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Grazia

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Blush storia 2014

Blush storia 2014 — Foto

  • COVER story blush
  • C’ERA UNA VOLTA: nell’Antico Egitto, il blush veniva utilizzato sia da uomini sia da donne, che lo applicavano anche sulle labbra, come un rossetto. Il suo scopo era quello di proteggere dal sole, dalla sabbia, e dalle malattie di occhi e pelle (Aigner)
  • Diversi componenti erano utilizzati anche nell’Antica Grecia: gelsi schiacciati, succo di barbabietole rosse e fragole (Aigner)
  • Nell’Inghilterra vittoriana il blush subì un arresto, poiché colorare il viso era considerato sinonimo di bassa moralità. Gli storici raccontano di donne che usavano pizzicarsi le guance e mordersi le labbra, per farle apparire più rosse (Alexander Mcqueen)
  • EPOCA CHE VAI, BLUSH CHE TROVI: ogni periodo storico ha contribuito all’evoluzione di quello che era il fard, e che oggi è più comunemente conosciuto come blush (Alexander McQueen)
  • Anni 20: applicato su un viso con carnagione pallida e opaca, il blush era consentito solo in due colorazioni: rosa e lampone. Già in quel periodo si trovava in polvere, liquido e in crema (Angelo Marani)
  • Anni 30 : l’attenzione si spostò sulla palette colori, che divenne più vivace ma sempre nei toni del rosa e del fucsia (Angelo Marani)
  • Anni 40: un interessante rito coinvolgeva le donne dell’epoca: macerare i petali di rosa nell’alcool, per poi applicare sulle gote il liquido rosso (Betsey Johnson)
  • Anni 50 : l’innovazione arrivò in termini di applicazione del belletto, perché le donne cominciarono a usare dei veri e propri pennelli oltre al classico piumino (Betsey Johnson)
  • Anni 60 : i colori si intensificarono verso i toni del marrone e il blush divenne sempre più simile al bronzer (Desigual)
  • Anni 70: il blush diventò sempre più scuro e si trasformò in bronzer (Desigual)
  • Anni 80: era applicato con il pennello specifico per le guance anche sulla palpebra superiore per dare colore (Givenchy)
  • FARD O BLUSH? Il prodotto di bellezza che serve a delineare gli zigomi e a dare colore al viso fu definito inizialmente come fard, poi rouge, infine blush (Givenchy)
  • Fard, dal francese, significa tenero, blush, dall’inglese ‘to blush’, significa arrossire, mentre rouge, di connotazione romantica, è utilizzato in letteratura francese (Hérmes)
  • UNO, DUE, TRE, BLUSH!: il blush nel tempo ha acquisito nuove identità, grazie alla specificità data dalla palette colori e dalle diverse formulazioni, pensate per ogni tipo di carnagione (Hérmes)
  • Cremoso è ideale per pelli secche e normali, sconsigliato per chi ha pelle mista o grassa
  • In polvere è il più utilizzato perché meno visibile e più pratico, si stende con un pennellino che può essere angolare o grande a ventaglio, in base all’effetto desiderato (Jeremy Scott)
  • Liquido è proposto solitamente in confezioni di vetro, come accade per la tinta per guance. Disponibile in diversi colori, il più comune è sui toni del rosso/fucsia (Manish Arora)
  • Il blush può essere opaco, per valorizzare la carnagione e per illuminare guance paffute: attenzione all’applicazione perché non è omogeneo (Manish Arora)
  • Compatto è il blush per definizione, da tenere in borsa con pennello e specchietto, per avere un’allure radiosa (Michael Kors)
  • ARROSSIRE IN PASSERELLA: il make-up leggero non è più prerogativa della stagione estiva, quando, per ovviare alle temperature in aumento, si predilige l’effetto naturale (Sibling)
  • Scolpire i lineamenti, ritoccare il colorito delle gote, armonizzare il tutto con un rossetto, sono le tre fasi del make-up perfetto anche per l’Autunno/Inverno (Viviene Westwood)
  • Da sempre sinonimo di buona salute, l’effetto bonne mine dato dal blush oggi è più che mai associato a sentimenti romantici e all’idea di giovinezza eterna (Yohji Yamamoto)
  • Dalla sfilata di Yohji Yamamoto A/I 2014-15
Grazia
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