La mini bag
Non tutti sanno che il culto della “borsetta da donna” ebbe inizio diversi secoli fa - più precisamente intorno al Quattrocento - con l’elemosiniere, ossia un piccolo e appariscente portamonete pensato per ostentare la propria generosità. Questa sorta di mini bag già all’epoca era sinonimo di classe - a differenza delle grandi borse, portate dai contadini e quindi riconducibili a lavori di fatica - anche se i primi veri esemplari di borsetta faranno la loro comparsa solo più avanti, verso la fine del Settecento con la caduta della crinolina e l’avvento dello stile impero.
Risalgono a questo periodo le prime “reticole”, piccoli sacchetti in maglia da tenere appesi al braccio con un cordoncino. Da questo momento in poi mini, micro e nano bag diventeranno prerogativa del guardaroba femminile sotto forma di trousse e minaudiere da sera, piccole borse scultura e modelli in pelle dalle dimensioni lillipuziane.
(Nella foto: Mini bag Coccinelle. Linea Fauve, Collezione AI 2020)
La borsa a tracolla
«Ero stanca di dover portare la mia borsa in mano quindi ho aggiunto sottili cinturini, cosicché possa essere usata come una borsa a tracolla». Così Coco Chanel nel febbraio del 1955 presentò alla stampa la sua invenzione: la mitica 2.55. Pioniera di una nuova gestualità libera e decisamente moderna, Mademoiselle Coco ha così rivoluzionato per sempre la moda, “liberando” finalmente le mani delle donne.
Se la leggendaria borsa matelassé continua a essere un modello iconico e ambitissimo a qualsiasi latitudine, sono diverse le shoulder bag che hanno visto la luce e che si sono fatte apprezzare nel corso del tempo, come la camera bag - ispirata alle custodie per le macchine fotografiche - o i modelli a mezzaluna dal gusto bohémien.
(Nella foto: Tracolla Coccinelle. Linea Beat, Collezione AI 2020)
Il secchiello
Se la nascita della borsa a tracolla si deve al genio di Chanel, la genesi di quella a secchiello è indissolubilmente legata al nome di un’altra celebre maison: Louis Vuitton. Pensata e prodotta nel 1932 da Gaston-Louis Vuitton, figlio del fondatore dell’azienda produttrice di bauli, fu “escogitata” per rispondere alla singolare richiesta di un produttore di Champagne, alla ricerca di una soluzione per trasportare in modo pratico e sicuro qualcuna delle sue bottiglie. Fu così che nacque la sac Noé: una borsa polivalente con chiusura a laccio in grado di contenere cinque bottiglie di bollicine, quattro in piedi e una capovolta.
Prodotta inizialmente in pelle e poi dal 1959 nell’iconica tela monogram, divenne la borsa d’elezione delle parigine, che rimasero letteralmente stregate dalla sua forma versatile e dalla robustezza. A distanza di oltre mezzo secolo questo modello resta ancora un cult assoluto, sia nella sua versione originaria, che nelle numerose e bellissime reinterpretazioni e rivisitazioni ad opera dei marchi più disparati.
(Nella foto: Secchiello Coccinelle. Linea Jude, Pre-collezione PE 2021)
La round bag
Se è vero che «i cambiamenti sociali sono sempre annunciati da una trasformazione radicale degli oggetti», come sostiene la giornalista e bag expert Anna Johnson, la round bag - anche detta circle bag - ne rappresenta un esempio eclatante. Questo modello - uno dei più amati e desiderati - nasce infatti a metà degli anni ‘40 in concomitanza al diffondersi del design industriale e di nuovi materiali che «vengono incontro alle visioni degli stilisti».
I primi esemplari si devono alla creatività di Wilardy; i suoi scrigni in Lucite (materiale simile alla plastica, lucido e resistente) dalle forme geometriche e dal costo spropositato divennero in breve tempo popolarissimi tra le starlette e le signore bene dell’epoca. In seguito le forme circolari non hanno mancato di ispirare designer e brand, che ne hanno proposto svariate versioni, dai modelli in tessuto stampato a quelli super glam in pelle effetto croc.
(Nella foto: Round bag Coccinelle. Linea Jules, Collezione AI 2020)
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